Il fumetto sugli altari: la chiesa di Rimini sfida i canoni dell’arte sacra

Il fumetto sugli altari: la chiesa di Rimini sfida i canoni dell’arte sacra

Fumetti in chiesa a Rimini, ma non si tratta del cattolico Hulk, il supereroe celebrato dall'Osservatore Romano. E nemmeno di un Tex Willer impegnato a sterminare i cattivi maestri. Il parroco scout, che è anche l'economo diocesano, nella chiesa di San Martino in Riparotta ha fatto dipingere San Martino di Tours a fumetti. Ma due autorità indiscusse in materia bocciano l'esperimento. Padre Zielinski, già a capo dell'ufficio della Congregazione del culto divino, spiega: “Il fumetto non può avere pretese di diventare arte sacra per la liturgia”. E Maria Antonietta Crippa, docente al Politecnico di Milano: “La cultura cristiana ha prodotto dei tali capolavori con l'immagine che pensare di scivolare così in basso è veramente una tristezza.”

fumetti1Fumetti in chiesa a Rimini, ma non si tratta del cattolico Hulk, il supereroe celebrato dall’Osservatore Romano. E nemmeno di un Tex Willer impegnato a sterminare i cattivi maestri. Che sarebbero state due notizie in tempi di “chi sono io per giudicare?” C’è la Bibbia a fumetti, ci sono i fumetti cattolici (don Bosco spopola), c’è pure Papa Francesco a fumetti. Tutti rigorosamente in libreria o in edicola. Ma a Rimini il fumetto si è sollevato dalla carta, ha varcato confini mai violati prima e si è andato a fissare sotto ad una sacra volta.
Entrare nella parrocchia di San Martino in Riparotta è come introdursi nelle pagine di un fumetto. Quando i preti si mettono in testa che bisogna essere moderni, anzi contemporanei, per farsi comprendere dall’uomo del nostro tempo, di solito qualche scivolone lo fanno. Magari, anzi certamente, con le migliori intenzioni. Quelle che, come ha spiegato una volta per tutte Karl Marx nel primo libro del Capitale, lastricano le strade per l’inferno. In questa chiesina a poca distanza dal quartiere fieristico di Rimini, il parroco scout ed anche economo diocesano, don Danilo Manduchi, ha osato parecchio, prendendosi gli elogi del Fatto quotidiano. Ha chiesto ad una brava fumettista, Mabel Morri, di disegnare su otto colonne del tempio due episodi della vita di San Martino di Tours, per un totale di sessanta quadri, e per lei è stato un successo, tanto è vero che ne ha parlato anche Le Monde.
Ma se non si vuole cadere nella retorica della “fede che incontra la modernità”, come ha scritto Corriere.it (con tanto di gallery), bisogna almeno tentare di capire come questa pagina svolazzante che è stata scritta in una chiesa di Rimini, regga al giudizio della solida sapienza che parla attraverso l’arte sacra.
Abbiamo chiamato in causa due fra i più autorevoli esperti in materia. Il primo risponde al nome di Michael John Zielinski, benedettino di origini statunitensi, abate olivetano, attualmente a capo dell’abbazia di Santa Maria Pilastrello di Lendinara, nella diocesi di Rovigo. Nel recente passato è stato nominato da Benedetto XVI prima vicepresidente della Pontificia commissione per i Beni Culturali della Chiesa e vicepresidente della Pontificia commissione di Archeologia Sacra e poi alla guida dell’ufficio della Congregazione del culto divino, impegnato a dare direttive sull’architettura e sulla musica per la liturgia. Una lunga esperienza la sua, non solo nel campo artistico e architettonico, ma anche in quello psicanalitico.
fumetti2Padre Zielinski ha potuto visionare un ampio repertorio di fotografie sui fumetti disegnati nella chiesa di San Martino in Riparotta e parlando con Rimini 2.0 introduce la sua analisi con questa premessa: “Per ciò che riguarda la qualità artistica dei disegni, come pure dei colori e dell’effetto artistico che l’insieme produce, non ho nulla da eccepire. Il fumetto e gli affini cartoni animati sono ormai considerati da molti una forma di arte da non trascurare”. Ma subito dopo avanza enormi riserve: “Ritengo, tuttavia, che una tale forma di arte mal si sposi con il contesto in cui è inserita. La chiesa come luogo liturgico per eccellenza, in cui il popolo di Dio assieme ai sacerdoti celebra il Mistero di Cristo, è un insieme di componenti strettamente legate tra loro e tra loro coerenti nell’attuare quella “actuosa participatio” tanto auspicata fin dal Concilio Vaticano II. La liturgia, dunque, è “fons et culmen” da cui tutto deve prendere inizio e realizzazione. In altre parole la liturgia costituisce la “materia” che auspica bellezza per corrispondere pienamente al proprio mandato cultuale. L’arte non inventa dunque i suoi contenuti, ma li trova nella liturgia. Non inventa neppure lo schema delle strutture che elabora con genialità creativa, poiché questo emerge dalle esigenze rituali”.
Il profondo e autorevole conoscitore di arte sacra, non si ferma qui, e aggiunge: “L’arte infonde bellezza nelle cose per conferire ai riti l’aura sacra che rende visibile l’ineffabile. Pertanto trovo che l’uso di tale forma artistica (il fumetto) crei un effetto straniante e mal si sposi con l’ambiente liturgico, in quanto, anziché condurre l’assemblea verso l’Unum necessarium est, ho il timore che crei un’atmosfera dissonante e di distrazione, fino al pericolo di diventare un vero e proprio disturbo per la celebrazione. Osservando attentamente sia i particolari, sia l’insieme, trovo che il tutto non manifesti un percorso verso il divino, ma costituisca piuttosto un insieme a sé stante”.
Per progettare l’adeguamento liturgico, chiarisce ancora Zielinski, “è necessario evitare tutto ciò che può distogliere dalla celebrazione liturgica, anche quando l’opera appare geniale. In breve il fumetto non può a mio parere avere pretese di diventare arte sacra per la liturgia. Senza dubbio ciò non vuol dire che non possa essere utile all’evangelizzazione e all’insegnamento della fede, ma per far ciò deve trovare i propri contesti adatti che non sono certo gli spazi della chiesa dove si celebra la Sacra Liturgia. Probabilmente sarebbe stato più onesto e generoso invitare con maggiore incisività l’artista a riflettere sui documenti redatti dalla CEI, come la nota pastorale “L’adeguamento delle chiese secondo la riforma liturgica”.”
fumetti5Chissà se la riflessione sia avvenuta o meno, e chissà anche se il progetto sia passato attraverso la Commissione per l’arte sacra e i beni culturali, magari anche solo di quella della Diocesi di Rimini. Quella in scadenza (a breve dovrebbe essere nominata la nuova) era formata da mons. Andrea Baiocchi, direttore; Katja Del Baldo, segretaria; e poi mons. Aldo Amati, Maria Cecilia Antoni, don Matteo Donati, Pier Luigi Foschi (che è stato, a lungo, direttore dei Musei comunali di Rimini), Giovanni Gentili, Piergiorgio Pasini. I fumetti sono passati al vaglio della competente commissione diocesana? Quel che è certo è che il nulla osta diocesano c’è stato sull’altra opera che affresca la chiesa, cioè il soffitto disegnato da Eron, noto street artist. Lo conferma Katja Del Baldo, segretaria della commissione: “Il parere della commissione è stato favorevole, l’artista peraltro fa parte della stessa parrocchia, e il progetto è stato valutato positivamente”. Mentre per quanto riguarda i fumetti resta il dubbio: “Non ricordo che la commissione abbia esaminato il progetto, ma non vorrei che fosse avvenuto proprio il giorno in cui ero assente”, dice Pier Luigi Foschi. Il quale esprime però un giudizio lusinghiero sull’opera, che comunque conosce: “Sinceramente non mi dispiace quel lavoro, intanto perché simpatico, poi eseguito bene da una brava artista, e in una chiesa che tutto sommato è moderna può anche accettarsi una indicazione di questo genere, disinvolto e giovanile”. All’oscuro della realizzazione, invece, è Piergiorgio Pasini, altro componente della commissione “scaduta”: “Io sono mancato qualche volta dalle sedute della commissione e può essere accaduto che ne abbiano discusso in quei giorni. So che sono stati realizzati dei fumetti ma non li ho nemmeno visti e non saprei cosa dirle”.
Comunque siano andate le cose, un’altra luminare in fatto di architettura e arte sacra, boccia senza appello il fumetto in chiesa. Più volte ospite del Meeting di Rimini, dove ha curato diverse mostre, compresa quella sulla nuova Basilica di San Francesco di Paola, Maria Antonietta Crippa, docente al Politecnico di Milano, ricorda di esserci stata in quella chiesetta, “ma prima che facessero la loro comparsa i fumetti, era stata dipinta solo la volta e avevo pensato fra me: se non vanno oltre, rischia di essere un po’ superficiale ma insomma… accettabile”. Invece sono andati oltre. Un curriculum lungo un chilometro, il suo: oltre 300 volumi pubblicati, docente in storia dell’architettura e del restauro, siede nei comitati editoriali e scientifici di diverse riviste specializzate, esperta in storia delle arti del Centro Universitario Cattolico di Roma (Conferenza Episcopale Italiana), nella Commissione Beni culturali e arte sacra della Diocesi di Milano, ha anche coordinato il restauro conservativo della cattedrale di San Vigilio in Trento, ed ha insegnato storia dell’architettura cristiana contemporanea nel Master di 1° e 2° livello in “Architettura, Arti sacre e liturgia” nell’Ateneo romano Pontificio Regina Apostolorum.
fumetti7“Intanto il fumetto è una forma di comunicazione che non ha il minimo di sacralità e di attenzione al valore dell’immagine”, esordisce Maria Antonietta Crippa. “Nello spazio della chiesa l’immagine è sempre entrata in uno stretto rapporto con i contenuti di fede, mentre nel caso dei fumetti trovo che il limite fortissimo sia l’appiattimento del valore dell’immagine, la perdita di differenza dalla comunicazione più semplicistica e banale. Un conto è realizzare un quadernetto, ad esempio, nel quale il fumetto narra la storia di santi, o anche del Papa (come è stato fatto), un conto è portare il fumetto in un luogo destinato alle celebrazioni, che comunque si deve distinguere e deve accogliere la comunità ecclesiale”.
Il parroco ha sostenuto che quei disegni aiuterebbero ad intercettare la sensibilità dell’uomo moderno e a facilitare la trasmissione della fede. Lei sorride e risponde: “L’uomo dei nostri giorni sa ragionare e non è neanche un bambino o un analfabeta. Forse questo sacerdote non si permetterebbe mai di prendere il Vangelo e di girarlo a capriccio per farlo capire di più alla gente, perché la parola di Gesù non la si discute, la si legge così com’è. E allora perché l’immagine non ottiene lo stesso tipo di rispetto e di attenzione? Perché si ha tanta ammirazione per Giotto, per la Cappella degli Scrovegni? Perchè lì il messaggio cristiano si trova incarnato in una concretezza di racconto, che se si vuole ha anche qualcosa di simile al fumetto, ma che non viene meno a nessuno dei valori alti dell’immagine e porta verso una verità. Quel che conta, poi, è saper giocare parola e immagine insieme, non si può farle andare ognuna per conto proprio. Il teologo Hans Urs von Balthasar diceva che se il mondo fosse fatto solo di immagini non potrebbe che risultare tutto irregolare, scoordinato e disordinato. Perché l’immagine ha bisogno di un orientamento di senso per acquistare un significato, ed è il registro sul quale si colloca questo senso che diventa importante”.
Il problema, conclude Maria Antonietta Crippa, non è la sequenza di immagini, propria del fumetto, ma la modalità espressiva, l’impoverimento dell’immagine. “Abbassare l’immagine pensando così di farsi capire meglio dalla gente, a mio parere è un errore, perché invece la gente è perfettamente in grado di comprendere anche una immagine di valore. La cultura cristiana ha prodotto tali capolavori con l’immagine che pensare di scivolare così in basso è veramente una tristezza. Quando vedo quelle semplicissime e popolari madonnine del 300 e 400, mi domando: come è possibile che nel passato il segno fosse tanto dignitoso mentre oggi lo abbiamo così involgarito? Entrando nella Cattedrale di Chartres, prima di tutto si è accolti dal luogo, non si rimane frastornati da qualche particolare fuori posto. Poi si colgono i particolari, tutto costituisce la soglia per passare al mistero e questo perché l’immagine ha avuto una elaborazione teologica ben precisa. La forma di comunicazione può anche essere ingenua, vicino al gusto del tempo, ma mai banale”.

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