Stefano Massini, uno dei più importanti drammaturghi italiani al mondo, ha appena pubblicato per Einaudi "Una quadrilogia", legato a doppio filo con Riccione. E sono i dieci anni dalla morte di Enzo Biagi, che ha vinto il Premio Riccione nel 1953. Riccionesi, non di sole querelle politiche vive una città!
Cerco di scrivere in modo facile, perché capiscano tutti.
a) Stefano Massini è uno dei più importanti drammaturghi italiani al mondo.
b) Stefano Massini è quello che ha scritto la Lehman Trilogy (Einaudi, 2014), che poi è evoluto in Qualcosa sui Lehman (Mondadori, 2016), che è l’ultima cosa messa in scena da Luca Ronconi con, tra gli altri, Massimo De Francovich, Fabrizio Gifuni, Massimo Popolizio.
c) Luca Ronconi è morto nel 2015, riconosciuto come il regista più innovativo del teatro italiano.
d) Luca Ronconi è stato per diverse annate uno dei giurati del Premio per la drammaturgia che è riconosciuto come il “massimo riconoscimento per la scrittura teatrale in Italia”. (tenetelo a mente).
e) Stefano Massini, tra le tante cose, ha scritto, nel 2014, 7 minuti, andato nei teatri di tutta Italia per la regia di Alessandro Gassmann e la presenza scenica di Ottavia Piccolo. L’anno scorso 7 minuti è diventato un film di Michele Placido con un cast pieno di vip, tra cui Ambra Angiolini, Cristiana Capotondi, Fiorella Mannoia.
f) Stefano Massini è “consulente artistico” del Piccolo Teatro di Milano, che è il massimo teatro d’Italia.
g) Stefano Massini ha appena pubblicato per l’editore Einaudi Una quadrilogia, che raduna i suoi primi quattro lavori. Tra questi, spicca L’odore assordante del bianco che, si legge nella ‘quarta’, “aveva vinto il premio Tondelli nel 2005”.
h) La nota biografica di Stefano Massini, pubblicata dal Piccolo Teatro di Milano, ci informa che il Premio Tondelli è il “massimo riconoscimento per la scrittura teatrale in Italia”.
Ora dovete mettere insieme a+b+c+d+e+f+g+h. Il risultato fa: Riccione. Il Premio Tondelli, infatti, è l’emanazione under 30 del Premio Riccione. Si chiama “Tondelli” in memoria di Pier Vittorio Tondelli, scrittore di culto negli anni Ottanta e Novanta, che nel 1985 – l’anno in cui, per inciso, pubblica Rimini – vince il Premio Riccione, appunto, con Dinner Party. C’è anche una ragione in più. Tondelli, che muore nel 1991, è il co-autore, nell’estate del 1990, in concomitanza con la quarantesima edizione del Premio Riccione, di Ricordando Fascinosa Riccione, una mostra-monstre su “Personaggi, spettacolo, mode e cultura di una capitale balneare”. Nello specifico – e questo è un contributo prezioso di una intelligenza generosissima – Tondelli stila il primo tentativo di una antologia di “Immagini letterarie di Riccione e della riviera adriatica”. Per intenderci: allinea gli scrittori che hanno scritto della Riviera. Da Giorgio Bassani ad Alberto Arbasino, da Mario Luzi a Sibilla Aleramo e Giovannino Guareschi. Il Premio intitolato a Tondelli esiste dal 1999, lo ha vinto, per la prima volta, Fausto Paravidino, che è uno dei drammaturghi italiani più rappresentati nel mondo, con 2 fratelli. Attualmente, Paravidino è il presidente della giuria del Premio Riccione e se volete vederlo lo vedete il prossimo 2 aprile, a Riccione, porterà in teatro – ribattezzato Spazio Tondelli – I vicini. Nel 2005, appunto, la giuria del Premio Riccione, presieduta da Franco Quadri e con Luca Ronconi al banco, assegna il “Tondelli” a Stefano Massini per quel testo, L’odore assordante del bianco, che narra “la tragedia di Vincent Van Gogh rinchiuso nel manicomio di St. Paul” e “il disperato bisogno di vita del grande pittore” reso con “una scrittura limpida, tesa, di rara immediatezza drammatica” (così il verbale della Giuria).
Eccheccenefrega? Ve lo dico io. Quest’anno il Premio Riccione compie 70 anni. Dal Premio Riccione sono passati i più grandi registi d’Italia (Luca Ronconi) e i più premiati drammaturghi di oggi (Stefano Massini). Sono stati premiati: Italo Calvino prima che diventasse Italo Calvino e Enzo Biagi prima di diventare il più importante giornalista del Belpaese; Tullio Pinelli, braccio destro di Federico Fellini, e Dacia Maraini, che ha il record di premi e di segnalazioni (quattro) ed è una delle scrittrici più amate del tempo presente. E tantissimi altri. Tutti ben stipati in una tesoreria, gli archivi del Premio Riccione, che giace nei sotterranei della Biblioteca civica riccionese, nell’incivile disinteresse di quasi tutti. Detto altrimenti: il Premio Riccione – fondato dal primo Sindaco riccionese, Gianni Quondamatteo, insieme all’artista bolognese Paolo Bignami – e il suo archivio sono l’unico patrimonio ‘storico’ di cui Riccione possa vantarsi. Invece… In sede di forsennata campagna elettorale papabili Sindaci di destra di sinistra di centro o di altro parlano di ogni sciocchezza tranne che dell’unica cosa rilevante. I 70 anni del Premio Riccione. Miniera non tanto di nostalgici e non solo di bibliomani. Ma di imprenditori della cultura che muove le tivù di Stato, i finanziamenti europei, i turisti. Un esempio? Eccolo. Sono i dieci anni dalla morte di Enzo Biagi. Che ha vinto il Premio Riccione nel 1953. Basta recuperare i testi, contattare gli eredi, telefonare in Senato, invitare il Presidente della Repubblica. Capito? Svegliatevi, gente.
Davide Brullo
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