Forza Italia: “Comune solerte con gli autovelox ma non per l’ordine pubblico”

Forza Italia: “Comune solerte con gli autovelox ma non per l’ordine pubblico”

Tra multe e imposta di soggiorno entrano ogni anno nelle casse di palazzo Garampi circa 20 milioni. Usiamoli per l'ordine pubblico invece che per l'assistenzialismo e il finto volontariato. Così Rufo Spina. Mentre Camporesi critica i bagnini che non illuminano la spiaggia.

Basta chiacchiere di palazzo. I fatti di Miramare dicono che la sicurezza non è la priorità dell’amministrazione comunale. Parola del capogruppo di Forza Italia in consiglio comunale Carlo Rufo Spina. “C’è un’ordinanza (la n. 1/2017) che vieta l’accesso in spiaggia dalle ore 1,00 alle 5,00? Molto bene, la si fa rispettare. Se il Comune è in grado di tappezzare la città con autovelox e telecamere per rilevare chi passa col rosso per fare cassa, allora è anche in grado di mettere diciamo 200 telecamere pubbliche per monitorare tutti gli ingressi dell’arenile e vedere così, in tempo reale, in una sala operativa allestita ad hoc, le violazioni di tale divieto e mandare subito una pattuglia per verificare le intenzioni dei trasgressori. In America funziona così”. A Rimini no, e la “capitale del turismo” ne sta pagando agli occhi non solo dell’Italia ma del mondo intero. “Non possiamo scaricare la responsabilità e i costi sui bagnini e sulle loro telecamere e vigilantes privati, che non possono sostituirsi al pubblico, non disponendo di risorse, personale e autorità. Tutto questo costa? Certo, ma solo tra multe e imposta di soggiorno ci entrano in cassa ogni anno circa 20 milioni. Usiamoli per l’ordine pubblico invece che per l’assistenzialismo e il finto volontariato. Come sempre il problema è politico e ideologico”.

A proposito della brutale aggressione ai due giovani polacchi, invece, Luigi Camporesi (Patto civico) dice che “il bagno 130 non è illuminato e non è sorvegliato, diversamente da quanto accade in concessioni anche vicine. E’ banale concludere che se il Bagno 130 e quelli attigui fossero stati tutti illuminati e sorvegliati, quasi certamente lo stupro non si sarebbe consumato: in quel preciso momento non vi sarebbero state le condizioni per commetterlo senza essere visti e affrontati dagli addetti alla sorveglianza. Le ragioni vanno ricercate negli interessi economici del concessionario: non ha evidentemente avuto nessun interesse diretto e contingente per illuminare e per fare sorvegliare la sua zona negli orari notturni. Eppure, il Questore aveva esplicitamente richiesto che le zone fossero illuminate a inizio stagione”. Secondo Camporesi, “trascurando per un momento la tragedia umana che riguarda la ragazza, e ragionando in termini meramente economici, se ne ricava che il concessionario diretto interessato e i suoi colleghi che non lo hanno convinto ad agire, si sono comportati in modo poco intelligente, superficiale, oppure incosciente, a scelta: il danno causato dai titoli sui giornali di tutto il mondo può essere facilmente valutato in decine e decine di milioni di euro, il tutto per non avere affrontato una spesa perfettamente sostenibile in sicurezza preventiva, e per non avere adottato un intervento richiesto dal Questore e imposto da una Ordinanza Comunale. L’Amministrazione Comunale invece, dovrebbe oggi dimostrare di avere completato i controlli in materia e di avere multato il concessionario, imponendogli così un incentivo economico per illuminare la zona e migliorare la sicurezza collettiva. In caso contrario, anche l’Amministrazione deve assumersi la sua parte di responsabilità per quanto accaduto”.

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