Il futuro del Teatro Novelli: due proposte che tengono insieme business e cultura

Il futuro del Teatro Novelli: due proposte che tengono insieme business e cultura

Un parking a più livelli a spese dell’amministrazione, la quale destinerà tutti o parte degli utili per colmare il deficit abnorme della gestione del Galli. Oppure la sede d’una inedita Accademia di livello nazionale su “L’Universo dei Linguaggi”. Anche col fine d’una specializzazione dell’offerta turistica. Il dibattito è aperto.

Il problema della futura destinazione del Teatro Novelli si consuma nella contrapposizione tra business immobiliare da un lato e suo uso culturale dall’altro.
Provo a formulare due proposte (magari solo a titolo esemplificativo) che mettano insieme le due esigenze, altrimenti a prevalere è solo la brutalità degli opposti, produttivisti da una parte e anime belle dall’altra.

Prima soluzione.
Si fa del Novelli un grande parking a più livelli a spese dell’amministrazione, la quale destinerà tutti o parte degli utili per colmare il deficit abnorme della gestione del Galli: colpa di chi l’ha voluto “com’era dov’era” e dei politici, altrettanto colpevoli e opportunisti, che si sono adeguati.
Si tratta insomma di fare un’operazione sì immobiliare, tranne che gli utili devono servire a uno scopo prettamente culturale.

Seconda soluzione.
Dopo una leggera ristrutturazione, si fa del Novelli la sede non d’una Università del Teatro, che è una contraddizione in termini, bensì d’una inedita, originalissima e very successfull Accademia di livello nazionale su “L’Universo dei Linguaggi”.
Innanzitutto in forma d’una “Scuola di Retorica” nella quale giovani e meno giovani possano imparare ciò che nella scuola italiana non si insegna più: parlare in pubblico e scrivere come si deve.
Due cose di cui soprattutto i giovani sono assolutamente mancanti (a suon di “cioè”, “chiaramente”, “nella misura in cui”) e che impedisce loro di affermarsi nella vita e nel lavoro.
Magari affiancata, la Scuola di Retorica, da una “Scuola di Teatro” nonché di “Scenotecnica” sempre di livello nazionale.
Il tutto a fini d’una specializzazione dell’offerta turistica (devono venire da tutt’Italia a frequentare una scuola del genere, magari legata a pacchetti che prevedano mare e sole al mattino e discomusic la sera), onde qualificare non il “prodotto”, ma i tanti “prodotti” turistici magari già in essere.
Essendo la dimensione dell’ospitalità Riminese quantitativamente così massiccia (rispetto, che so io, a Riccione o Viareggio) che non si può sperare di riqualificare tutto in maniera generalista e unidirezionale, a base di sole, mare e piadina come negli anni ‘60.
Rinunciando poi a quella statalizzazione del Divertimentificio a base di Noti Rosa e Molo Street, destinando i fondi fino ad oggi così dilapidati a finanziare tutta una serie di start up all’insegna di tanti “prodotti” che rilancino la nostra offerta, anzi le nostre “offerte” turistiche.
Bischerate?
Certo che sì, però, se qualcuno ha altre proposte, le tiri fuori senza contrapporre semplicisticamente business e cultura, perché si tratta di farli andare insieme, sennò son capaci tutti.

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