In attesa che, chi di dovere, renda trasparenti sia l'entità dei danni che le cause, ma in maniera documentata, torniamo sul tema e in particolare sulle parole dell'assessora Montini in consiglio comunale.
«Non vi è certezza su quali siano le precise modalità con le quali i natanti abbiano potuto arrecare danni alle condotte, dato che nessuno è stato colto sul fatto. Tuttavia sono stati trovati a fianco della tubazione danneggiata materiali compatibili con normali attività di navigazione o anche di pesca, cavi e reti, che potrebbero però anche muoversi con le correnti marine e provenire da altri punti» (Anna Montini come riferito da Rimini 2.0 14/6/2023).
Non vi è certezza su quali siano le precise modalità con le quali i cacciatori abbiano potuto sparare a quattrocento metri dall’Arco d’Augusto, dato che nessuno è stato colto sul fatto. Tuttavia è stato trovato a fianco di casa mia [appunto circa quattrocento metri dall’Arco d’Augusto] materiale compatibile con normali attività venatorie, un piccione morto, che potrebbe però anche essersi mosso con le sue ali e provenire da altri punti delle campagne [dove l’attività venatoria è ammessa] (Roberto Venturini per Rimini 2.0 oggi).
Dunque è tutto qua? Non un danno preciso, descritto e magari documentato fotograficamente, ma “cavi e reti” che potrebbero provenire da qualsiasi punto dell’immenso mare bastano per imputare a pescatori o naviganti danni, questi sì certi ma non meglio precisati, alla condotta sottomarina (o sotterranea?).
Il Consiglio Comunale, e con esso la cittadinanza, dovrebbe quindi accontentarsi di un piccione morto (pardòn, di “cavi e reti”) come spiegazione ai lavori alla condotta di Piazza Kennedy?
Non è forse più verosimile che “nessuno è stato colto sul fatto” perché il fatto non sussiste, cioè che nessuno ha mai gettato sulla condotta un’ancora di dimensioni tali da danneggiarla e ancora prima tanto grande e pesante da raggiungere la quota di posa della tubazione?
Tra l’altro, come ha spiegato proprio su questa testata Giancarlo Cevoli solo due giorni fa, le imbarcazioni più grandi sono tutte localizzate in tempo reale e non solo dalle autorità competenti al loro controllo ma da chiunque digiti su un qualsiasi motore di ricerca le parole “Marine Traffic”.
A riprova ecco alle 23.45 di ieri il traffico navale in buona parte dell’Alto Adriatico (fonte).
Inoltre, puntando il cursore del mouse su ciascun simbolo si ottiene immediatamente anche nome, velocità, rotta e destinazione dell’imbarcazione. Quindi qualsiasi nave che si ancorasse a circa un miglio dal porto (tale è approssimativamente la distanza dell’estremità della condotta dalla punta del molo di levante) sarebbe immediatamente intercettata (“colta sul fatto”) dalle forze di polizia marittima (e probabilmente non avrebbe nemmeno la necessità di ancorarsi perché verosimilmente si incaglierebbe su un fondale così basso com’è il nostro a poco più di un chilometro dalla costa).
Quanto alle barche da diporto di dimensioni inferiori, non obbligate a montare il congegno che segnala la loro posizione in tempo reale, a parte il fatto che non dispongono di ancore così grandi, prediligono dare fondo a Baia Spaghetti oppure dove l’acqua è più limpida e non certo in una zona raggiungibile dal moscone e per di più interdetta e così facilmente suscettibile di ben giustificati controlli.
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