C’è un fantasma che s’aggira oggi per l’Italia, anzi per l’Europa, ed è la domanda su chi o cosa sia Matteo Renzi. Cattolico popolare, socialdemocrat
C’è un fantasma che s’aggira oggi per l’Italia, anzi per l’Europa, ed è la domanda su chi o cosa sia Matteo Renzi.
Cattolico popolare, socialdemocratico, comunista, liberal?
Domanda oziosa solo per chi non si rende conto che, senza una cultura politica degna di questo nome, nessun governo va da nessuna parte.
Un articolo di Carlo Pelanda, comparso qualche giorno fa su La Voce, aiuta a far chiarezza sulla questione.
Pelanda infatti, affrontando il problema dal punto di vista che gli compete, quello economico, dopo aver notato che il movimentismo di Renzi poco o nulla inciderà sull’effettiva soluzione della crisi, imputa la cosa al taglio sostanzialmente socialdemocratico del ministro Padoan, cioè del governo, cioè di Matteo Renzi.
Questo governo infatti, secondo Pelanda, “…non punta a ridurre le tasse, ma a tagliarle dove hanno un effetto depressivo, alzandole dove questo è minore. Il ministro Padoan è uno specialista di questa tecnica che deriva dal riformismo socialdemocratico, ideologia che peraltro ispira il governo Renzi, il cui obiettivo è trovare la compatibilità tra Stato delle tutele a fiscalità crescente e un mercato vitale.”
Come dire insomma che la cosiddetta “annuncite” di Renzi altro non è se non fumo negli occhi, buona per nascondere un’impostazione minimalista che, stentando ad aggredire la crisi, rischia tuttavia l’irrilevanza.
Essendo tali e tante le dimensioni di “questa” crisi che difficilmente la si risolverà coi pannicelli caldi della rottamazione simbolica.
Ovvero con un giovanilismo del premier (femminista in quanto Boschivo) che per ora può sì vantarsi (e non è poco) d’aver fatto fuori ex comunisti e cigiellini, ma può bastare?
A parte un dubbio sintetizzabile così: ma, secondo voi, Renzi lo sa oppure no di essere socialdemocratico?
Qualcosa di simile, almeno per quanto riguarda la grancassa mediatica con niente dentro, avviene pure a Rimini, dove il podestà Gnassi invade occhi e menti dei suoi sudditi con panem et circenses a profusione.
Cioè con una tale raffica di eventi (buon ultimo il riuscitissimo Centro Divino) da far invidia all’annuncite renziana, all’insegna di ciò che altrove ho già definito come “aggiuntivite”.
Intesa come una serie di azioni di governo (pagate coi soldi di noi contribuenti, of course) che si aggiungono all’esistente senza scalfire d’un’unghia il regime.
Cioè la pesantissima situazione debitoria d’un comune imprenditore fallito, che tra Fiera e Palas, ricostruzione del Galli com’era dov’era, pateracchio finanziario e gestionale d’un Trc pietra tombale delle finanze locali, appiccicaticcio d’una riqualificazione di Piazza Malatesta da Disneyland de noantri e (dulcis in fundo) la chiusura del Fellini, ci condurrà al disastro.
Cioè a un default i cui costi (stratosferici) saranno pagati col saccheggio delle tasche di noi cittadini.
Cosa di cui oggi nessuno sembra rendersi conto, ubriacati come siamo da Notti Rosa, Molo Street Parade, Centri Divini eccetera.
Ma quando andremo a sbattere contro l’iceberg della realtà contabile, come già successo qualche giorno fa al comune di Viareggio, quando la chiusura dell’aeroporto farà esplodere la crisi, chi ci salverà?
Il dirigismo da Art Director di Stato del sindaco Gnassi?
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