Imprese edili improvvisate per trarre vantaggio dai “bonus”: parlano Ance e Cgil

Imprese edili improvvisate per trarre vantaggio dai “bonus”: parlano Ance e Cgil

Dopo i numeri pubblicati da Rimini 2.0, che confermano anche in provincia di Rimini un forte e sospetto aumento di realtà che operano nel mondo delle costruzioni, guarda caso proprio in coincidenza con i ghiotti incentivi statali, abbiamo chiesto al presidente di Ance Romagna, Ulisse Pesaresi, e al segretario Fillea Cgil, Renzo Crociati, il loro punto di vista. Ecco le interviste, che spiattellano preoccupazioni, analisi, impegni e anche fenomeni un po' allarmanti.

Ulisse Pesaresi. Il presidente Ance Romagna.

«In questa fase si concentrano diversi problemi. Veniamo da un periodo che ha visto depauperare le professionalità del settore a seguito della crisi dell’edilizia. Dall’esterno poteva sembrare una questione ininfluente, invece lo si capisce oggi che ininfluente non lo era per niente, quando l’incremento del lavoro in edilizia, legato in buona parte ai vari bonus decisi dal governo, porta allo scoperto la situazione denunciata da Ance e di cui vi siete occupati voi di Rimini 2.0». Chi parla è Ulisse Pesaresi (nella foto), presidente di Ance Romagna, l’associazione dei costruttori edili, da una vita nel settore e dunque ben consapevole delle vulnerabilità che sono maturate.

Allora Pesaresi, i dati che abbiamo pubblicato dicono che anche in Romagna, e in provincia a Rimini i numeri sono i più alti, negli ultimi mesi c’è stata una proliferazione sospetta di imprese edili: cosa sta succedendo?
Diciamo che oltre al pregresso al quale facevo cenno, c’è anche un tema legato all’attualità e che risponde ad una semplice legge di mercato: dal momento che si sono create le condizioni – grazie a Superbonus, bonus facciate e altro – di un forte incremento degli interventi in edilizia, che prevedono tempi stretti di realizzazione, è chiaro che il problema sia esploso.

Con quali conseguenze?
Ne risente inevitabilmente il mondo dell’edilizia, perché la domanda cerca professionalità che non ci sono in misura proporzionata alla richiesta, e sono spuntate anche imprese improvvisate.

Nel nostro articolo mettiamo in luce come il picco delle imprese edili che si registra negli ultimi sei mesi del 2021 in Romagna, e a Rimini in modo particolare, sembra andare di pari passo con l’impennata di imprese straniere nel settore delle costruzioni.
Non è un caso, a mio parere. Ovviamente non ho nulla in contrario alle imprese straniere, sia chiaro. Nelle nostre aziende utilizziamo il 30-40% di personale straniero, abbiamo capi cantiere stranieri, quindi nulla da dire. Ma diverso è quando dei soggetti, che non sono imprese strutturate, decidono di prendere dei lavori senza averne le competenze. Adesso va di moda la figura del general contractor…

Ovvero?
Diciamo, semplificando, che spesso è uno che non ha una struttura e che in buona sostanza si avvale di artigiani.

E quali sono i rischi connessi?
Ne va di mezzo l’immagine di tutti, soprattutto delle imprese serie. Anzitutto c’è un tema di sicurezza, perché se si utilizza personale non formato il rischio che nei cantieri si verifichino degli incidenti è alto. In edilizia la sicurezza non è una formalità, un optional, ma è una cosa seria che va trattata in modo altrettanto serio. La manodopera deve essere formata come si deve.
Poi c’è anche un altro risvolto della medaglia. Se chi interviene non è all’altezza, ne risente senza dubbio la qualità finale dell’intervento. Ma ci possono essere anche ripercussioni di tipo economico: se le pratiche per i bonus vengono fatte alla garibaldina, da chi non sa bene come muoversi, possono saltare anche gli incentivi.

Lei è in questo settore da tanto tempo e non si può non farle una domanda molto diretta: chi è che si improvvisa? Da chi è formata questa sacca di imprese che spuntano con perfetto tempismo per accaparrarsi i lavori?
A volte sono artigiani che prima lavoravano per una impresa e adesso si mettono in proprio. Uno che faceva semplicemente gli intonaci, ad esempio, ora si mette sul mercato con mansioni ben più ampie e complesse.

Quale consiglio si sente di dare a chi ha in animo di utilizzare i benefici dei bonus?
Aprire gli occhi prima, e non dopo, quando ormai è troppo tardi. E’ sbagliato pensare che siccome paga lo Stato… Molte volte il committente si lascia tentare anche da personaggi un po’ borderline perché ritiene che tanto utilizzerà denaro pubblico. Oltre ad essere un errore in sé questo ragionamento, non è poi vero che il committente non paga. Mi pare che girino contratti con cifre “gonfiate”, maggiorati anche del 30%. Ma allora non è più un Superbonus 110%, ma qualcosa di diverso.

Quindi sarebbe meglio non avere fretta di accaparrarsi i bonus, scegliendo in modo oculato e affidandosi a imprese serie.
Certo, meglio fare con calma e bene che incappare in spiacevoli sorprese. Meglio informarsi prima di mettersi nelle mani delle persone “sbagliate”. E’ impossibile, ad esempio, che una impresa di tre persone possa gestire tanti cantieri. Dovrebbe bastare questo per fare aprire gli occhi.

C’è qualche rimedio per tentare almeno di arginare questa situazione?
Noi poveri mortali di provincia possiamo fare ben poco. Ance in tempi non sospetti ha esposto chiaramente la contraddizione di fondo. Non è ammissibile che qualcuno possa alzare un grattacielo improvvisandosi costruttore edile con la semplice iscrizione alla Camera di Commercio, perché è questo che si consente di fare, salvo poi sorprendersi delle morti sul lavoro. Se lei guarda la rassegna stampa di una decina d’anni fa vedrà che noi dicevamo queste cose, ma chi avrebbe dovuto decidere non l’ha fatto. E oggi siamo qui a ragionare del boom “mordi e fuggi” delle imprese edili. Per aprire un bar occorre “andare a scuola”, per aprire una impresa edile no. Un sistema di qualificazione per chi utilizza incentivi fiscali pagati dallo Stato è necessario anche nel settore privato. Ance chiede che ciò avvenga per lavori di importo superiore a 258mila euro.
Al momento, sperando che il legislatore non tardi a decidere, molto è quindi affidato alla responsabilità del committente. Ripeto: prima di affidarsi a qualcuno è meglio sondare il terreno. La fretta è spesso cattiva consigliera. E va anche detto che in questa fase si rischia di incappare in prezzi fuori controllo. E’ così anche nei lavori normali… In un settore come il nostro, dove il costo del metano che alimenta i nostri mezzi è salito alle stelle, registriamo spese che lievitano di milioni di euro.

Crociati (Fillea Cgil): «C’è il rischio di vedere spazzate via molte aziende del territorio»

Renzo Crociati della Fillea Cgil.

«La priorità è qualificare il nostro apparato produttivo, non farlo significherebbe in questa fase storica perdere una grandissima occasione». E’ il punto fermo che Renzo Crociati – nella foto – segretario di Fillea (la categoria dei lavoratori delle costruzioni) Cgil Rimini rivendica con forza.

Segretario, qual è il vulnus che colpisce il mondo delle costruzioni?
Direi una condizione di schiacciamento verso il basso del lavoro, per questo pongo l’accento sulla priorità di qualificare, sotto due aspetti: far crescere le imprese sia in termini di dimensioni che di capacità di investimento, perché soprattutto quelle locali sono normalmente aziende molto piccole e sottocapitalizzate. E se non andremo abbastanza rapidamente in questa direzione, molto probabilmente a breve verranno spazzate via molte aziende da una speculazione che non ha precedenti. A livello nazionale sono oltre 20mila quelle nuove nate in tempi recenti, e non poche per speculare sul Superbonus.

Di che tipo di aziende stiamo parlando?
Molto spesso sono aziende non strutturate, spesso improvvisate, che inseguono lo sconto sfruttando squadre di cottimisti, finte partite Iva e altro ancora. In questo momento nei cantieri si sta lavorando in maniera troppo veloce per “agguantare” i bonus, che hanno scadenze ben precise da rispettare, e la domanda è molto superiore all’offerta.
Le imprese del territorio hanno lavori per i prossimi anni, le richieste stanno aumentando e sono sbarcate aziende nuove con le caratteristiche che le dicevo, una buona parte sono straniere ma negli ultimi mesi se ne sono viste parecchie anche provenienti dal sud.
Un altro dato significativo che riguarda le imprese locali è questo: per il 90% hanno un fatturato inferiore a 500mila euro e una media di dipendenti sotto i 2,5.

Come sindacato cosa state facendo?
A livello locale abbiamo avviato un percorso di formazione tramite le nostre scuole edili, ma puntiamo molto anche sul confronto con tutti i soggetti di riferimento del territorio, ovvero le associazioni datoriali, le istituzioni… per aggiornare i protocolli sugli appalti e affrontare le criticità. E’ fondamentale che nei cantieri e negli appalti venga prima di tutto applicato il contratto dell’edilizia, il solo che prevede la formazione obbligatoria, ma anche che si continui a perseguire l’obiettivo di contrastare la logica del massimo ribasso soprattuto nei lavori pubblici. Sul versante nazionale sono state ottenute conquiste estremamente importanti: dal Durc di congruità (il numero di lavoratori deve essere congruo al valore del lavoro del cantiere) al fatto che nelle commesse pubbliche i lavoratori dei subappalti devono ricevere lo stesso trattamento economico e normativo dei lavoratori dell’appalto, come ha stabilito il decreto semplificazioni. Il vero successo sarebbe riuscire a portare a casa questo risultato anche nel privato. Il settore delle costruzioni è in crescita ma ciò si accompagna anche da un aumento degli infortuni e delle morti sul lavoro: in Italia circa il 30% delle morti (1.044 in totale) avvenute nel 2021 hanno interessato il settore delle costruzioni.

La sicurezza sul lavoro è il grande buco nero, se ne parla in continuazione ma senza che le cose cambino davvero. In provincia di Rimini gli infortuni sono stati ben 3.018 nel 2020, collocandosi al quarto posto in regione, con un indice di rischio infortunio del 2,1, quando quello nazionale è pari a 1,6 ogni cento lavoratori. E anche dal punto di vista degli infortuni mortali la provincia di Rimini non è messa bene.
E’ la grande sfida che abbiamo davanti. Il sindacato sta facendo la propria parte con proposte concrete: è assolutamente prioritario investire di più sull’attività di prevenzione e di controllo da parte degli organi preposti e introdurre misure efficaci. Ad esempio la “patente a punti”, simile al meccanismo che è stato pensato per chi guida un veicolo, ma nel nostro caso legandola alle imprese con lo scopo di premiare chi investe in sicurezza e “colpire” chi non lo fa e magari, nonostante abbia anche ricevuto una condanna, si limita a cambiare nome all’impresa ma non la sostanza, continuando a sfruttare i lavoratori e la loro salute. O anche l’aggravante di omicidio sul lavoro.

Avete davanti una prova impegnativa…
Sicuramente sì, ma non è appena una partita del sindacato, piuttosto va vista come un’azione di sistema per mettere mano ai nodi di fondo: contrastare la precarietà e il lavoro nero, qualificare le imprese e i lavoratori… Non a caso nei giorni scorsi abbiamo avuto un confronto con l’assessore ai lavori pubblici del Comune di Rimini, Mattia Morolli, e abbiamo già inoltrato una richiesta di incontro al presidente della Provincia Riziero Santi per andare ad aggiornare il protocollo sugli appalti.

COMMENTI

DISQUS: 0