La crisi nel riminese: nel 2014 persi 2 mila posti di lavoro e più di 50 aziende sono fallite

La crisi nel riminese: nel 2014 persi 2 mila posti di lavoro e più di 50 aziende sono fallite

CGIL, CISL e UIL, Unindustria Rimini e Ance Rimini, dopo l'allarme sul difficile stato dell’economia del territorio lanciato lo scorso ottobre, tornan

CGIL, CISL e UIL, Unindustria Rimini e Ance Rimini, dopo l’allarme sul difficile stato dell’economia del territorio lanciato lo scorso ottobre, tornano a porre l’attenzione sulla gravità della situazione. Da qui il nuovo appello alle pubbliche amministrazioni e la richiesta di maggiore attenzione nei confronti dei lavoratori e degli imprenditori del manifatturiero e soprattutto verso quelli delle costruzioni che ancora resta il settore maggiormente colpito. A lanciarlo il segretario generale Cisl Romagna Massimo Fossati, la segretaria generale della Uil Rimini Giuseppina Morolli, il numero uno della Cgil Graziano Urbinati, il presidente di Unindustria Rimini Paolo Maggioli e il presidente di Ance Rimini Ulisse Pesaresi.

“Il manifatturiero, nonostante sia insieme al turismo il pilastro portante dell’economia del territorio, meriterebbe di essere tenuto nella considerazione che gli compete anche in relazione al rilevantissimo valore aggiunto che distribuisce sul territorio. Soprattutto per le costruzioni è necessaria una scossa affinché possa riprendersi. Il manifatturiero impiega la più alta percentuale di forza lavoro annuale e richiede maggior attenzione per poter riprendere la via della crescita. Se le aziende non possono sviluppare il loro potenziale, sicuramente a causa della crisi, ma anche a causa dei lacci e lacciuoli  delle pubbliche amministrazioni, non crescono e addirittura muoiono e con loro spariscono i posti di lavoro e i progetti di vita delle famiglie”.

I dati. Nel 2014 si sono persi ulteriori 2000 posti di lavoro. I lavoratori in cassa integrazione sono oltre 5000, ai quali si aggiungono quelli oggetto di contratti di solidarietà. Da gennaio a ottobre le ore di cassa integrazione sono pari a 7,85 milioni (450 mila in più del pari periodo 2013). L’88% degli avviamenti al lavoro avviene con rapporti di lavoro a termine: tempo determinato, collaborazioni a progetto ed occasionali, atipici utilizzati in modo improprio, lavoro a chiamata, false partita iva ed esplosione dell’utilizzo dei voucher (34.000 erogati dall’Inps, di cui 14.000 da gennaio ad ottobre e 20.000 nell’anno 2013).
Da gennaio a oggi sono fallite più di 50 aziende.

L’indagine flash, riferita al periodo settembre/ottobre 2014, realizzata da Unindustria Rimini fra gli associati denota che la congiuntura sembra rallentare la caduta, ma persiste ancora la piena crisi.
Produzione nel consuntivo: il 39,53% del campione dichiara un aumento e il 37,21% stazionarietà, mentre per il 13,95% è in calo.
Maggiore prudenza nei dati previsionali: il 51,16% dichiara stazionarietà, il 20,93% un aumento e il 18,60% un calo.
Gli ordini interni nel consuntivo sono in aumento e stazionari per il 34,88% e in calo per 25,88%, nelle previsioni sono stazionari per il 55,81% del campione, in calo per il 25,58% e in crescita per il 13,95%.
Gli ordini esteri nel consuntivo sono stazionari per il 30,23%, in aumento per il 23,26% e in calo per l’11,63%; Nelle previsioni sono stazionari per il 41,86%, in calo per il 13,95% e in crescita per l’11,63%.
Anche gli investimenti sono stazionari per la maggior parte del campione sia nel consuntivo che nelle previsioni, rispettivamente 46,51% e 51,16%.
Sinteticamente tutti i dati confermano che siamo ancora lontani da un’inversione di tendenza e tale riflessione sul piano locale viene confermata anche dal Centro Studi di Confindustria che per il 2014 prevede un pil in negativo.

Anche la situazione del credito è difficile. Banca Italia rileva che nella nostra provincia, nel periodo settembre-agosto 2014, i depositi sono diminuiti per le imprese (-11,96%), per le famiglie (-0,08%) e per le Pubbliche Amministrazioni (- 6,89%). Gli impieghi accordati sono del -2,4% (pari a 126 milioni di euro) per le aziende, del 0,04% per le famiglie e 0,7% per PA.
Uno stato confermato anche dall’indagine rapida sul credito realizzata da Unindustria Rimini fra gli associati. Il 57,50% del campione ha dichiarato che nell’ultimo bimestre (dati settembre 2014) la concessione del credito è stata più selettiva e il 64,10% sostiene che sia in atto un razionamento del credito. Per il 68,42% si allungano i tempi di delibera per la concessione dei fidi.

Ancora più critici i numeri dell’edilizia. Nel riminese, nell’ultimo anno, sono diminuiti drasticamente il numero delle aziende edili e i posti di lavoro. Le aziende iscritte alla Cassa Mutua Edile di Rimini, dal settembre 2013 all’ottobre 2014, sono passate da 528 a 457 (- 23%). Un calo ancora più esponenziale e accelerato se si considera che negli ultimi sei anni la variazione è stata del – 42% (nel 2008 le aziende iscritte erano 788).
Il numero dei lavoratori sono passati dai 2.923 del 2013 ai 2.049 del 2014 (- 17,58%). Nel 2008 erano 4.572 (- 47%). In regione, dal 2008 al 2012, 8.347 imprese edili sono uscite dal mercato (dati Ance Emilia Romagna). La variazione dei permessi di costruire (nuovo e ampliamenti) nel periodo 2005-2012 ha subito una variazione del – 85%.
“Che fine ha fatto il Piano Strategico?”, si chiedono sindacati, Unindustria e Ance. “E’ arrivata l’ora di fare atterrare i progetti, dalle strategie occorre passare ai fatti. Pochi punti chiari, ma precisi e applicabili nell’immediato”. Ma non mancano nemmeno le proposte.

Attrattività del territorio. “Come rappresentanti della forza lavoro ed imprenditori, vogliamo far crescere l’industria ecosostenibile. Nell’ambito delle autonomie locali le amministrazioni devono avere un occhio di riguardo per le imprese, perché se continuerà l’aumento delle tasse (IMU-TASI-TARI) non solo non ci saranno nuove aziende interessate ad investire in provincia, ma anche quelle presenti saranno fortemente motivate ad andarsene. Apprezziamo il progetto “No Tax Area” del comune di Rimini, ma a noi sembra appena un inizio perché la portata è molto limitata”. Senza dimenticare la modernizzazione dei servizi, partendo ad esempio dalla Banda Larga.

Collegamenti rafforzati. “La provincia non può essere tagliata fuori dall’Alta Velocità, non può avere collegamenti stradali inadeguati (bene la Terza Corsia dell’A14, ma rimangono ancora nodi sulla Statale 16 e in altri collegamenti strategici, come la E45) e ovviamente necessità di un aeroporto che funzioni”.

Competenze diffuse. “Siamo soddisfatti della presenza e dell’azione del Campus di Rimini, ma occorre far crescere la cultura diffusa nel nostro territorio con particolare riguardo alle competenze utili alle imprese. In questo quadro è necessario che il Campus di Rimini e il Tecnopolo, creino una rete di rapporti con l’Alma Mater e con gli altri campus e tecnopoli al fine d’integrarle con le competenze di altri dipartimenti non presenti a Rimini, utili però allo sviluppo delle aziende”.

Servizi efficienti. “Resta centrale il tema della burocrazia che continua ad essere la palla al piede dello sviluppo. Le Amministrazioni locali dovrebbero individuare un modello organizzativo omogeneo capace di ridurre i tempi di attesa delle pratiche relative ai permessi di costruzione e di ristrutturazione (applicando le normative nazionali e stabilendo tempistiche standard oltre le quali si applica il silenzio assenso)”.

Altro capitolo è quello delle ristrutturazioni e riqualificazioni, campo di lavoro sul quale investire partendo dal distretto turistico affinché l’industria dell’ospitalità e dell’accoglienza continui ad essere competitiva nel mercato globale.
“Sono 4 anni che aspettiamo la ristrutturazione del Lungomare. Quando? Anche il Centro Storico va riqualificato specialmente con la possibilità di frazionare le grandi unità immobiliari. Per farlo le imprese, gli operatori del settore e i privati, devono avere a disposizione normative urbanistiche e percorsi burocratici pensati in quest’ottica.
Per l’ennesima volta ribadiamo: l’idea del non consumo del territorio è stata recepita e condivisa. Siamo convinti che non bisogna più usare con leggerezza la risorsa suolo, ma nel contempo, gli imprenditori e il lavoro non possono essere ritenuti gli unici responsabili chiamati a pagare le conseguenze perché le costruzioni nel nostro territorio sono state tutte autorizzate dalle Pubbliche Amministrazioni e hanno dato la possibilità di lavoro a numerose maestranze”.

Infine, la richiesta è anche quella di una “rapida approvazione di tutti gli strumenti di pianificazione necessari per dare prospettive ai lavoratori e agli imprenditori del settore con interventi che potrebbero ad esempio riguardare miglioramenti per favorire il risparmio energetico, per la sicurezza, in particolare quella sismica, il riuso dei sottotetti, i cambiamenti di destinazione d’uso, l’housing sociale. Nell’ambito delle opere pubbliche, occorre avviare tutti i progetti cantierabili”.
Gli appalti pubblici “potrebbero essere il volano per far ripartire le piccole medie imprese dando lavoro alle aziende provate da questa crisi, ma è necessario che si prevedano tagli di appalti adeguati al tessuto imprenditoriale locale (dove possibile, si dovrebbero frazionare i lotti di eventuali grandi appalti) usando poi la legge 106/2011 che prevede l’affidamento con procedura negoziata e il Protocollo d’intesa per gli appalti pubblici della provincia di Rimini 16/9/2013. Un segnale importante anche dal punto di vista della legalità e della trasparenza”.

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