Farmacisti riminesi: “Lotta arrembante contro la distribuzione diretta da parte dell’Ausl”

Farmacisti riminesi: “Lotta arrembante contro la distribuzione diretta da parte dell’Ausl”

Federfarma contro Regione e Azienda Sanitaria di Rimini: attesa una importante sentenza del TAR.

Il dottor Deluigi, vicepresidente di Federfarma, rappresenta lo stato di salute della categoria in provincia: “Ci è stato tolto un terzo del fatturato”. E annuncia una sensibilizzazione dei sindaci, da Rimini a Forlì, e un incontro coi Prefetti.

Se, fra il 2015 e il 2016, la spesa farmaceutica a Rimini ha avuto una flessione più contenuta rispetto a Ravenna, Forlì e Cesena, ciò non significa che le imprese non soffrano, soprattutto a causa delle politiche di distribuzione diretta dell’AUSL. Lo spiega il dottor Roberto Deluigi (nella foto), vicepresidente provinciale di Federfarma, l’associazione di categoria dei titolari di farmacie.
In un recente articolo Riminiduepuntozero ha documentato, sulla base dei dati regionali ufficiali, che la spesa pubblica farmaceutica è crollata di circa il 7% a Cesena, sia per numero di ricette che per valore, a Forlì e Ravenna fra il 3 e il 6%, mentre a Rimini le ricette sono diminuite “solo” dell’1,5%.
“La maggior tenuta di Rimini rispetto alle altre province romagnole – dice Deluigi – è relativa solo alla spesa convenzionata, cioè i farmaci rimborsati dallo Stato. In realtà Rimini aveva subìto un calo più forte delle altre province negli anni precedenti al 2015, poi c’è stato un riequilibrio”.

Motivo?
“Lo si deve anche alla nostra azione sindacale, come Federfarma Rimini. A partire dal 2009, abbiamo avuto un calo del 4-5% ogni anno, a causa della politica aggressiva dell’AUSL, in particolar modo a Rimini e provincia, di distribuzione diretta dei farmaci negli ospedali. L’allora direttore generale dell’azienda sanitaria pubblica dottor Tonini spinse molto in questa direzione, facendosi forte dell’autonomia garantita dalla Regione ai direttori generali. Noi facemmo un’azione sindacale a favore di un riequilibrio: pur rispettando l’autonomia, in Regione deve esserci una certa omogeneità fra una zona e l’altra. Le nostre proteste sono valse a qualcosa, ecco perché nei dati da voi pubblicati si vede questa tenuta di Rimini rispetto alle altre province. Ma la nostra lotta non è finita, anzi vogliamo riprenderla in modo ancor più arrembante”.

Qual è la situazione oggi, con una sola AUSL di Area Vasta Romagna?
“Oggi c’è un direttore generale unico per la Romagna, lo stesso dottor Tonini, ma nonostante siano passati gli anni, subiamo ancora delle politiche differenziate. La distribuzione diretta a Rimini è ancora alta, a Forlì e Cesena si sta avvicinando ai nostri livelli, mentre a Ravenna no, grazie ad una resistenza più forte, dal punto di vista del peso politico. A Ravenna si è riusciti a limitare i danni perché, oltre alla nostra categoria, fanno pressione in tal senso anche i medici di base e l’azienda delle farmacie comunali che gestisce un suo magazzino. Ma per noi riminesi è sempre un’ingiustizia. Contro queste disparità continueremo a lottare ancora più duramente”.

Che cosa avete in programma?
“Anzitutto una sensibilizzazione dei sindaci, da Rimini a Forlì, inoltre un incontro coi Prefetti perché il diritto alla salute va garantito a tutti in egual misura. Attendiamo inoltre fra qualche mese una sentenza del TAR: ci auguriamo che vengano affermati i princìpi che ci stanno a cuore”.

In sintesi, a parere di Federfarma l’investimento in una farmacia in provincia di Rimini non è così allettante come potrebbe sembrare?
“Sì. Lo dimostra un fatto oggettivo: dato che un decreto del governo Monti ha stabilito il quoziente di una farmacia ogni 3.300 abitanti, anziché una ogni 4mila, in provincia si era aperta la possibilità di aprire 18 nuove farmacie. Eppure 9 di queste non sono state ancora assegnate, evidentemente perché l’investimento in una farmacia non è più appetibile come in passato. Molte farmacie, soprattutto nelle aree più periferiche e rurali, soffrono problemi di solvibilità, negli ultimi tre anni abbiamo avuto qualche caso di default”.

Colpa della distribuzione diretta?
“Sicuramente. Per la sopravvivenza delle farmacie è ancora fondamentale il sistema convenzionato, visto che ciò che non è convenzionato oggi si trova anche fuori dalle farmacie. Sono subentrati anche altri fattori, come l’introduzione di molti farmaci generici, ma questo non lo reputiamo negativo. Il calo è stato notevolissimo, ci è stato tolto circa il 30% dei farmaci, a valore si arriva anche al 35%. Nonostante questo quadro, le farmacie sono un servizio pubblico e devono continuare a garantire tutte le prestazioni, i servizi convenzionati, i turni notturni e festivi, tutte le medicine fornite entro poche ore, e tanto altro. Le farmacie delle zone rurali, periferiche o medio-piccole fanno veramente fatica. La situazione che si è venuta a creare ha comportato una riduzione delle assunzioni e la disoccupazione dei neolaureati”.

La sanità pubblica punta sulla distribuzione diretta per generare risparmi di spesa: è così?
“Gli effettivi risparmi derivanti dalla distribuzione diretta non sono così significativi. Il diverso tipo di organizzazione, ad esempio, fa sì che molti farmaci scadano, come dimostrano tanti scatoloni buttati via… A controprova di quello che sosteniamo, ci sono i dati significativi delle differenze nelle varie zone dell’Emilia-Romagna”.

Si spieghi con un esempio.
“Ad esempio a Imola non c’è la distribuzione diretta, e nonostante questo la spesa convenzionata, la spesa farmaceutica pro-capite è uguale se non minore che a Rimini”.

Il dottor Deluigi ha dichiarato di attendere dal TAR una sentenza per i prossimi mesi. Federfarma Rimini insieme a 68 farmacie della provincia ha fatto ricorso al TAR di Bologna, contro la Regione e l’AUSL di Rimini, dopo che il Tribunale di Rimini aveva demandato la causa appunto alla giustizia amministrativa. I farmacisti contestano alla sanità pubblica di non avere rispettato, dal 2009 in poi, l’accordo regionale che fissava il limite di 557.215 pezzi ceduti ogni anno in distribuzione diretta “extra Pht”. Un’altra contestazione è sulla riscossione del ticket e delle quote a carico del cittadino per i farmaci distribuiti in modo diretto dall’AUSL di Rimini.
Il collegio giudicante ha stabilito un “secondo round” del processo, pur riconoscendo a Federfarma che «nella vigenza di un accordo, le parti restano vincolate al contenuto dell’accordo stesso e dall’accordo sorgono per i privati le situazioni favorevoli da questo previste e disciplinate».
Per decidere nel merito, il TAR ha chiesto ai farmacisti chiarimenti sulle Eparine a basso costo (l’AUSL contro-accusa i privati di non erogare questi farmaci nella “distribuzione per conto”). Ed ha richiesto all’AUSL di fornire i dati del numero di pezzi ceduti oltre il limite negli anni 2009-2013; ha chiesto inoltre chiarimenti sulle “prenotazioni automatiche” di ritiro dei farmaci in distribuzione diretta nei cicli terapeutici successivi al primo; infine, “documentati chiarimenti sulla mancata riscossione del ticket e delle quote a carico del cittadino per i farmaci distribuiti in modo diretto”.

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