Ricordate i project del lungomare spuntati sotto la giunta Ravaioli&Melucci? Rimini come Dubai. L'autore era l'archistar francese che ad Abu Dhabi ha progettato una città museo da favola. Da noi è stato affossato dalla intellighenzia di sinistra e definitivamente sepolto dal sindaco Gnassi. In attesa del parco del mare.
Esigenti i riminesi, un filino troppo. Bisogna andare indietro di qualche anno per ricordare cosa lega il nome dell’archistar francese con la città di Rimini. La strana coppia di palazzo Garampi, Alberto Ravaioli & Maurizio Melucci, si era messa in testa una faraonica idea. Della serie: ve la diamo noi la “cartolina” di Rimini! Di cosa stiamo parlando? Diciamolo col titolo che sparò il Corriere della Sera il 26 luglio 2008: “Rimini come Dubai, in soli tre anni”. E l’incipit era questo: “Un po’ Barcellona, un po’ Bilbao. Un po’ Capocabana. E, come sfondo, grattacieli che ricordano i profili di Dubai”. Si sa che la stampa ci mette poco a esagerare, ma stavolta la sostanza c’era tutta.
Jean Nouvel (per Coopsette) disegnò la trasformazione avveniristica di un tratto del lungomare di Rimini, quello compreso fra piazzale Boscovich e piazzale Kennedy, avendo la meglio su Julien de Smedt (Studio Altieri). Norman Foster (Gecos) fece altrettanto per il tratto da piazzale Kennedy a piazza Marvelli.
Questi i progetti partecipanti ai due avvisi pubblici di project financing usciti dal cilindro del Comune di Rimini per il nuovo waterfront urbano. Una rivoluzione assoluta, un cambio di paradigma: “Dai plastici emerge una Rimini da fantascienza. Tappeti di “onde” di vetro, di cemento e di giardini che declinano verso il mare Adriatico. Il vecchio Kursaal riportato in vita sotto forma di struttura avveniristica a forma di cuore. Parcheggi sotterranei per migliaia di auto. Pannelli fotovoltaici ad illuminare chilometri di viali. Il parco del Grand Hotel che si trasforma in passerella verso il mare”, raccontava il Corsera.
L’impatto dei progetti fu talmente forte sulla città (prima che per le cosiddette cubature, per il ribaltamento di prospettiva che abbozzava una Rimini totalmente altra) che si cominciò subito a lavorare di “silenziatore”. Prima la commissione, che dopo ventidue sedute (22) scegliendo l’opera immaginata da Nouvel, fece un lungo elenco di “criticità” da correggere ai fini del “pubblico interesse”. Poi la vera e propria rivolta capeggiata dagli intellettuali della sinistra riminese, fra i quali Vittorio D’Augusta e Piero Meldini. Il primo così argomentò: “Per chi le vogliamo realizzare tutte queste nuove opere? Chi si potrà permettere di andare a fare una vacanza nel grattacielo di Foster? Solo i ricchi… Ma allora dobbiamo capirci: è questo il turismo che vogliamo, oppure preferiamo i turisti ‘tradizionali’, quelli che vengono per la vacanza al mare a Rimini e magari si fanno anche un giro in centro storico o sulle nostre colline?” E Meldini: “Io ho paura, perché so che alla fine qualcosa i nostri amministratori vorranno realizzare di questi progetti. Ma dico: che bisogno abbiamo del lungomare a vele di de Smedt? A Secondigliano avevano creato un progetto simile, e poi le hanno dovuto abbattere. Meglio allora il lungomare di Misano“.
Si sbagliava Meldini. Non se n’è fatto niente. La coppia amministrativa Ravaioli-Melucci era guardata con sospetto a prescindere, a differenza del loro giovane successore a palazzo Garampi, che può fare di tutto senza incontrare resistenze de’ sinistra. All’epoca, poi, la Soprintendenza diceva dei no (ed espresse parere negativo sulla arena-Kursaal), E sarà proprio il novello Malafesta a seppellire definitivamente la cartolina di cui si è detto, perché “meglio togliere, che aggiungere, sul lungomare”, secondo la filosofia di Gnassi, che però stando ai conti fatti da Gioenzo Renzi, col suo parco del mare farà una colata di cemento.
Ma chi l’ha visto il parco del mare, tolto il tabellone pubblicità&progresso davanti a palazzo Garampi? Almeno i “cementificatori” della vecchia gestione i progetti li discutevano in consiglio comunale.
E arriviamo così all’ultima mirabilia di Jean Nouvel. Sabato 11 novembre s’inaugura il kolossal da lui progettato e voluto dagli Emirati Arabi Uniti, una città museo di 97 mila metri quadri di superficie, 6.400 occupati da mostre, 620 opere (per ora), buona parte provenienti dal Louvre ed altri musei francesi, compreso il Ritratto di Dama di Leonardo e l’Autoritratto di Vincent Van Gogh. In mezzo all’acqua, un’isola che ha richiesto dieci anni di lavori, e già le sue immagini hanno fatto il giro del mondo, con la grande cupola di 180 metri composta da 8 mila singole stelle metalliche. Ci sa fare Jean Nouvel con la grandeur e in contesti di acqua e sabbia fa meraviglie. Ma portatelo a Rimini, dove acqua e sabbia non mancano, e nemmeno lui riuscirà nell’impresa.
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