La prima battaglia per il mare pulito a Rimini l’hanno fatta gli svedesi

La prima battaglia per il mare pulito a Rimini l’hanno fatta gli svedesi

Una campagna di stampa partita da Stoccolma costringe Rimini e la riviera a lanciare l'operazione "mare pulito". E a mettere mano alla depurazione con vasche di ossigenazione a pale. Correva l'anno 1971.

Per la prima volta, crediamo, in questa nostra Italia così spezzettata in chiesuole e municipi gelosi ciascuno della propria assoluta autonomia, è stata liberamente intrapresa da singoli comuni un’iniziativa di pubblica utilità avente carattere coordinato e unitario, l’«operazione mare pulito» per l’intero arco costiero adriatico da Cervia a Cattolica. Elemento propulsore, naturalmente, è Rimini, la città posta geograficamente al centro della riviera romagnola, terra di sole, di mare e di sabbia che richiama ogni anno per una stagione di quattro o cinque mesi (ma solo luglio e agosto sono veramente affollati) fino a sei-sette milioni di ospiti-presenze.

A Rimini non si parla volentieri di tutto questo

A Rimini non si parla volentieri di tutto questo, considerano quasi un’umiliazione dover «pubblicizzare» ciò che si fa — e che del resto senza tanti piani programmatici si è sempre fatto, anche in passato, in maggiore o minor misura secondo le necessità e i tempi — per mantenere rigorosamente pulita la zona delle bagnature. “Non si è mai avuto alcun singolo caso — dice ad esempio il prof. Renato Ponzoni, docente universitario e ufficiale sanitario del Comune — di malattie infettive, come il colera o il tifo, contratte per aver bevuto involontariamente acqua di mare contaminata, mai in nessuna località della riviera. Dunque non è che abbiamo scoperto adesso il problema dell’acqua pulita”. Ma è vero, aggiunge, che anche la sensibilità del pubblico si è affinata, uno scarico di rifiuti urbani, anche se non pericoloso per la salute (anzi taluni scienziati inglesi hanno dichiarato in un congresso, chissà, che fa bene!) non è più assolutamente ammissibile, almeno entro il raggio di due-tre chilometri dalla più vicina spiaggia balneare. Anche l’estetica (e l’apparenza e l’odore) ha la sua parte, e a ragione i turisti sono di anno in anno sempre più esigenti.

Un’intervista comparsa alla tv svedese e precedentemente alcuni articoli usciti sui giornali più diffusi di Stoccolma nei quali si dava il resoconto debitamente colorito d’una analisi delle acque compiuta sulla costa riminese da uno scienziato dell’Università di Uppsala

A proposito di turisti, dobbiamo anche dire che Rimini è stata «scottata», l’anno scorso. La vicenda non è molto nota, si tratta di un’intervista comparsa alla tv svedese, e precedentemente di alcuni articoli usciti sui giornali più diffusi di Stoccolma nei quali si dava il resoconto debitamente colorito, d’una analisi delle acque compiuta sulla costa riminese da uno scienziato, il prof. Mallgren dell’Università di Uppsala. Secondo questo studioso (che dicono qui, ha fatto un lavoro rigoroso e preciso, ma con due grosse riserve: ha prelevato l’acqua subito dopo un uragano e nei punti di mare immediatamente corrispondenti agli scarichi) la purezza dell’acqua doveva esser dichiarata «insoddisfacente».
Riferendo questo episodio, gli amministratori di Rimini non nascondono la propria amarezza. Adottando i criteri dello scienziato svedese, osservano, tutte le coste mediterranee (e peggio ancora le coste del Baltico) sarebbero insalubri. Ma soprattutto, la analisi delle acque è stata fatta l’11 giugno scorso, quando l’impianto principale di depurazione delle acque di scarico del centro storico di Rimini, orgoglio e punto essenziale del programma «mare pulito» era entrato in servizio da appena dieci giorni e quindi i fanghi attivanti per la distruzione del materiale organico indesiderato erano ancora inoperosi.
Prima comunque di quest’episodio l’operazione «mare pulito» aveva già avuto inizio. A Rimini un secondo settore del grande centro di depurazione è ormai completato e entrerà in funzione alla fine del mese, forse prima. Il sessanta per cento di tutte le acque urbane, bianche e nere, verranno ormai trattate dall’impianto di depurazione biologica con vasche di ossigenazione a pale, ottenendo un grado di purezza valutato al 94-95 per cento; le zone non ancora servite dal nuovo impianto (i lavori proseguono infatti gradualmente) beneficiano già da tempo di un efficace processo di clorazione interessante tutte le acque dirette in mare. Ma non soltanto Rimini lavora a depurare il suo mare (e quel che ha già fatto lo ha visto di recente anche il pubblico lontano attraverso un plastico esposto con felice iniziativa – e per la scottatura svedese! – alla Fiera di Milano), tutta la riviera adriatica è all’opera. Un impianto minore di quello di Rimini, ma forse tecnicamente più all’avanguardia, è già in servizio da tre anni a Cervia e attualmente si trova in fase di ampliamento, altri stanno per essere completati a Cesenatico e a Riccione. Ciò che più importa, e che vogliamo sottolineare, è che i lavori vengono effettuati in piena autonomia finanziaria e operativa da ogni singolo Comune (da Cervia fino a Gabicce nelle Marche) ma sempre sulla base d’una visione organica, generale, discussa e messa a punto dagli amministratori. E’ un merito, non piccolo, che va segnalato.

La spesa complessiva per tutta la riviera, suddivisa fra gli anni già passati e i quattro-cinque anni prossimi, potrebbe aggirarsi sui trentacinque miliardi

La spesa complessiva per tutta la riviera considerata, suddivisa fra gli anni già passati e i quattro-cinque anni prossimi, potrebbe aggirarsi sui trentacinque miliardi. Per Rimini il totale — dice l’assessore ai Lavori Pubblici Giordano Gentilini — potrà anche essere di 12-13 miliardi. Certo, molte cose restano da fare, così come molti altri problemi sono relativamente più facili da affrontare. Per esempio, sul litorale riminese il pericolo dei grossi scarichi industriali, con acidi, zolfo, cromo, rame, praticamente non esiste, così come non esiste quasi l’inquinamento da idrocarburi. Le raffinerie di Ravenna sono provviste dei più moderni impianti depuratori e se mai qualche chiazza d’olio si riversasse in mare per un incidente le correnti dell’Adriatico sono così disposte da trascinarla lontano dalla costa. Restava, grosso, il problema dell’inquinamento urbano, dei rifiuti dell’uomo. E questo problema gli amministratori della riviera romagnola lo hanno affrontato d’urto, con la sicurezza di riuscire. “Ne riferiremo proprio in Svezia, ai signori supercritici, al prossimo convegno internazionale di Malmoe per un mondo pulito — dice il professor Franco Montebelli, presidente dell’azienda di soggiorno di Rimini — vedremo se non riconosceranno che siamo più progrediti anche di loro!”.

Umberto Oddone

La Stampa 13 maggio 1971

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