"E' possibile rintracciare nella Sacra Scrittura o nella tradizione cattolica una qualche legittimazione dell’omicidio? Perché allora preti e vescovi tacciono di fronte all’aborto? E’ possibile trovare una fonte divina che consenta l’interpretazione indipendente della propria persona fino a legittimare ad esempio l’omosessualità e ciò che ne consegue? E se no, perché la maggior parte delle persone di chiesa osserva in merito il più rigoroso silenzio?". Così con Carlo Rusconi domenica all'omelia.
Ad ascoltare le prediche domenicali in una qualsiasi chiesa non capita spesso d’imbattersi in una omelia che entra in medias res così incisivamente ed esplicitamente e con accenti di attualità sociale e politica sulla base di quanto ascoltato nella prima parte della messa, dove si sente (ma quasi mai e per la maggior parte dei fedeli si ascolta) quella che la chiesa considera ed è in realtà la Parola di Dio. Ma ora parliamo di don Carlo Rusconi, un sacerdote riminese di 78 anni, ordinato nel 1966 il cui curriculum di studioso e pastorale vi risparmio per non allargarmi (e vergognarmi) troppo per la verità. Basti sapere che si tratta di un linguista biblista come se ne trovano pochi in giro non solo nel nostro paese. Basti infine quel che lui dice di sé stesso, non nascondendo una buona dose di autoironia: “Sono solo un vecchio prete che passa le sue giornate a leggere la Bibbia”. In questo periodo don Rusconi celebra la messa domenicale nel pomeriggio al santuario delle Grazie sul colle di Covignano. Proprio lì domenica 23 agosto, don Carlo ha fatto un’omelia degna di nota e, a quel che ci risulta, fonte di accese discussioni. Si perché il vangelo riproponeva la domanda di Gesù ai discepoli: “Ma voi chi dite che io sia” e la risposta “esatta” di Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. E’ chiaro che si tratta di una questione fondamentale per chi frequenta le messe domenicali e si dice cristiano, ma anche per coloro che in chiesa non ci vanno e tuttavia non rinunciano a farsi domande circa il senso della vita. Una questione fondamentale al punto che don Carlo Rusconi, che generalmente pur seguendo una guida scritta preparata prima della messa, esegue a braccio la sua omelia, domenica invece l’ha interamente letta, forzato a questo, ha detto, dalla possibilità che quello che aveva intenzione di dire “venisse frainteso”. Ecco il testo che riportiamo integralmente:
“L’interrogativo proposto da Gesù ai dodici è tale da non ammettere equivoci e ad esso, per ciò che Gesù è e manifesta di essere, è possibile rispondere solo come Pietro risponde. Ogni altra risposta mostra di non essere aderente alla verità di Lui e di ciò che Egli è, e di muoversi da un intelletto equivoco; cioè mosso da un pregiudizio personale o indotto. Tale equivoco, nella continuità della vita della chiesa, può anche in qualche modo perpetuarsi o perché gli uomini del mondo tentano sempre di smorzare la reale aggressività d’una presenza soprannaturale nella loro vita; o perché il linguaggio (non la sostanza) della chiesa, magari per l’intenzione degli uomini di rendersi più vicini e comprensibili al mondo, del mondo assume l’espressione. O perché le circostanze del momento storico spingono gli uomini di chiesa a ritenere opportuno il tacere. Queste tre possibilità d’origine dell’equivoco occorre avere presente osservando il nostro momento storico. La prima possibilità, cioè che il mondo si difenda da Cristo, non intendo esaminarla. In qualche modo non ci riguarda o meglio speriamo non ci riguardi. Le altre due possibilità possono invece riguardarci: o per la nostra confusione di idee o per la nostra viltà”.
E poi ha aggiunto: “Contro nessuno intendo puntare il dito. Intendo invece proporre qualche criterio di discernimento ponendo alcuni interrogativi: è possibile rintracciare nella Sacra Scrittura o nella tradizione cattolica una qualche legittimazione dell’omicidio? Perché allora preti e vescovi tacciono di fronte all’aborto? E’ possibile trovare una fonte divina che consenta l’interpretazione indipendente della propria persona fino a legittimare ad esempio l’omosessualità e ciò che ne consegue? E se no, perché la maggior parte delle persone di chiesa osserva in merito il più rigoroso silenzio? Non faccio altri esempi ma mi chiedo se è possibile che questi silenzi siano determinati dalla preoccupazione di non alterare gli equilibri economici e politici che la nostra chiesa crede di avere raggiunto? Vorrei che questi interrogativi restassero in noi come un tormento perché la domanda di Cristo ai discepoli non rimanga solo un interrogativo retorico. Le ultime considerazioni che ho proposto potrebbe parere che poco avessero a che vedere con il dialogo fra Cristo e Pietro ma v’invito a considerare che l’unica verità d’ogni realtà è Cristo. E che quindi il problema unico è ravvisare dovunque il Suo unico volto, al di là di ogni limite storico e di ogni interesse contingente che comunque, sotto qualsiasi veste, nasconde l’inganno di Satana, re della divisione e della menzogna”.
COMMENTI