La politica riminese non ha un Dna di privatizzazioni. Il caso Amfa e il futuro di Fiera e Palas

La politica riminese non ha un Dna di privatizzazioni. Il caso Amfa e il futuro di Fiera e Palas

di Mario Ferri La proposta di privatizzazione del sistema fieristico congressuale avanzata dall’Associazione culturale Dreamini è stata aspramente cri

di Mario Ferri

La proposta di privatizzazione del sistema fieristico congressuale avanzata dall’Associazione culturale Dreamini è stata aspramente criticata non solo per ragioni ideologiche ma anche da qualificati soggetti con interessi economici legittimi nell’attuale gestione.
Per meglio comprendere le modalità dell’operazione proposta, racconto come si è svolta la privatizzazione dell’AMFA, azienda comunale di vendita del farmaco. All’epoca, chi espone era assessore al bilancio ed alle società partecipate del Comune di Rimini.

Nel 1998 avanzai la proposta al Sindaco Chicchi per la cessione della partecipazione del 75% del capitale sociale della società comunale, operazione non prevista nel programma della giunta; il sindaco fu possibilista e suggerì una preventiva verifica con la maggiore organizzazione sindacale. Al contrario, un esponente della giunta di provenienza democristiana espresse la sua contrarietà e mi disse testualmente: “ tu prima o poi ci farai perdere le elezioni!” Aggiungo che, a distanza di tanti anni, l’ipotesi può rappresentare una felice previsione.
Incontrai Battarra, all’epoca segretario della CGIL, che ovviamente pretese la tutela dei dipendenti che, d’altra parte, era doverosamente prevista dall’amministrazione.

L’operazione, iniziata con la nomina di Rolofinance quale advisor, fu impostata con la massima informazione alle commissioni consiliari competenti, il cui approfondimento consentì di ottenere anche il consenso dell’opposizione. La prospettata operazione ebbe la massima e competente collaborazione del Dott. Marcello Baldacci (Presidente AMFA) ed il diffuso consenso politico.
La gara fu avviata con una delibera del Consiglio Comunale che delineò il percorso dell’operazione e le modalità operative della stessa. In particolare, il consiglio comunale apprezzò la previsione che la cessione delle azioni fosse subordinata ad una successiva deliberazione dello stesso consiglio che, in dipendenza del risultato conseguito, poteva autorizzare l’amministrazione comunale alla sottoscrizione del contratto di vendita oppure procedere all’annullamento della gara (condizione prevista nel bando di gara).

I partecipanti alla gara furono conosciuti solamente in occasione della “manifestazione di interesse” e nessuno, ad esclusione dell’advisor, era autorizzato a dialogare con i concorrenti.
L’assessore ed il presidente dell’AMFA hanno tenuto i contatti con l’advisor, in particolare per le modifiche richieste dai soggetti interessati in merito al contratto di cessione delle azioni.
L’assessore ha incontrato i manager dei concorrenti, assistiti dai propri consulenti, solamente in occasione del “data room” predisposto per assicurare la massima informazione sulla situazione aziendale.
Nell’occasione, quale assessore, dopo avere illustrato le motivazioni della vendita ed il diffuso consenso politico alla cessione, ho ringraziato per l’interesse manifestato dai concorrenti ed ho lasciato l’advisor ed il Presidente a disposizione dei concorrenti per illustrare la complessa documentazione predisposta.
Alla gara hanno partecipato otto soggetti imprenditoriali che hanno previamente comunicato la manifestazione di interesse.
Nel corso della procedura l’advisor ha valutato la partecipazione azionaria e la stima, scaduto il termine per la presentazione delle offerte, è stata posta a disposizione della Commissione Consiliare in modo da rendere responsabilmente partecipi i consiglieri comunali.

Un altro importante adempimento è costituito dalla nomina della Commissione Aggiudicatrice, composta dal dirigente comunale Dott. Federico Placucci e da due soggetti esterni all’amministrazione, il Dott. Roberto Valducci (Presidente Assindustria Rimini) e il Dott. Pierpaolo Paganini, apprezzati unanimemente per la loro indipendenza.
La gara è stata vinta dalla società MOSS, società del Gruppo Alliance Unichem (quotata alla borsa di Londra) che ha battuto la concorrenza della Coop. Adriatica e della società tedesca GEHE. La società MOSS, oltre ad un valido progetto industriale, ha offerto la somma di 23 miliardi di lire, al netto dei debiti accollati, ivi compreso il TFR, notevolmente superiore al valore di stima di 16 miliardi di lire, a testimonianza che se la gara è ben condotta è possibile ottenere un prezzo superiore al valore di stima.

L’operazione ha confermato che il successo deriva da fattori dai quali non è possibile prescindere. Innanzi tutto è indispensabile la piena collaborazione del management della società in vendita; se il management è contrario o si è già espresso contro l’ipotesi di vendita il tentativo è destinato a fallire. In quest’ultimo caso diviene indispensabile sostituire gli organi sociali o attendere il termine di scadenza del mandato.
Una volta avviata la procedura i politici devono: tacere, accomodarsi in tribuna e solo alla fine decidere se concludere o meno la cessione in base al risultato conseguito. Il risultato deve essere valutato non solo in termini monetari, ma soprattutto per il progetto industriale, la cui realizzazione dovrà essere garantita in modo da non ripetere la nefasta esperienza della Novarese.
Nel nostro caso, la vendita è stata effettuata, il Comune ha incassato la somma di provenienza estera di 23 miliardi, il servizio di vendita del farmaco è proseguito felicemente ed i dipendenti hanno continuato normalmente il loro lavoro. Tutto bene, quindi!
Infine, prendo nota che la Dott.ssa Ornella Barra, all’epoca manager della società MOSS, da me conosciuta all’epoca della sottoscrizione del contratto, è classificata, secondo la rivista FORTUNE (riportata dal Sole 24 Ore del 19/09/2014), al 12° posto fra le donne più influenti del mondo, in quanto a capo del gruppo Alliance che opera in 25 paesi ed è il più grande acquirente di medicine da prescrizione del mondo.

Come annotazione di costume, rilevo che la cessione è stata in un certo qual senso subita dalla politica riminese (non dal sindaco Chicchi) che non ha nel suo DNA la privatizzazione di aziende pubbliche. Purtroppo, si continua a ritenere la maggioranza pubblica un valore anche in presenza di quotazione in borsa di società monopoliste (classico l’esempio di HERA).
L’ipotesi di cessione del sistema fieristico-congressuale crea problemi all’amministrazione riminese e autorevoli soggetti, con interessi economici nell’attuale sistema, esprimono niet assoluti.
Al momento, nessuno, nemmeno il più autorevole advisor, può ragionevolmente prevedere se qualificati concorrenti parteciperanno alla gara. L’operazione dovrebbe essere in ogni caso avviata; poi è necessario attendere il termine previsto per la manifestazione di interesse da parte di imprese operanti a livello internazionale. Purtroppo a Rimini abbondano soggetti autoreferenziati che sparano sentenze senza avere alcuna cognizione di un mercato imprevedibile. Aggiungo che l’eventuale “esplorazione” che l’advisor, su richiesta del soggetto politico, potrebbe compiere costituirebbe un pericolo per la legittimità dell’operazione.
Non esistono certezze, se si avvia la gara dopo l’indispensabile chiarimento con il management occorre semplicemente attendere il termine stabilito per la manifestazione di interesse da parte dei potenziali concorrenti.

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