Fondazione Carim rivede l’attivo di bilancio e guarda al rinnovo della governance

Fondazione Carim rivede l’attivo di bilancio e guarda al rinnovo della governance

Dopo due anni di perdite, l'ente di palazzo Buonadrata tira un sospiro di sollievo. Il problema è che distribuisce alla città sempre meno risorse dirette, appena 210mila euro, che salgono di ulteriori 200mila grazie al plafond di Crédit Agricole. In scadenza il presidente Linda Gemmani. E c'è anche il progetto di una mostra dedicata a Giovanni da Rimini il prossimo autunno.

Notizia positiva: dopo due anni consecutivi di perdita (-395.908 nel 2017 e -1.612.375 nel 2018), il bilancio 2019 della Fondazione Cassa di Risparmio di Rimini si chiude in attivo: 242.617 euro. La notizia fa tirare un sospiro di sollievo soprattutto perché si spera indichi una inversione di tendenza e possa far dimenticare la fase più critica.
Ma, detto questo, il basso profilo della Fondazione uscita massacrata dai risultati disastrosi accumulati da Banca Carim negli ultimi anni della sua esistenza, tanto che nel 2018 ha dovuto cedere l’intera partecipazione che deteneva, continua a farsi sentire. Le ripercussioni più evidenti riguardano i progetti finanziati.

Nel 2019 il 77% del proprio stanziamento diretto (210mila euro) è andato a Uni.Rimini, 162mila euro, e il resto sono state cifre modeste: 20mila euro per il Piano strategico, 7mila alla associazione “Famiglie insieme”, 5mila ad “Agevolando”, 4mila per “Nuove idee, nuove imprese”, 2mila al Comune di Novafeltria, altrettanti all’Ordine degli architetti (per l’evento dedicato al “riuso del moderno”), 1500 euro all’associazione “la fabbrica dei Tempio”, 1.500 all’associazione “L’atto scuro”, e poi 1000 euro ciascuno per l’assistenza dei giovani disabili della Valconca (associazione D. Pacassioni di S. Giovanni in Marignano), al Festival dei ragazzi (associazione Mare di libri) e alla proloco di Verucchio, per finire con ulteriori 2mila euro di interventi minori. Il totale fa, appunto, 210mila euro suddivisi su 13 interventi (erano stati 7 nel 2018), di cui 140.281 euro da risorse dell’esercizio e 69.719 euro da fondi istituzionali (accantonamenti degli esercizi precedenti). Un 6,67% in meno rispetto all’esercizio precedente (225mila euro), ma la storia cambia se si guarda indietro anche solo di qualche anno: distribuiva 1 milione 700mila nel 2015, 1 milione 300mila nel 2016 e 644.916 nel 2017.
E’ solo grazie agli ulteriori 200mila euro derivanti dal plafond messo a disposizione da Crédit Agricole che la Fondazione ha potuto sostenere altri interventi a beneficio del territorio, ma a favore di chi?

Centomila euro sono finiti al Comune di Rimini per attività culturali, altri 40mila a beneficio del Piano strategico, 20mila al Santuario di Saiano per il completamento e il restauro della antica Torre e della foresteria, 20mila euro al Centro culturale Paolo VI per l’evento “Fellini e il sacro” (rinviato a data da destinarsi perché cadeva a marzo, nel pieno della pandemia), 8mila alla Fondazione Enaip, 7mila alla biblioteca Gambalunga e 5mila alla associazione “viva Rimini”.

Per compensi e rimborsi spese degli organi statutari spende poco più di 74mila euro contro gli 80.821 del 2018. Nulla per il consiglio generale, 37.790 euro per il consiglio di amministrazione, 32.228 euro per il collegio dei revisori e ulteriori 4.196 euro di oneri diretti.

La Fondazione continua a sostenere senza colpo ferire il Piano strategico, anche se la sua conduzione è diventata molto verticistica. Nel bilancio 2019 della Fondazione si leggono parole di pieno sostegno al “parco del mare” (“di cui si sta ultimando il primo stralcio e che rappresenta un elemento di cambiamento rispetto al passato – di rottura, si potrebbe dire – di grande significato”), non tenendo in nessun conto i tanti rilievi critici che emergono dalla società riminese sul parco del mare che, di fatto, si sta attuando solo in una forma di arredo urbano, in notevole ritardo e che avanza senza che nemmeno il consiglio comunale abbia potuto confrontarsi ed esprimersi su quanto si sta realizzando.

Uno sguardo ai beni della Fondazione restituisce questo quadro: i beni mobili d’arte totalizzano un valore di oltre 3 milioni di euro e in questo capitolo i quadri assumono il peso determinante (2.646.122 euro). I beni immobili quantificano 9.282.712 euro. La sola biblioteca Campana equivale a 268.558 euro.
La voce ricavi segna un notevole cambiamento: nel 2019 preponderanti sono stati i proventi da investimenti finanziari, pari al 52,87% (contro il 7,34& del 2018), da partecipazioni immobilizzate il 3,59%, da locazioni il 29,12% e da poste straordinarie 14,42% (contro il 63,48% del 2018). Continuano a calare le spese di funzionamento, scese a 365.585 euro.

Nel 2019 la Fondazione ha modificato il proprio statuto e la novità più rilevante riguarda la composizione del consiglio di amministrazione, che passa da 5 a 3 membri, presidente compreso. Innovazione che andrà a regime il prossimo anno, quando in primavera è atteso il rinnovo del cda. I componenti al momento sono 4 perché la prof.ssa Paola Brighi si è dimessa per motivi personali nel 2019 e la Fondazione ha ritenuto opportuno non sostituirla. Risulta pertanto composto da Linda Gemmani, presidente, Gianluca Spigolon vice, Miranda Pironi e Antonio Polselli.
La partita ancora avvolta nella nebbia è quella della “scadenza” del presidente e del rinnovo previsto entro l’anno, ma forse anche prima. Succeduta a Massimo Pasquinelli e trovandosi a gestire la stagione più buia della storia della Fondazione, Linda Gemmani è stata eletta per la prima volta nel maggio del 2016. Non è chiaro al momento se voglia rimanere in sella oppure no, boatos interni accreditano entrambe le ipotesi, con una prevalenza per la prima. I giochi però devono ancora cominciare e non mancano altri pretendenti.

Da segnalare anche una news che trapela dal bilancio: la Fondazione Carim sta lavorando, con altri soggetti culturali riminesi, ad una mostra su Giovanni da Rimini, che significa il Trecento riminese e che si infila nella scia del ben noto volume già uscito e presentato, con lo splendido apparato fotografico di Gilberto Urbinati: Il Trecento riscoperto. Gli affreschi della chiesa di Sant’Agostino a Rimini. Pare che la mostra debba tenersi il prossimo autunno.

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