Circolano sondaggi che descrivono Rimini e Cesena altamente a rischio per il partito democratico, espugnabili dalla alleanza formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d'Italia.
Sondaggi alla mano, il voto del 4 marzo preoccupa enormemente il Pd in Romagna. Stretto fra la morsa 5 stelle e, soprattutto, la carica del centrodestra, spinto da un’onda favorevole su scala nazionale, il partito democratico vacilla nella, un tempo, roccaforte rossa. In particolare, Rimini e Cesena vengono date per conquistabili dalla aggregazione formata da Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia, con quarta gamba incorporata.
Si prepara una campagna elettorale accesa e combattuta all’ultimo voto. Il centrodestra mette in conto di giocarsela alla Camera e al Senato nei territori di Cesena e Rimini. Tanto che al Nazareno stanno pensando di schierare a Cesena qualche papavero (circola il nome del sottosegretario Gozi). Il collegio di Cesena questa volta incorpora anche un comune elettoralmente schierato con Berlusconi & c. come quello di Bellaria Igea Marina, da nove anni governato dal centrodestra. E Santarcangelo che, come dimostrano le ultime elezioni comunali, scricchiola.
Mentre si danno gli ultimi ritocchi alle liste (la presentazione fra il 28 e il 29 gennaio) il Pd riminese deve fare i conti con le contestazioni che si sono sollevate sul nome di Sergio Pizzolante. Così come a Bologna non sarà una passeggiata far digerire il nome di Pier Ferdinando Casini all’elettorato di centro sinistra (tanto più se Liberi e Uguali schiererà Pierluigi Bersani o Vasco Errani), a Rimini Pizzolante (a quanto pare in un collegio uninominale, non si sa ancora se Camera o Senato) divide.
L’ha spiegato bene qualche giorno fa sulla sua pagina Facebook Maurizio Melucci, in polemica col segretario del Pd Stefano Giannini: “il mio segretario, Stefano Giannini, interviene sui social ricordandoci che il Pd ha fatto alleanze, in passato, con i centristi, quando segretari del Pd (e prima ancora Pds e Ds) erano esponenti che oggi hanno lasciato il Pd. Debbo ricordare a Stefano Giannini che il tema non è questo, almeno per il sottoscritto. Io non metto in discussione l’alleanza con “Civica Popolare” della Lorenzin. Va benissimo non bene. Ho posto un altro problema. Mentre nel listino proporzionale ogni forza politica candida chi vuole (a parte chi non è presentabile per il codice penale) nei collegi uninominali il candidato è di tutta la coalizione. Significa che l’elettore del Pd deve condividere e votare il candidato della coalizione”.
Ed è qui che iniziano i dolori (non solo di Melucci, c’è da scommetterlo): “Ritengo che la candidatura dell’on. Pizzolante sia inopportuna, dal punto di vista politico, nell’uninominale. Rischia di farci perdere voti e di farci fare una campagna elettorale in difesa. E’ una candidatura con un sua storia, che legittimamente l’on. Pizzolante rivendica, ma lontana dagli elettori del centro sinistra. Si potrebbe candidare un esponente della stessa area politica meno segnata dal tempo e dalla storia dell’on. Pizzolante. Complicato? Non mi pare. Certo, sono stati fatti accordi nel passato, con l’On. Buttiglione a livello nazionale e locale. Ma l’On. Buttiglione non è mai stato candidato del centro sinistra da nessuna parte” E per essere ancora più chiaro ha concluso spiegando che l’oggetto del contendere “non è l’alleanza ma chi rappresenta l’alleanza. Poi se va bene così ne prendo atto. Ma non si raccontino cose non vere”.
Di Pizzolante si discute, in negativo, anche dentro la base di Forza Italia. Pochi giorni fa si sono riuniti sindaci, consiglieri comunali, attivisti di Fi dell’area forlivese e cesenate. I quali, oltre a chiedere ai vertici del partito che le candidature tengano conto delle figure rappresentative dei territori, hanno rimarcato che bisogna evitare “episodi di tradimento come quelli verificatisi nella precedente legislatura, per intenderci la senatrice Bianconi e l’onorevole Pizzolante”.
Il centrodestra ha strade asfaltate in Romagna da percorrere sui temi cari al proprio elettorato. Dai flussi migratori e l’insicurezza dei cittadini al sistema infrastrutturale (anche il tema degli aeroporti di Rimini e Forlì rimbalzerà nel confronto), passando per i nodi legati alle politiche di “area vasta”. Un centrodestra in grado di spendere ragioni legate al “riscatto” della Romagna rispetto alla matrigna Bologna, capace di fare leva sulla presenza al governo di forze politiche omogenee, rappresenta questa volta una insidia reale per il Pd.
A proposito di migranti, è la Lega a cavalcare il malcontento. Il segretario provinciale Bruno Galli, a proposito del bando della prefettura di Rimini, parla di 1130 migranti in arrivo nella provincia di Rimini e “28milioni di euro dati in pasto a cooperative e Amministrazioni compiacenti per finanziare il circolo vizioso dell’accoglienza”.
“Ancora una volta il territorio riminese si appresta a spalancare le porte a migliaia di presunti richiedenti asilo – allo stato clandestini – pur non avendone le forze e, soprattutto, le risorse. I nostri cittadini, loro malgrado, subiscono mestamente l’arrivo di queste persone che sempre più spesso si insinuano nelle maglie della delinquenza e smettono di essere ‘migranti’ per diventare veri e propri spacciatori, scippatori e criminali. E il nostro sistema sanitario li assiste gratuitamente, spendendo decine di milioni di euro per visiti ambulatoriali, vaccinazioni, prestazioni di pronto soccorso e farmici ad erogazione ospedaliera”.
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