Gnassi boy forever

Gnassi boy forever

Le vere priorità (e fra queste non rientra la "passerella" poco malatestiana) alle quali Rimini dovrebbe mettere mano. Per il cambiamento di cui la città ha bisogno.

di Marco Affronte

Non credo che Gnassi abbia alcuna ragione di essere particolarmente preoccupato, nemmeno dalle recenti e ampie polemiche sui lavori nell’area del ponte di Tiberio. Lo scorso anno ha vinto le elezioni a mani basse, grazie anche all’omicidio del M5S locale, e la città, vista a volo d’uccello, è piena di cantieri: le interminabili rotonde, il castello malatestiano (oh, ma dov’è finito il fossato?!), il teatro, le fogne, piazzale Kennedy, eccetera. E gli eventi? La Molo Street Parade, un successo. La Notte Rosa? Ci hanno detto che è stata perfetta.
Io credo che sia questo ciò che la maggior parte dei cittadini riminesi vede. Soprattutto perché non ha tempo di approfondire i grossi i temi di cui in città non si può parlare. I buchi nelle mura vicino al ponte? Andiamo… A chi interessano davvero? A quattro tecnici super esperti (eppure, se sono esperti e si lamentano un motivo ci sarà) e ai soliti rompipalle a cui non va mai bene niente. Massì, la città cambia, è inevitabile: non vale la pena perderci troppo tempo, perché il tempo non c’è.
Ma cambia davvero, dentro, o è un maquillage? E se cambia, lo fa seguendo una lista di priorità – quelle dei cittadini e delle sue economie principali, turismo su tutte – oppure no? Oppure la politica degli eventi spot e delle dichiarazioni ad effetto è tout court tradotta in progetti-spot? Esistono obiettivi reali e una visione, oppure contiamo solo le comparsate in TV del Sindaco-dj-pr? Sarà banale, ma se aveste chiesto ai riminesi quali fossero le prima cose da fare in città, non credo che molti avrebbero risposto “una passerella pedonale al ponte Tiberio”.

Abbiamo una viabilità tremenda, che va in tilt ogni due gocce di pioggia, e che non è nemmeno lontanamente sostenibile (ci tornerò dopo). Abbiamo il lungomare più brutto del mondo, dove imperterriti continuiamo a lasciare che siano le auto a farla da padrone (anche se adesso sempre che, finalmente, grazie ai soldi CIPE…). Abbiamo un anfiteatro prigioniero di un asilo intoccabile, che resta un nervo scoperto per la città: lo dimostra la partecipazione numerosa e accesa all’evento che ho organizzato lo scorso marzo. Abbiamo un ponte di 2000 anni fa che continua ad essere violato ogni giorno da migliaia di auto. Abbiamo una città spezzata in due dalla ferrovia, cui fra un po’ darà man forte il TRC, e l’unico progetto che avrebbe ricucito Rimini, di cui mi ero fatto promotore, è rimasto ai margini della discussione politica perché non proveniva dalla parte giusta e non prevedeva nuovo cemento. Era un’idea di città avanzata da tecnici di caratura internazionale e avrebbe cambiato – quello sì – il modo di vivere e fruire la città, ma Sindaco e Assessori hanno preferito ignorarlo, nonostante fosse un regalo a Rimini. Abbiamo una città che ha dimenticato di essere anche sul mare, e non solo sulla spiaggia. Una cultura marinara persa, dimenticata, abbandonata e maltrattata, con il suo luogo storico e rappresentativo per eccellenza, il porto, svilito da un’orrida ruota panoramica (che può esserci, per carità, ma non lì maledizione). E un museo della cultura marinara? Tocca andare a Cesenatico… E potrei andare avanti, ancora e ancora.

E’ per questo che la discussione sui “buchi” nelle mura del ponte e sulla passerella, non mi ha acceso più di tanto. Sarebbe stato meglio rendere solo pedonale il Ponte di Tiberio, e trovare un’alternativa per le auto, ma sappiamo che qui la priorità ce l’hanno loro. Magari alla fine quell’area risulterà anche riqualificata, nel senso di riguadagnare un po’ di vita intendo, perché esteticamente e architettonicamente… lasciamo perdere. Ma intanto le voci di protesta si perdono nella massa di cittadini che si accontentano di “filare dritto” con la loro macchinina sotto al sedere (e occhio agli autovelox), di avere un drink in mano a fine giornata e di fare tanto tanto rimining.
L’amministrazione a spot funziona così, campando alla giornata, nemmeno fosse una persona stremata dalla crisi che non può pianificare: per prospettive e visioni più ambiziosi, chiedere altrove.

Chiudo con un tema che mi sta molto a cuore, sul quale torno spesso. In questo giorni sto leggendo il libro di Mike Bloomberg, per undici anni sindaco di New York. Bloomberg dice che oggi sono le città a doverci guidare nella lotta al cambiamento climatico, la sfida più grande di tutte e l’unica che è vietato perdere. Certo, le città. Alzi la mano chi ha mai sentito parlare di questo, a Rimini, e chi ha mai percepito attenzione su temi come mobilità sostenibile, efficienza energetica, smart cities, transizione, green economy, eccetera. Credo nessuno, visti i record che registriamo sui livelli di polveri sottili. Sono queste le sfide e le battaglie di cui Rimini avrebbe bisogno, mentre semplicemente vivacchia, sonnolenta e rassegnata. Se le idee sono vecchie e stantie, un po’ di trucco e belletto non basteranno.
Ecco perché la discussione sul ponte non mi appassiona, perché la si risolve in due minuti: cosa è BENE per i cittadini? Cosa inciderà di più nella loro vita?
I temi qui sopra, o una passerella che pare pure faccia scempio di mura storiche?
Golden Boy Gnassi, non si può restare boy tutta la vita.

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