"Rimini si può davvero permettere un teatro che non sia quel cubo di cemento del Novelli? Noi crediamo di sì, per una convergenza di dati oggettivi."
“Rimini si può davvero permettere un teatro che non sia quel cubo di cemento del Novelli? Noi crediamo di sì, per una convergenza di dati oggettivi.” Loro credono che Rimini possa permettersi un Teatro Galli che costerà all’incirca 35 milioni di euro (sommando anche i pregressi) solo per riaprirlo e che su 800 posti più di 300 avranno la visuale totalmente o parzialmente oscurata dalle colonne. E forse hanno ragione loro (leggete qui sotto e giudicate). Loro sono Carlo Andrea Bernabè. Tre persone in una. Sarà per questo che oggi nel commento scritto per il Carlino usa il plurale maiestatis. Invece c’è chi pensa che poi gestirlo quel teatro sarà come svenarsi e invece che al bisnonno dell’Apt verrà da pensare a Foscolo: a noi prescrisse il fato illacrimata sepoltura.
IL BISNONNO DELL’APT
di Carlo Andrea Bernabé
Con la finanza che bussa negli asili, l’aeroporto che vola rasoterra e Armani che lascia la piazza, è mai possibile buttare i quattrini in quel baraccone del teatro Galli? «Roba da fighetti», ci ammonisce l’affezionato lettore, che cataloga l’impresa come l’ultima pataccata del sindaco Andrea ‘lustrino’ Gnassi. E se avessero ragione loro, quelli che alla cultura rispondono con il kalashnikov? Rimini si può davvero permettere un teatro che non sia quel cubo di cemento del Novelli? Noi crediamo di sì, per una convergenza di dati oggettivi.
Venerdì, il corso di Forlì paralizzato per la mostra del fotografo Steve McCurry. Rimini, apertura di un pezzo del ‘Galli’: fila in piazza, posti bruciati in poche ore. In tivù, volano gli ascolti di Sky Arte. Segnali, ma siamo sicuri che la Riviera possa offrire soltanto notti rosa o in bianco? Nell’estate del 1857, quando Giuseppe Verdi inaugurava solennemente il teatro Galli, il gonfaloniere di Rimini invitava la cittadinanza ad accogliere i forestieri attesi per il grande evento. Non c’era ancora l’Italia, e già Rimini confezionava uno spottone in chiave turistica; lo show verdiano, affidato alla star del momento, durante la stagione dei bagni. In quel ‘bisnonno’ dell’Apt c’è tutta la prorompente forza del modello riminese, il germe dell’accoglienza, che nei decenni si evolve, diventa moda e poi scolora
nel turismo di massa. Facendo il cammino a ritroso torniamo al ‘Galli’, come mezzo e simbolo di una possibile inversione di marcia. Ma anche occasione di riscatto per una città che ha sepolto una storia gloriosa storia sotto le bombe e settant’anni di torpore.
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