Mentre la sinistra fa i Be(z)sos con i miliardari dell'e-commerce, e sostiene che ormai nulla si può contro questi colossi, e gongola perché arrivano anche da noi, c'è chi reclama un cambio di rotta. A favore dei centri commerciali naturali, che hanno il potere di far vivere o morire le economie dei territori e rendere più belle le nostre città.
La sinistra in Italia non esiste più, se per sinistra s’intende una forza politica vicina al popolo, con l’orecchio sintonizzato ai bisogni della gente meno tutelata. Ogni elezione, d’altra parte, da un po’ di tempo conferma questa evidenza. Il Pd va verso l’estinzione e l’impressione è che in pochi ne sentano la mancanza. Non so se sarà così anche a livello dei comuni chiamati al voto fra pochi mesi in provincia di Rimini, ma l’aria che tira è quella.
Le politiche delle amministrazioni locali a guida Pd sono sempre meno popolari e lo si vede dalle scelte che compiono. Ho letto l’intervista a Bonfiglio Mariotti da voi pubblicata e che mi sembra abbia circolato moltissimo sui social. Condivido totalmente e aggiungo che è clamoroso che quel che resta della sinistra dedichi le proprie energie per accrescere gli affari del miliardario Jeff Bezos e della sua Amazon, che in Italia, in proporzione al giro d’affari, lascia una mancetta in termini di tasse.
D’altra parte anche in America, stando allo studio condotto dal “pensatoio” progressista dell’Institute on Taxation and Economic Policy, non pare che ne abbia pagate tante di tasse federali, pur avendo totalizzato 11,2 miliardi di dollari di utili nel solo 2018. Anzi, ha ricevuto un rimborso d’imposta da 129 milioni.
Almeno però c’è una differenza fra la sinistra italiana e quella americana. “Oggi è il giorno in cui un gruppo di newyorkesi ha sconfitto l’avidità di Amazon, lo sfruttamento dei lavoratori e il potere dell’uomo più ricco del mondo”: sono state queste le parole usate dalla parlamentare Ocasio-Cortez, impegnata su posizioni di sinistra all’interno dei democratici a stelle e strisce.
In America lo sbarco di un nuovo quartier generale di Amazon a New York City è stato contrastato dalla protesta di cittadini, politici e sindacati. Eppure non si sarebbe trattato di un investimento come quello di Santarcangelo (50 posti di lavoro e una rotatoria), dove la sinistra al governo della città fa i Be(z)sos con Amazon, scusate l’ironia facile. Ma 25mila posti di lavoro e 2,5 miliardi di dollari di investimento. In cambio però il miliardario Jeff Bezos voleva incentivi pubblici per poco meno di tre miliardi di dollari. Mettendo tutto sul piatto della bilancia, compresa la prospettiva della distruzione delle piccole imprese locali, è nata quella rivolta che ha fatto decidere Amazon ad interrompere il progetto.
La realtà è che colossi come Amazon sono destinati a fare tabula rasa del commercio al dettaglio in Italia, già messo a dura prova da mille problemi. Amazon ti consente di ricevere gratis e in pochissimo tempo tutto ciò di cui hai bisogno: dai prodotti alimentari fino alla torta passando per quelli di cartoleria, ufficio e ferramenta. Spodestando ogni tipologia commerciale di prossimità.
Davanti a tutto questo c’è chi dice: tanto ormai non ci si può fare niente. Anche a proposito dei centri commerciali lo si è ripetuto a lungo, ma poi qualcuno è corso ai ripari, all’estero e in Italia (vedi Trentino). La sinistra non solo sostiene che non ci si possa fare niente. Li accoglie anche a condizioni più che vantaggiose (in cambio di una rotatoria si è letto), mentre spenna con la tassazione locale artigiani e piccoli commercianti. Io penso che gli unici a guadagnarci in questa operazione amazoniana nella terra di Tonino Guerra, siano i proprietari dell’area sulla quale Amazon costruirà la sua sede logistica (a quanto pare Maggioli) e Amazon stessa. Come è stato scritto, il più grande cannibalizza il medio, il medio cannibalizza il piccolo, in una spirale senza fine che sta colpendo anche la grande distribuzione. Serve un po’ di sovranismo contro i colossi dell’e-commerce, il ritorno alla comunità.
NON CI TROVERETE
Quando cercherete un piccolo panettiere, non lo troverete.
Un calzolaio, o un piccolo artigiano a cui chiedere un favore.
Non lo troverete.
Vorrete una torta, un mobile su misura, l’aggiustamento di una persiana, o un consiglio su un nuovo elettrodomestico che duri qualche anno, non lo avrete.
Non è una richiesta, e neanche una protesta.
Non è una rivendicazione politica e neanche una minaccia.
Non ci troverete.
Vorrete un negoziante con cui consigliarvi per un trapano, un chiodo o una vernice.
Vorrete sapere come usare un oggetto o quale flauto è meglio per vostro figlio.
Vorrete una pasticceria come una volta, o la pasta fatta in casa.
Un formaggio vero.
Un piccolo bar, un caffè come si deve.
Non ci troverete.
Vorrete riparare un vecchio lume, o rifare il tessuto.
Vorrete aggiustare un triciclo a cui siete affezionati, o il seggiolone.
Vorrete un consiglio su un pavimento, un dottore che ascolti le vostre paure.
Non ci troverete.
Non ci saremo più.
Spazzati via da grandissimi centri commerciali o da centri di smistamento con poveretti sottopagati.
Che non sapranno nulla di quello che chiederete loro.
Centri commerciali illuminatissimi in città buie.
Circondati da lunghe sequele di negozi chiusi in vie un po’ sporche e poco sicure.
Forse allora chiederete aiuto, forse vorrete trovare un amico, una luce, un consiglio, una bettola, una chiacchiera, una comunità.
Sarà tardi.
Non ci troverete.
Alcune cose vanno fatte per tempo.
Il tempo di un risveglio e di un ritorno alla comunità, all’impegno e alla lotta è arrivato.
È ora.
Se aspetterete,
non ci troverete.
F.P.
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