«Il decennio Gnassi? Spese esagerate che non avranno un ritorno per gli anni a venire»

«Il decennio Gnassi? Spese esagerate che non avranno un ritorno per gli anni a venire»

«Il 70% dei turisti arriva in automobile a Rimini e in Riviera e dunque in molti pagheranno le conseguenze di un centro storico e di lungomari senza parcheggi». E poi i conti con Grillo, l'esperienza in consiglio comunale, le prossime elezioni amministrative ("è il potere economico che valuta se è il caso di vincere con la sinistra o con la destra"). Parla Luigi Camporesi, che per il futuro prevede un impegno politico fuori dalle istituzioni, partendo su basi nuove.

«A meno di eventi improvvisi e inaspettati non mi ricandido». Luigi Camporesi, da dieci anni in consiglio comunale sui banchi dell’opposizione, ha praticamente deciso che l’esperienza del consiglio comunale per lui è arrivata al termine. Ma non diventerà una sorta di Cincinnato, perché l’impegno politico, seppure in forme diverse, continuerà a coltivarlo.

Allora Camporesi, ne ha avuto abbastanza del consiglio comunale?
Non la metterei così, ma non vedo tutta questa utilità nel candidarmi ed eventualmente farmi eleggere per la terza volta in consiglio comunale. Avendo del tempo a disposizione penso si possa fare attività politica in maniera un po’ più efficace.

Quindi non si tratta di un addio alla politica…
Assolutamente no, vorrei dedicare il mio tempo a qualche progetto serio, ma per il momento è solo un’idea, mi confronterò anche con chi ha lavorato con me in questi dieci anni. Sono convinto che si possa fare politica in maniera diversa, avendo come orizzonte l’interesse collettivo.

Ma fuori dalle istituzioni?
Non necessariamente, anche dentro…

Però se non si ricandida per il consiglio comunale o se non ha in mente di “puntare” ad un altro organismo elettivo dalle istituzioni sarà fuori.
L’inizio non può che essere fuori dalle istituzioni, come accade sempre, ma ritengo che si debba partire su basi nuove. L’esempio è quello di una impresa che nasce e che vuole arrivare ad essere leader nel proprio settore: parte da una idea, attorno a qualcuno che ha maturato un’esperienza, e aggrega altri per centrare l’obiettivo.

Lei è uscito dal movimento 5 stelle ormai da tempo, come valuta quello che sta succedendo?
Sono uscito nel 2014 e per me i fatti degli ultimi tempi non aggiungono niente di nuovo. Il mio primo metup grillino risale al 2008, la possibilità di valutare cosa avessero in testa le persone al comando del movimento, Grillo e Casaleggio, l’ho avuta fin dal 2009 … quando si preparavano le elezioni regionali.

E cosa accadde?
Ho capito, ma insieme a me molte persone, che c’era qualcosa di importante che non andava e sono uscito dal movimento: io ed altri a Rimini, Giovanni Favia ed altri a Bologna e tantissimi che hanno avuto ben chiara una cosa…

Quale?
Ci stavano prendendo per i fondelli. Ciò che noi avevamo capito chiaramente abbiamo cercato di comunicarlo ad altri attivisti e nel 2012 anche all’esterno del movimento. All’inizio del 2010 avvenne un episodio che non dimentico: ero in una sala del Comune di Bologna insieme ad altri, fra i quali anche Favia, che ad un certo punto chiude una telefonata e dice: “c’è qualcuno che non vuole che ci auto organizziamo dopo le elezioni regionali”. A Rimini mettemmo in piedi un evento ai primi di marzo del 2012, il secondo incontro indipendente dei meetup nazionali, che fu in aperta sfida Grillo e Casaleggio, molto partecipato. Da lì partì la fase pubblica delle espulsioni.

Perché non è stato minimamente possibile per posizioni “critiche” come la sua fare breccia nel movimento?
Perché c’era un’idea malsana alla base di tutto e il benché minimo interesse da parte dei vertici a confrontarsi con chi poneva questioni reali, come in seguito è stato ampiamente e chiaramente confermato. Il tempo, i fatti, le testimonianze di chi ha collaborato negli anni con Grillo e Casaleggio hanno dimostrato che si è trattato banalmente di una truffa ai danni di elettori e migliaia di attivisti. Del resto, le tendenze in tal senso di Casaleggio padre sono già bene evidenziate da un suo ex collaboratore ai tempi della società Webegg in un libro. Quanto a Grillo, sono sufficienti le macroscopiche contraddizioni nelle sue dichiarazioni pubbliche per qualificarlo.

Però sta di fatto che quel movimento è riuscito a fare breccia in milioni di italiani…
Diciamocelo chiaramente: noi italiani siamo abituati a credere al primo che ce la racconta. Poi il movimento ha saputo organizzare delle reti relazionali, chiamiamole così, coinvolgendo portatori di interessi … e il potere fa gola a tutti. Beppe Grillo ha ricevuto una laurea honoris causa in antropologia negli Stati Uniti dalla “World Humanistic University” e la cosa mi ha fatto pensare parecchio. Perché? Perché è stato abile a prendere in giro il paese intero? La risposta è sì, ovviamente. Il movimento potrebbe anche essere stato un “esperimento” dei nostri padroni yankee, gli Stati Uniti. Legami e “controllo” sull’Italia da parte di quel Paese ci sono e non da oggi. Gli Usa hanno degli ottimi analisti e forse avevano previsto che sarebbe arrivato un momento in cui il sistema Italia avrebbe barcollato, che si sarebbe creato un vuoto da riempire, e a loro costa poco fare esperimenti politici. Ma cosa sia effettivamente accaduto lo sa Grillo, sicuramente anche i nostri servizi di sicurezza.

E adesso si sta squagliando tutto e ci prova Giuseppe Conte a ricreare una nuova verginità a 5 stelle?
Dopo il suicidio di Grillo col famoso video in difesa del figlio, una trovata stupidissima e disastrosa, il tentativo di rifondare il partito – che non è un partito – con Conte mi pare un bluff.

Veniamo a Rimini: un bilancio dei tanti anni sui banchi del consiglio comunale?
Per me è stata una esperienza di valore, importante, non posso dire di essere deluso perché già lo sapevo a cosa sarei andato incontro. Parto dalla constatazione del livello penoso dell’attività in consiglio comunale. Ci sono anche aspetti positivi, dal punto di vista formale le cose vanno abbastanza bene, ma da quello sostanziale ho assistito a “cose che voi umani non potete neanche immaginare”.

Esempi?
Ogni variante urbanistica meriterebbe che si accendesse un faro, non lo dico io ma lo affermano ex amministratori al governo della città. Il colossale investimento economico nel PSBO affidato ad Hera senza bando, ne vogliamo parlare? In una città come Rimini questa ed altre operazioni ti consentono di gestire l’economia e di riflesso la politica, ma con i soldi di tutti. E’ un meccanismo ben rodato. Oppure gestire la Fiera, che decide quali espositori possono lavorare e quali no, significa pilotare l’economia di un territorio. Oppure le operazioni che stanno avanzando nell’ultimo miglio della giunta in carica, mi riferisco alla Novarese/Talassoterapico e alla nuova questura… Poi si tratta di capire se sia effettivamente la politica che appare a decidere oppure qualcun altro.

Lei l’ha capito?
Io ho visto realtà, possiamo chiamarli poteri, che contano come e più della politica. E mi chiedo, anche alla luce del caso Palamara, se il potere giudiziario a Rimini abbia sempre fatto tutto quanto andava fatto.

E’ una visione abbastanza critica la sua, però lei ritiene almeno che si possa fare qualcosa per affermare un diverso modo di amministrare la città?
Secondo me sì, e l’unico modo è quello di far nascere soggetti nuovi che abbiano una diversa missione e un diverso approccio alla organizzazione interna. Se si fa affidamento esclusivamente ai “moti di piazza” per cambiare l’andazzo, il tutto si risolve in un nulla di fatto, tipo Podemos in Spagna, o altri movimenti analoghi. Perché qual è il problema?

Quale?
Che ad un certo punto le organizzazioni crollano dall’interno, e per una causa che definirei matematica: quando dentro una organizzazione il numero di coloro che violano le regole supera una certa quota percentuale, che è anche abbastanza bassa, l’organizzazione è destinata a disgregarsi. Solitamente si dice che basta una mela marcia a rovinare l’intero cestino, ma non è vero, però se di mele marce ce ne sono una certa percentuale allora l’organizzazione implode. Questo è un problema a livello globale, non certo solo riminese. D’altra parte non si capisce perché una società internazionale di consulenza manageriale come la McKinsey organizzi appuntamenti nel mondo per trovare le migliori teste d’uovo e la stessa cosa non la debba fare un partito politico. Forse che la gestione della cosa pubblica è qualcosa di meno complesso e importante della gestione della competizione globale in un certo settore economico?

E qual è la risposta che lei si dà?
Che non c’è interesse a che le organizzazioni politiche siano collocate ad un livello di eccellenza; significa che c’è qualcuno che preferisce che ci sia questa situazione perché magari riesce a sfruttarla meglio a proprio vantaggio. Nel nostro piccolo possono essere certi mondi economici locali, su scala nazionale e internazionale i grandi interessi e apparati. Perché Draghi ha confermato Di Maio agli Esteri? Ci sarà anche la logica del manuale Cencelli e della spartizione per accontentare partiti che sono stati chiamati a sostenere il governo, però a mio parere c’è anche dell’altro: se il ministro non padroneggia la situazione alla perfezione, magari c’è chi è bravissimo a farlo nella stanza a fianco (è solo un esempio, non so chi sia seduto nella stanza vicina a quella di Di Maio). Non solo il mondo economico può essere interessato ad avere dei partiti deboli, ma anche quello degli apparati. Di certo questo non è l’ottimo dal punto di vista delle garanzie per la salvaguardia dell’interesse collettivo.

Cosa pensa delle prossime elezioni amministrative di ottobre per il rinnovo del consiglio comunale?
E’ uno spettacolo indecente, direi patetico, quello a cui stiamo assistendo. Lo scontro nella coalizione di centro sinistra, quello nella coalizione di centro destra. Emergono chiaramente i piccoli e grandi interessi economici, dei singoli o di gruppi. Dell’interesse collettivo pare non freghi nulla a nessuno.

Prevede già il risultato?
No perché di solito non c’azzecco, dovrei chiedere a mia moglie…
All’apparenza sembra che il centrodestra si stia preparando a perdere, ma non è detto… perché poi è il potere economico che valuta se è il caso di vincere con la sinistra o con la destra, semplicemente cos’è più conveniente.

Sul sindaco Andrea Gnassi che giudizio ha maturato?
Pessimo. Fra le tante colpe e danni che gli si possono addebitare, il più pesante è quanto fatto in occasione della pandemia nella prima fase. Non solo a un certo punto ha adottato lo slogan “non chiudiamo”, dimostrando la più totale ignoranza in materia e anche la mancanza di umiltà necessaria per consultarsi con chi competente, fatti imperdonabili per un amministratore. Ancora più grave è che il primo focolaio riminese, secondo la cronaca locale, sia partito verosimilmente in occasione della manifestazione fieristica Beer & Food Attraction del 15-18 febbraio cui erano presenti persone del lodigiano, epicentro dei contagi italiani. Il sindaco per legge è autorità sanitaria locale con il potere/dovere di emettere ordinanze a tutela della salute pubblica. Va ricordato che in Gazzetta Ufficiale lo stato di emergenza è stato dichiarato il 31 gennaio 2020. Il sindaco avrebbe dovuto quindi annullare la manifestazione, disponeva di tutti gli elementi per farlo. Quella mancata decisione potrebbe essere costata poi decine di vite umane. Per confronto, a Barcellona il Mobile World Congress che si doveva svolgere dal 24 al 27 è stato annullato il 12 febbraio (qui).
La pandemia oltre a causare un numero di lutti impressionante ha fatto emergere l’inadeguatezza della classe dirigente a tutti i livelli. Eravamo sprovvisti di tutto, non avevamo protezioni di nessun genere, un disastro.

Invece allargando lo sguardo sull’azione amministrativa concretizzata dal 2011 ad oggi a Rimini?
Ovvio che non è tutto da buttare, semplicemente i progetti importanti sono stati realizzati nell’ordine inverso. Partiamo dagli investimenti faraonici nel centro storico, cioè teatro Galli, Fulgor, museo Fellini. Quanto tempo ci metteremo come città a convincere giapponesi, cinesi, americani e così via, a venire a Rimini per i suoi “contenitori” culturali? Forse era il caso di partire bene dalla fascia turistica al di sotto della ferrovia.

E il sindaco risponderebbe: ecco a voi il parco del mare più bello del mondo.
Non serve a niente il parco del mare perché è mancata un’analisi preventiva su: chi sono i nostri turisti, quali flussi, come si muovono per arrivare a Rimini. E’ stato ripetuto per il parco del mare lo stesso errore fatto nel centro storico: bello, ma siccome mancano i parcheggi, si continuerà ad andare alle Befane a fare acquisti. Se chiudi il lungomare e mancano i parcheggi, hai investito nel lungomare più inutile del mondo.

Morale?
Sono state investite montagne di soldi che non avranno un ritorno per gli anni a venire.

Esattamente il contrario di quello che sostiene il sindaco: lui è convinto che con i progetti attuati in questi 10 anni beneficeremo di turisti in abbondanza, come nessun altro in Italia e forse in Europa.
Un ottimismo purtroppo del tutto immotivato, della serie “se la canta e se la suona”. Il 70% dei turisti arriva in automobile a Rimini e in Riviera e dunque in molti pagheranno le conseguenze delle sue scelte. Che cosa gli abbiamo detto ripetutamente dai banchi dell’opposizione? Attenzione, devi partire dai parcheggi. Ma lui ha tirato dritto pensando di essere il maggiore esperto mondiale di turismo e mobilità.
Guardi cosa hanno fatto a Berlino: sulle prime non li vedi ma quando alzi la testa ti accorgi che i palazzi storici sono diventati dei parcheggi. A Rimini abbiamo un parco enorme di alberghi in disuso, si poteva cominciare da lì a realizzare dei parcheggi, magari sviluppati in altezza. Cominciare dallo snodo cruciale dei posti auto e della viabilità ritengo avrebbe potuto essere una “spinta” abbastanza convincente anche per gli operatori economici al fine di investire poi nel parco del mare. Il sindaco ha proprio sbagliato totalmente le priorità. La città oggi si presenta diversamente da dieci anni fa però gli interventi complessivamente sono stati peggiorativi per diversi aspetti e il sindaco ha impegnato risorse gigantesche tanto che probabilmente la prossima amministrazione si troverà in difficoltà su questo versante. E tanti nodi verranno al pettine, ma lui sarà chissà dove.

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