Viaggio nelle eccellenze locali trattate come subalterne al dirigismo politico riminese: dal Teatro Novelli e il Lungomare al Kursaal, passando per il Piano De Carlo, la Festa del Borgo e ovviamente il Meeting
Il male oscuro di Rimini e del suo Boom turistico dipende da un fenomeno molto ovvio: maggiore è il Boom maggiore dovrebbe essere il nuovo Boom per riavviare un nuovo e strepitoso Fenomeno epocale, altrimenti si diventa normali. Si potrebbe parafrasare dicendo che “Paganini non si può ripetere”.
Se il trittico Patacaggine, Sburonaggine, Ignorantezza definisce il perimetro del fenomeno turistico riminese in quanto a personalità del romagnolo di costa, il trittico Avidità, Invidia e Grettezza definisce quello più propriamente mentale.
Le azioni compiute sul nostro territorio denotano uno spasmodico consumo di territorio per la Roba come i Malavoglia del Verga (Riminizzazione) per l’esacerbato senso di irrefrenabile fallimento rispetto all’obiettivo prefissato se paragonato a quello del concorrente e per la lillipuziana incapacità di connettere l’esperienza del proprio fare con la comprensione del mondo in divenire.
Le eccellenze locali subalterne al dirigismo politico
1 Teatro Novelli
Inizia con un baraccone di legno provvisorio, l’Arena al Lido, che negli anni ’10 del ‘900 fu gestito e abbellito dall’attore Ermete Novelli, che gli diede il nome. Dopo la demolizione della struttura lignea nel 1925 venne inaugurato un nuovo teatro più moderno, in stile Novecento di cemento armato.

Progetto geom. Oddo Rondini ed ing. Enrico del Piano
Tra le manifestazioni che avrebbero potuto arrecare un successo vero e duraturo va ricordato la prima (e ultima) rassegna internazionale del film di animazione che si tenne al cinema-teatro Novelli (1962) ben 9 anni prima del Giffoni Festival. Vennero presentati per la prima volta in Italia dei capolavori misconosciuti, ma i soliti “pataca” romagnoli, sempre presente anche nei posti che contano, parlò di “festival dei bambocci”. Non se ne fece più nulla fino al 1966 quando il gruppo del “Cineforum di Rimini”, animato da Isidoro Lanari, la collaborazione dell’Azienda di Soggiorno e della “Mostra del Cinema di Venezia” vide la luce la “Rassegna Cinema Gioventù”. Programmata a metà luglio, la prima Rassegna per una settimana portò al Novelli molti film inediti per ragazzi e di animazione realizzati nei paesi dell’Est (traduzione simultanea al microfono) con tavole rotonde, incontri, mostre di materiali ed una pubblicazione monografica.
Di successo in successo si giunse al 1968 con dei film per ragazzi della Cecoslovacchia, ma un mese dopo gli applausi e i fasti riminesi, Praga si ritrovò invasa dai carri armati russi.
Il 1969 portò a Rimini la Francia con l’anteprima del primo cartone animato dedicato ad Asterix. La manifestazione tuttavia calò di tono anche per il forzato trasferimento a Miramare, a causa dei lavori di ristrutturazione del Novelli. Il 1970 avrebbe dovuto portare a Rimini il cinema per ragazzi dell’Unione Sovietica. Visti anche i “chiari di luna” internazionali, i sovietici avevano aderito entusiasticamente, offrendo un programma inedito di pellicole dedicate al mondo giovanile.

Isidoro Lanari premiato da Valerio Zurlini (nella foto a destra)
Ma l’inagibilità del Novelli indusse l’Azienda di Soggiorno di allora a sospendere la manifestazione, in attesa che le amministrazioni comunali social-comuniste reperissero le risorse per riadeguare il Teatro. Tra le cause della rimozione culturale di tale fulgido esempio potrebbe anche doversi ricordare delle aspre lotte politiche senza quartiere che si generarono in quel periodo che preluse agli anni di piombo. Isidoro Lanari fu tra i fondatori con Gianfranco Nucci, don Nevio Ancarani e altri giovani universitari cattolici del Cineforum Riminese che esordì nel dicembre del 1955 al cinema sant’Agostino e rimase in attività fino al 1972, arrivando perfino ad avere 800 soci.
2 Lungomare
Nel 1932 fu ultimato il primo tronco di lungomare che dal porto canale arriva al piazzale del Kursaal per l’iniziativa del Podestà di allora, Pietro Palloni. Un’opera maestosa, enorme, futuribile ed innovativa in cui riminesi e turisti potevano giungere ed usufruire della marina.

Lungomare cartolina d’epoca. Fonte
Se il ventennio celebra i fasti dell’impero romano, Rimini si può candidare a rappresentare ancora oggi uno sviluppo urbanistico, soprattutto quello post 1918, caratterizzato da una pianta a scacchiera con due assi principali ortogonali (Cardo e Decumano) che si incrociano nel Foro, la piazza centrale, oggi Piazza Tre Martiri. L’uso del travertino e delle forme lineari, simili a quelle del Ponte dei Mille sul Marecchia, crearono un modello architettonico di notevole e suggestiva proiezione nel futuro di una città capace di aprirsi ed accogliere. Il prospetto viario lato mare venne eseguito parallelo all’asse viario del Decumano Massimo (Corso d’Augusto) raccordato con delle parallele perpendicolari al Cardine Massimo (Via Garibaldi – Via Quattro Novembre), le attuali Via Tripoli, Via Pascoli, Via Rimembranze.
3 Kursaal
In tedesco significa “sala di cure”. Fu costruito tra il 1870 e il 1873 su progetto di Gaetano Urbani in stile neoclassico, che riprese le linee del teatro Galli edificato quattordici anni prima, diretto dall’igienista Paolo Mantegazza. Il simbolo tangibile del turismo riminese, la quintessenza dell’esistere della città medesima, mai città di mare, mai città di terra, ma sempre sospesa tra l’essere ed il non essere di Felliniana memoria, figurativamente e plasticamente visibile dalla nebbia insistente nel film Amarcord.
“Mi sembra di non stare in nessun posto… Sparito tutto: la gente, gli alberi, gli uccellini per aria, il vino”.

Il nonno di Titta, scena tratta da Amarcord di F.Fellini
Viene raso al suolo nel 1948: “Quella bruttura del Kursaal” (Ing. Cesare Bianchini, sindaco di Rimini).
La demolizione del Kursaal venne decisa il 13 marzo 1948, dal Consiglio comunale riunito in convocazione straordinaria ed urgente a cui assisterono 28 dei 40 consiglieri eletti: favorevoli soltanto PCI e PSI esprimendo i 18 voti con cui passa la delibera nonostante nove di loro non fossero presenti alla seduta.
“Si consuma così uno degli scempi urbanistico-edilizi più vergognosi del dopoguerra. L’amministrazione di sinistra, uscita dalla lotta antifascista, compie un intervento tipico della cultura urbanistica fascista: quello degli sventramenti…Non si è distrutto, col Kursaal, soltanto uno dei manufatti di pregevole fattura architettonica, ma anche e soprattutto un complesso edilizio tra i più rappresentativi e meglio riusciti della Rimini a cavallo dei due secoli» (arch. Oscar Mussoni)
4 Il Piano De Carlo
Eppoi venne il mitico ’68, in cui tutto divenne sbagliato e tutto dovette essere riallineato ai piani quinquennali del PolitBuro di turno (Potere Operaio, PSIUP, Lotta Continua, PCI …).

Un progetto del Piano De Carlo
Il punto più discriminante fu la realizzazione formale del Piano De Carlo che ridisegnava la città secondo canoni sovietici di funzionalità dell’offerta secondo rigidi parametri socio – economici.Oggi nessuno lo ricorda, ma a parte la notevole e purtroppo non realizzata Metropolitana sopraelevata sul lungomare, i notabili del PCI, DS, PDS, PD locali si sarebbero trovati il Borgo San raso al suolo e trasformato in un reticolo di unità immobiliari a due piani con edifici stile Campo di Prigionia, che in confronto allo sfruttamento scenografico di oggi parrebbe assurdo.
5 La festa de’ Borg

Manifesto Festa del Borgo 1979
In risposta al progetto del Piano De Carlo si assistette ad un atto di ammutinamento del Borgo più rosso verso le decisioni dell’amministrazione di sinistra creando dal nulla e con la partecipazione di tutti i residenti la prima edizione de “La Festa de’ Borg” (1979) come risposta ed atto di resistenza alla proposta di demolizione per celebrare e difendere la loro identità ed il loro quartiere, mostrandone la bellezza e il valore con un’anima autentica e ricca di bellezza.
A partire dalla seconda edizione (1980), iniziarono a essere ristrutturate e abbellite le case con i murales, che oggi raccontano la storia del quartiere rendendolo il migliore della città.
L’atto di ribellione si può comprendere solo se si pone mente all’essere il borgo fuori il Ponte di Tiberio, baluardo settentrionale della città nonché residenza storica dei pescatori, abituati a fronteggiare i pericoli del mare e la morte nei naufragi, a differenza della città rinchiusa nelle sue mura medievali.
6 Il Meeting per l’amicizia tra i Popoli
Il ciclo del Mito ha un ultimo, splendido, effervescente, evento internazionale, unico ed impossibile da esportare: il lancio del Meeting dei Popoli nel 1980, in cui lo spirito della cordialità e l’umana accoglienza si concretizzano in una Identità che dialoga con altre Identità, anzi, in cui solo una Persona integra con una forte personalità identitaria sa accogliere e dialogare con un’altra cultura forte, radicata e concreta.

Una delle prime locandine del Meeting
Si assiste all’arrivo di tutti i leader mondiali, di tutte le culture, di tutti i continenti e di tutte le professioni, mettendo all’angolo l’Ideologia,, il grande mostro che ha consumato il Secolo Breve, come descritto dallo storico britannico Eric Hobsbawm.


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