Finalmente i sindaci chiedono il “ritorno alla normalità”

Finalmente i sindaci chiedono il “ritorno alla normalità”

"C’è una differenza, e non è sottile, tra giusta preoccupazione e allarmismo". Prove di ritorno alla razionalità. I primi cittadini e il presidente della Provincia di Rimini prendono posizione, ed era ora. Chiedono di non "farsi bloccare dalla paura". Ma spetta alla Regione allentare la morsa e mandare segnali positivi per evitare il tracollo. Intanto Riccione sposta in avanti il pagamento dell'imposta di soggiorno. Diecimila posti di lavoro a rischio secondo il presidente di Confcooperative Emilia Romagna.

“Occorre che per i prossimi giorni vi sia un graduale ritorno alla normalità, una volta testata la massima sicurezza medica. Senza fughe in avanti, ma senza farsi bloccare dalla paura”. L’allarmismo lascia il passo alla razionalità. Finalmente. I sindaci e il presidente della Provincia di Rimini prendono posizione, senza calcare troppo la mano ma come inizio non è male. Il coprifuoco, il blocco di ogni tipo di attività, manifestazioni ed eventi, la chiusura di scuole e università, musei, hanno già provocato la paralisi. Sono pesanti le ricadute, e il tessuto economico ne sta pagando le conseguenze. Il messaggio che si è già mandato all’esterno ha dato l’immagine di un’Italia, di una regione e di una Riviera sotto scacco. Un turista ci penserà bene prima di rimettere piede in questa terra di “untori” che invece infetta non lo è. In tanti adesso si stanno accorgendo dei passi falsi compiuti e della esagerazione con la quale ci si è mossi.

C’è una differenza, e non è sottile, tra giusta preoccupazione e allarmismo. C’è uno scarto evidente tra l’evoluzione di un quadro clinico costantemente e attentamente monitorato e la paralisi delle città, delle attività quotidiane. Ognuno di noi ne è perfettamente consapevole in questa fase molto difficile e che ci impegna ad ogni istante del giorno. Ma è necessario, per la vita delle nostre comunità, essere molto precisi nel distinguere i piani, gli interventi, le informazioni giuste e indispensabili per non farsi sopraffare dall’incertezza e da paure eccessive“, scrivono gli amministratori pubblici. “La Regione, le ASL, stanno facendo un lavoro straordinario su tutti i territori dell’Emilia Romagna, al fine di individuare e curare adeguatamente le situazioni di positività al virus Covid- 19. E’ un lavoro portato avanti a esclusiva garanzia e tutela delle persone, dei minori, degli anziani, che qui risiedono e di tutti coloro che in Emilia Romagna svolgono attività professionale o vengono per turismo. Questo è un punto fondamentale e rimarchevole dell’intera vicenda: c’è una macchina medica, sanitaria, scientifica che funziona, che provvede ad attuare tutti i provvedimenti indispensabili alla salute pubblica, che monitora, controlla, interviene su ogni singola situazione. La Regione Emilia Romagna, e anche i Comuni della Provincia di Rimini, hanno adottato da lunedì 24 febbraio e sino a domenica 1° marzo disposizioni preventive e precauzionali che accompagnano la primaria attività medico-sanitaria e che sono state assunte per far sì che la normalità possa proseguire, con le cautele del caso, anche di fronte a particolari contesti come quello attuale. Sono regole e azioni ovviamente basate su evidenza e informazioni delle autorità sanitarie competenti e prese nell’ottica di salvaguardare la salute pubblica e individuale, continuando comunque a svolgere in sicurezza le attività del nostro quotidiano”.

Noi sindaci della provincia di Rimini ribadiamo come sia indispensabile proseguire nella vita delle nostre città con buon senso e intelligenza, continuando ad affrontare le cose con coraggio e dinamismo nelle piazze, nei luoghi di lavoro e d’incontro, nelle relazioni. Quello che è stato messo in campo in Emilia Romagna in questi giorni dimostra che si può adottare la tutela sanitaria migliore senza paralizzare le comunità. Anche da un punto di vista economico in generale, e turistico in particolare, verrebbe persino da chiedersi se paesi europei a noi concorrenti stiano adottando o abbiamo adottato le stesse misure o addirittura qualche paese concorrente in campo turistico stia “speculando“ sull’Italia. Occorre che per i prossimi giorni vi sia un graduale ritorno alla normalità, una volta testata la massima sicurezza medica. Senza fughe in avanti, ma senza farsi bloccare dalla paura. I Comuni della provincia di Rimini continueranno a dare il loro contributo alla risoluzione del problema primario della diffusione del virus Covid-19 e, nello stesso tempo, si mettono a completa disposizione affinché le città tornino alle consuetudini precedenti, uscendone man mano più forti e rafforzate dal aver affrontato un fenomeno complesso e inedito dei nostri tempi. Credere nella normalità per essere la terra straordinaria che siamo, che ha sempre guardato in faccia i problemi affrontandoli con lavoro e caparbietà”.
Va detto però che il primo a doversi dare segnali concreti che non siamo un territorio appestato è il governatore della Regione Emilia Romagna perché da lui dipendono le “limitazioni” introdotte con l’ordinanza contingibile e urgente di qualche giorno fa e che proseguono fino al 1° marzo.
In altre Regioni stanno prendendo piede le richieste di tornare alla normalità aprendo scuole, università e musei.

Da segnalare la decisione dell’amministrazione comunale di Riccione. Ha deciso di posticipare al 16 di luglio le rate della imposta di soggiorno in scadenza al 16 marzo e al 16 maggio. Le attività turistiche rischiano di pagare un prezzo altissimo all’allarmismo sul coronavirus. “Aver posticipato la tassa di soggiorno è un modo per dare un aiuto concreto ai nostri albergatori. E’ indubbio che a causa della difficile situazione che si è creata per la paura, spesso immotivata di contagio da Covid-19, si possono prendere delle difficoltà per i nostri operatori. Intanto abbiamo pensato di posticipare le due rate in scadenza, ma stiamo studiando eventuali altre misure per far sentire la nostra vicinanza agli operatori riccionesi”, spiega l’assessore al Bilancio del Comune di Riccione, Luigi Santi.

Il virus uccide l’economia. “Ci sono interi settori della nostra economia regionale che rischiano un pesante ridimensionamento a causa dell’emergenza sanitaria in corso e delle pur giuste iniziative assunte dalle Autorità per contrastare il virus Covid-19. Da una prima stima abbiamo calcolato circa 10.000 posti di lavoro a rischio nelle nostre cooperative sociali, culturali e dello spettacolo, di logistica, trasporto merci e persone, facility management, ristorazione e agroalimentare. Parliamo di oltre il 10% dei nostri lavoratori, un dato preoccupante. Pur nel rispetto della salute pubblica, riteniamo che occorra ripristinare quanto prima il normale andamento delle attività economiche, tornando a dare messaggi rassicuranti sia ai nostri cittadini che all’estero”. Così il presidente di Confcooperative Emilia Romagna Francesco Milza, che sottolinea l’importanza di trovare immediate risposte per imprese e lavoratori spesso privi di tutele. Al presidente della Regione, del quale condivide l’appello al Governo per il sostegno alle imprese, Milza chiede di “farsi portavoce di una nuova strategia di comunicazione nazionale finalizzata a salvaguardare l’immagine dell’Italia soprattutto nei confronti dei Paesi esteri che stanno bloccando le partenze e mettono in discussione le nostre merci e i nostri prodotti”.

Il panorama regionale è serissimo. “All’interno delle cooperative sociali emiliano-romagnole – continua il presidente regionale di Confcooperative – sono oltre 5.000 i lavoratori attualmente a riposo per la chiusura di strutture che gestiscono servizi alla persona. Pur parlando di un servizio pubblico paragonabile alla sanità ed alla scuola statale, in questo caso i lavoratori non godono delle stesse tutele. Quindi educatori, assistenti sociali, insegnanti, operatori socio-sanitari, pedagogisti, psicologi, personale ausiliario, si trovano impossibilitati a lavorare e di conseguenza senza stipendio”.  E grande è la preoccupazione anche per il settore cultura e dello spettacolo, per il quale Milza segnala “le enormi difficoltà che si trovano a vivere le cooperative di guide turistiche, albergatori, artisti, organizzazione eventi, gestione di musei, dove solo tra le nostre associate una prima stima parla di un migliaio di posti di lavoro a rischio per le chiusure imposte a tutte le attività e le continue disdette da parte dei turisti. Sono tutte piccole e micro-imprese che da un giorno all’altro devono fare i conti con un crollo improvviso del fatturato che potrebbe condannarle alla chiusura, servono ammortizzatori sociali al momento inesistenti”. Senza dimenticare le cooperative di trasporto, pesantemente danneggiate dall’annullamento di viaggi studio, eventi, meeting e vacanze. “I gravi danni che questa emergenza sanitaria sta causando al turismo – spiega Milza – colpiscono anche l’intero indotto economico che ruota attorno ai pernottamenti. Serve un congelamento dei mutui, sospensione nei pagamenti delle bollette, attivazione di ammortizzatori sociali in deroga. Ben venga poi la campagna di comunicazione ipotizzata dalla Regione per rilanciare il nostro territorio, in pochi giorni la psicosi collettiva scaturita dall’emergenza Coronavirus sta facendo crollare il nostro turismo”. E prosegue: “Va salvaguardata la continuità di queste attività economiche, altrimenti rischia di sparire un pezzo importante della nostra economia. Serve anche un’azione forte del Governo affinché tuteli il nostro sistema agroalimentare scongiurando azioni speculative che potrebbero ostacolare l’export delle nostre produzioni di eccellenza, come l’assurda richiesta di ulteriori certificazioni per la tracciabilità e sicurezza dei nostri prodotti”.

Milza chiede anche “strumenti analoghi a quelli attivati in occasione dell’emergenza sisma 2012, a partire dall’individuazione di un commissario straordinario che coincida con il presidente della Regione per affrontare la situazione”.

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