L'idea di realizzare un secondo palazzo dei congressi, dato il fatto che l'attuale è già sold out per tutto il 2026, ha fatto breccia tra le rappresentanze politiche e alberghiere cittadine. Ma è davvero questa una soluzione ai problemi del turismo riminese e, in generale, di una città che per storia e numeri vive ancora appunto di turismo e in particolare di quello balneare ed estivo?
L’idea lanciata dal Sindaco Jamil Sadegholvaad di realizzare un secondo Palacongressi in zona mare si basa sui numeri positivi dell’attuale impianto all’ex fiera, in particolare sul sold out di prenotazioni future dicono, ed è probabilmente per questo che tutti, compreso Fratelli d’Italia (che siede all’opposizione), albergatori e comitati (in particolare quello di Rimini Sud) hanno appoggiato subito il nuovo progetto. Che poi progetto ancora non è, ma va bene così. Non lo è per una serie di ragioni, a partire dal fatto che un immobile di tale portata, sia come volume edificato sia come impatto su viabilità, servizi, parcheggi ecc, non può nemmeno essere immaginato se non c’è prima un luogo preciso in cui collocarlo. Ed è qui il primo segnale che dovrebbe far drizzare le antenne ai riminesi, perché è una storia che si ripete spesso.
Il luogo preciso non c’è, ma c’è un’indicazione del Sindaco, ovvero nella “zona mare”. Che significa tutto ma anche niente, di qua o di là del porto e della nuova darsena? A Miramare così accontentiamo il Comitato Rimini Sud, ma forse andiamo in competizione con il Palacongressi (e gli albergatori) di Riccione? A Viserba-Torre Pedrera, magari al posto di qualche vecchio albergo? E se fosse, quale? O a Marina Centro, dove non c’è spazio nemmeno per uno stallo disabili in più? Più che la “caccia al luogo” sembra la Corrida, ma quella televisiva. Scappa da ridere ad ogni proposta, seppure tutte sono legittime e hanno il loro perché.
E questo è il secondo segnale. Ovvero che in qualsiasi modo la si guardi, Rimini ha dei problemi nella zona mare, quella su cui ancora non si è volutamente cambiare passo.
IL TURISMO
I problemi del turismo sono legati alla destagionalizzazione? La domanda sorge spontanea, vista l’enfasi data al tema (che è nel dna del congressuale, meno nel dna di Rimini che ha ancora il suo core nel balneare). Per cui come risolverebbe i problemi dell’accesso alla spiaggia, della decadenza dell’offerta turistica, della marginalità di molte strutture ricettive, delle normative tecniche che impediscono investimenti di riqualificazione edilizia, della burocrazia che affligge ogni procedura amministrativa legittimativa o dell’invadenza degli enti pubblici nel controllo dell’iniziativa privata? Problemi che bisognerebbe invece affrontare e che rischiano di scalare nell’agenda politica perché ora c’è “il nuov palacongressi da costruire”. Si inizi piuttosto dal modificare il famoso e vetusto vincolo alberghiero con il più moderno vincolo turistico, passando poi a recuperare il grave ritardo con cui rispetto alle possibilità date dalle leggi si parla di condhotel. E allora ci sono appunto gli albergatori, che spingono per un’opera faraonica nella zona turistica così da ridurre le distanze (ma se poi preferissero questa nuova destinazione, quella attuale manterrebbe la stessa attrattività e le stesse prenotazioni?) e valorizzare al tempo stesso anche le proprie strutture. Certo, logico, lineare. Come è appunto la linea dell’associazione, ormai sempre più allineata – scusate il gioco di parole – con quella dell’amministrazione. Però una parolina sugli altri problemi potevano dirla, o era anche questa volta troppo?
PERIFERIE
Ci sono poi i residenti e i commercianti di Miramare che non vedono l’ora che riparta un progetto alla Novarese, ormai ri e ri dimenticata, inutilizzata ma sempre utile quando si parla di grandi opere. Del resto le periferie hanno solo quella di speranza: o fanno una cosa grande, o aspetta e spera che sisteminino i piccoli e grandi problemi. Le “riqualificazioni” si fermano sempre un po’ prima dei punti estremi della città: vale per Miramare, ma anche per Viserba-Torre Pedrera (che proveranno a distaccarsi per diventare centrali), per non dire di tutti i quartieri a monte dell’autostrada. Che la Noverese meriti di meglio è indubbio, ma la sensazione è che si ripeta il giochino delle altre volte: si annuncia un mega progetto per ridarle vita e senso, guarda caso nell’ultima parte della legislatura, e si tiene in vita quest’idea giusto il tempo di passare le elezioni. Poi il progetto si dissolve.
Inoltre, il problema delle ex colonie, che andrebbe affrontato di petto (e lì sì che l’unione delle forze sarebbe decisiva), verrà risolto se passasse l’idea di fare il secondo palacongressi al posto di una delle tante e immense strutture? E allora perché non si è fatto nulla finora, se si può?
LA DISTRAZIONE DI MASSA
Ma ci sono anche tanti che sorridono in questi casi, perché un’idea del genere fa discutere ma fa anche sognare, per cui ci si impegnerà davvero nel tirare per la giacchetta il Sindaco verso la propria soluzione o per presentare progetti a ripetizione. E dentro continuerà a finirci di tutto, come già si sta vedendo, perdendo di vista i singoli problemi, sperando che verranno risolti nell’operazione stessa oppure temendo che vengano risolti, perché anche nel mantenimento degli stessi c’è sicuramente chi ha qualche interesse. Non la città. Non chi la vive. Non chi vi ha investito. Ma qualcuno evidentemente preferisce che certe problematiche non vengano affrontate. Molto meglio immaginare milioni e milioni di euro da spendere in un secondo palacongressi, o gongolarsi mentre va in scena la bagarre per decidere dove dovrà sorgere e, ancora, “incassare” tutto il consenso possibile quando si potranno fare le scelte discrezionali del caso (tutte previste dalle norme, ovviamente), che in un’operazione del genere sono presumibilmente tantissime.


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