Il Comune di Rimini spende ancora una montagna di soldi per l’acustica del teatro Galli

Il Comune di Rimini spende ancora una montagna di soldi per l’acustica del teatro Galli

Duecentomila euro investiti nel 2021 e altri 465mila di recente per interventi finalizzati ad amplificare il suono delle orchestre e dei solisti. Ma dove stanno portando queste scelte? E, soprattutto, con quali risultati? Di certo la stonatura è evidente per una realtà che punta ad ottenere il riconoscimento di "teatro di tradizione" facendo però ampio uso della tecnologia, a differenza di quanto avviene in tutti i teatri storici che si avvalgono della camera acustica tradizionale.

Nel dicembre del 2022 segnalammo pubblicamente su Rimini 2.0 quanto stava accadendo al Teatro Galli dall’ottobre del 2021: all’insaputa del pubblico, nella sala polettiana si utilizzava, durante i concerti sinfonici, la cosiddetta “camera acustica virtuale” un sistema di apparecchiature elettroniche, microfoni, mixer e altoparlanti vòlto ad amplificare il suono delle orchestre e dei solisti, un vero e proprio inganno perpetrato nei confronti degli spettatori ignari.
Era stata abbandonata la camera acustica smontabile in pannelli di legno, impiegata con buoni risultati dall’inaugurazione del Teatro Galli nel 2018 alla metà del 2021. La decisione di adottare i microfoni calati dall’alto sull’orchestra e i relativi diffusori, la cosiddetta “camera acustica virtuale(costata oltre 200 mila euro), era frutto di una scelta considerata “innovativa” dalla direzione del teatro, motivata ad evitare alle maestranze il montaggio e lo smontaggio dei pannelli in legno dell’apparato tradizionale che indirizzava il suono verso la sala. Peccato che tale scelta si sia da subito e sempre più rivelata sbagliata: il suono delle orchestre è apparso notevolmente più cupo, una sorta di “subwoofer”; ad ogni concerto l’acustica è apparsa diversa a seconda del numero di microfoni, della loro disposizione, delle variabili impostazioni del mixer, manovrato dai tecnici, posti nell’ultima file di platea. Gli strumenti delle orchestre sono risultati di volta in volta evidenziati o negletti a seconda della vicinanza o meno dai microfoni. In alcuni palchi laterali del secondo ordine (numeri 1-3-5-7-17-19-21-23) si sono avvertite notevoli distorsioni dovute ai diffusori soprastanti.
Il giudizio sul risultato, scaturito dal confronto con l’opinione di diversi musicisti, di frequentatori assidui di sale da concerto e di appassionati è stato fallimentare.
Di questo esito dissestato si sono resi conto gli addetti ai lavori e persino i dirigenti del teatro che hanno ritenuto di risolvere il problema attraverso una recentissima deliberazione di Giunta comunale (N. 319 del 03/09/2024) che stanzia ben 465 mila euro per un “Progetto esecutivo di acquisizione e istallazione di attrezzature tecnologiche finalizzate all’incremento e al potenziamento degli spazi di spettacolo presso il Teatro Amintore Galli”.
La notevole somma stanziata riguarda anche altre attrezzature per il teatro (illuminotecnica, palcoscenico, due sale nel sottotetto, ecc.). Con tutta probabilità i responsabili del provvedimento confidano nel bando regionale di finanziamenti “Settore dello spettacolo. Anni 2025-2026” (che prevede il finanziamento di complessivi 4 milioni di euro per varie tipologie di interventi. Dal ripristino e ristrutturazione di sedi teatrali, al restauro e adeguamento di sedi di spettacolo di proprietà pubblica, all’innovazione tecnologica ecc.) e sperano che sia accolta la richiesta inoltrata al Ministero della Cultura (nel 2021) perché il Teatro Galli sia riconosciuto fra gli importanti Teatri di Tradizione (26 in tutta Italia) ottenendo in quel caso cospicui finanziamenti statali.
Dalla “Relazione tecnica” allegata alla deliberazione abbiamo un quadro della situazione attuale. In sostanza nella sala polettiana ci sono due impianti audio: il primo, presente fin dall’inaugurazione nel 2018, riguarda l’amplificazione degli spettacoli di prosa; il secondo, in funzione dalla fine del 2021, è la “camera acustica virtuale” per le orchestre. Ma citiamo la Relazione tecnica unita alla deliberazione di Giunta comunale del 3 settembre scorso:
«Presso il teatro Galli, che ospita ogni anno le più grandi orchestre sinfoniche, è stato recentemente installato [fine del 2021] un sistema di “camera acustica virtuale” (costituito da diffusori acustici distribuiti tra palco, platea ed ordini) che ha funzionamento completamente indipendente dal resto dell’impianto audio. Attualmente, il funzionamento della camera acustica virtuale, è programmato con una scena bidimensionale, ma le nuove tecnologie a disposizione oggi consentono, tramite un modulo aggiuntivo di programma, di aumentarne le funzioni aggiungendo l’elemento di profondità portando la spazialità del suono ad un effetto tridimensionale. Integrando il funzionamento della camera acustica virtuale con quello degli altri sistemi audio del teatro, si otterrà una omogeneità nella distribuzione del suono, raggiungendo anche aree di platea ed ordini che attualmente soffrono di una carenza acustica dovuta a limiti fisici del teatro. Questo migliorerà sensibilmente l’esperienza di ascolto da parte del pubblico, in particolare in occasione degli spettacoli di prosa».
E più sopra: «L’ impianto audio [attuale], residente presso il teatro Galli, soffre di un problema tecnico di “latenza” ovvero di ritardo tra il tempo in cui viene creato il suono e quanto questo viene udito. Questo effetto è causa di disturbo, in particolare per musicisti e cantanti, che impedisce la percezione reale e totale della scena sonora complessiva e ne rende difficile l’intonazione. Nel caso specifico, l’attuale impianto di monitoraggio sul palco (diffusori rivolti verso gli artisti) presenta valori pari a 18 ms (misurati). Procedendo alla sostituzione dei monitor e dei relativi amplificatori di potenza, otteniamo una diminuzione pari al 50% della latenza lato palcoscenico, portando il valore al pari di quello dei diffusori lato pubblico. Con la sostituzione dei processori, otteniamo una riduzione complessiva (lato palco e lato pubblico) pari ad un ordine di grandezza ovvero portando a circa 1,5 ms il valore della latenza totale. Tutto ciò permette di ottenere un sensibile miglioramento di ascolto da parte dei musicisti che si riflette su una migliore esperienza di ascolto da parte del pubblico».
Questa rincorsa alla ipertecnologia sta portando in un vicolo cieco.
Negli ultimi recentissimi concerti sinfonici del 2024 della 75ª Sagra Musicale Malatestiana al Teatro Galli abbiamo assistito ad alcune varianti della disposizione dei musicisti. L’orchestra del Concertgebouw di Amsterdam (concerto del 1 settembre) è stata disposta “allungata” in decine di metri in profondità, con gli ottoni decisamente in fondo al palcoscenico.
Ovviamente sono i musicisti stessi che in queste assurde sistemazioni a distanza, condizionate dal microfonaggio, hanno difficoltà a percepirsi l’un l’altro!
L’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (17 settembre) si è collocata più compatta e più a ridosso del proscenio e il risultato acustico è stato decisamente migliore, ma non abbastanza.
Se per gli spettacoli di prosa l’amplificazione è più comprensibile e la decisione di avvalersene o meno è presa dagli attori, per le orchestre sinfoniche la manipolazione elettronica del suono è aberrante.
Non a caso i maggiori teatri italiani non sono amplificati. In occasione dei concerti sinfonici l’orchestra è collocata sulla parte anteriore del palcoscenico e sopra la buca dell’orchestra con i musicisti collocati così all’interno della sala e il suono percepito è quello naturale.
La sala polettiana ha per la musica una buona acustica: quando nell’agosto del 2021 fu dato l’Aroldo di Verdi, l’Orchestra Giovanile Cherubini era collocata in platea a causa del covid e il suono che si percepiva era perfetto. Ma i dirigenti del teatro vogliono modificare con transistor e diavolerie varie il suono naturale degli strumenti in maggioranza di legno. Violini, viole, violoncelli, contrabbassi sono opera di alto artigianato. Il loro suono naturale è l’essenza della musica sinfonica che nel Teatro Galli è falsata e manipolata da costosissimi tecnicismi elettronici.
Il paradosso di questa mania dei microfoni si è raggiunto durante il concerto del celebre complesso vocale di Cambridge The Tallis Scholars (20 settembre), un gruppo di dieci cantanti che è stato anche questo delittuosamente amplificato con alcuni microfoni collocati sul palcoscenico. Purtroppo numerosi spettatori hanno chiaramente avvertito un qualcosa di artefatto dovuto all’impianto audio, pur nella raffinatezza dei brani sacri eseguiti, in diversi episodi la percezione delle voci maschili è risultata “screziata”, “gli altoparlanti friggevano” è stata la definizione colorita di una esperta spettatrice.
Forse i dirigenti del teatro pensano di essere in una discoteca e non in un teatro storico inaugurato da Verdi.
Mentre si auspica che il Teatro Galli venga accolto fra i teatri di tradizione italiani dal Ministero della cultura, si dà un calcio alla tradizione stessa!
Non conta l’esempio dei maggiori teatri storici dalla Scala, alla Fenice, al Comunale di Bologna, a quello di Ferrara, al Massimo di Palermo, al San Carlo di Napoli, al Regio di Parma, ecc. che usano la camera acustica tradizionale rispettosa della musica. A Rimini si punta su microfonaggio e amplificazione. Ma la sala del Poletti non è una discoteca o un palasport. E anche per questi ultimi c’è caso e caso. Al Pala de André di Ravenna, vastissimo (4.000 spettatori) altissimo e poco adatto alla musica orchestrale, hanno risolto il problema dotando ciascun musicista di un microfono, il suono è poi elaborato da computer e riversato da altoparlanti intorno al palco. Ma è un caso. Ciò non avviene in altri palazzi dello sport come a Pesaro per il Rossini Opera Festival dove, sia al Pala Scavolini, che al Vitrifrigo, non ci sono microfoni e l’acustica è concordemente buona. Ma a Rimini siamo all’avanguardia… Oggi si spendono migliaia di euro per diavolerie acustiche, ma non si ha un centesimo per restaurare il sipario storico del Coghetti: “Cesare al passaggio del Rubicone” (che sta marcendo nei depositi comunali) e qualche anno fa i responsabili della cultura cittadina hanno rifiutato l’acquisto del pianoforte a coda suonato da Verdi a Rimini durante le prove di Aroldo nel 1857, perché costava troppo…
Viva la tradizione!

Fotografia: pioggia di microfoni al Galli, Rundfunk Sinfonieorchester – Berlin (5 settembre 2022).

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