La vendemmia

La vendemmia

Sono i giorni più belli dell'anno.

“Sono i giorni più belli dell’anno. Vendemmiare, sfogliare, torchiare non sono neanche lavori; caldo non fa più, freddo non ancora; c’è qualche nuvola chiara, si mangia il coniglio con la polenta e si va per funghi.”
La raccontava così Cesare Pavese nella “La Luna e i falò”. Pavese è stato uno dei miei autori preferiti e certamente non il solo. Mi piacevano gli americani in modo particolare Hemingway e Steinbeck, mi piaceva l’America e i suoi miti, ma soprattutto mi piaceva vendemmiare nelle Langhe di Coriano. La differenza fra i vini piemontesi e i vini romagnoli, è tutta qui: loro con Pavese, noi con i valzer. Il vino è cultura, il vino è emozione, il vino è storia.
Il Conte Camillo Benso di Cavour si cimentava con le riserve, le esposizioni internazionali, i canali di bonifica, e noi raspaterra morti di fame, puntavamo sull'”acquadiccia” e il vino che al primo caldo diventava aceto. L ‘unica grande azienda agricola presente nel riminese era quella dei Torlonia, mercanti di tessuti e sarti in piazza di Spagna a Roma, che avevano come fattore il babbo di Giovanni Pascoli.
Volevo parlare della vendemmia, il grande rito collettivo contadino. L’ingresso nel mondo degli adulti quando da bambini si potevano tenere in mano per la prima volta i forbicioni. Si raccoglieva qualche grappolo da gettare nella cesta per un lavoro da grandi che sapeva sempre di gioco. Oggi i bambini non vendemmiano più. Hanno il tablet e non leggeranno Pavese, Steinbeck e tantomeno il “Vecchio e il mare”.
Rurali sempre.

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