L’Alta Valmarecchia condannata a rimanere “isola verde” fa perdere tutti, anche Rimini

L’Alta Valmarecchia condannata a rimanere “isola verde” fa perdere tutti, anche Rimini

La Marecchiese è un simbolo dell'isolamento, non solo di chi vive e lavora nell'entroterra, ma anche della stessa Rimini, "scollegata" dalle grandi direttrici verso Roma e il Tirreno

Chiunque, fuori da Rimini e provincia, senta parlare di Valmarecchia subito pensa alle sue bellezze, di oggi e di ieri, dall’iconico Forte di San Leo alle tracce lasciate dal genio di Tonino Guerra, dai panorami che regalano i monti in cui è incuneata la vallata scavata dal Marecchia ai colori che cambiano stagionalmente lo sfondo di questi quadri naturali. Ma non qui. Qui ci si fa belli, magari (e non sempre), di queste eccellenze, ma poi nel concreto si fa poco per migliorarne le condizioni di fruibilità e in generale di vita di chi vi abita o vi lavora. Anzi, si fa molto, sotto sotto, per mantenerla in questa condizione di bella addormentata, se non abbandonata come lamenta qualcuno.

E non stiamo parlando di concetti astratti, perfino nei documenti ufficiali, a iniziare dalla “Variante di estensione del PTCP al territorio dell’Alta Valmarecchia” del 2012 al PTCP del 2027, che al punto 2.1 della Relazione Generale (che potete scaricare qui) etichettava appunto tale territorio come “un’isola verde”, seppur utilizzandola come “metafora interpretativa”. Se in quel momento si poteva pensare a un virtuoso avvio di consolidamento e valorizzazione delle già evidenti bellezze naturalistiche in funzione di un turismo green e, con esso, anche dello sviluppo dell’economia indotta al fine di dare una prospettive anche a chi abita questa vallata (che, ricordiamo erano appena passati dalle Marche all’Emilia-Romagna proprio con aspettative di sviluppo e di miglioramento delle proprie condizioni generali), il tempo e i fatti hanno trasformato quell’etichetta in una condanna: isola eravate, isola resterete.

Ed è da questa visione che bisogna partire per capire perché, dopo quindici anni dal cambio di Regione del 2009 ancora non si sia completato il progetto più atteso, più condiviso, più utile anche ai riminesi, che altro non è ricollegare quest’isola alla “terra ferma”, con una viabilità degna di questo nome e idonea sì ai turisti, ma soprattutto a residenti, lavoratori e imprese. Costretti, a partire da queste ultime, a costituirsi in comitati, associazioni, gruppi di pressione e chi più ne ha più ne metta, per ottenere nient’altro che – udite udite – ciò che è stato promesso, previsto e perfino progettato in tutti questi anni.

Questa visione, inoltre, che sembra escludere solamente la Valmarecchia, fa parte di una visione più ampia che ha escluso Rimini dalla rete di collegamento con la dorsale tirrenica e, in via prioritaria, con Roma. O nessuno si è mai chiesto perché per usare la E45 bisogna salire a Cesena Nord e poi ridiscendere verso Roma guardando scorrere a sinistra proprio tutta l’alta Valmarecchia?

Eppure il collegamento Novafeltria-E45 non è un sogno di qualche ex amministratore di questi monti, ma un progetto concreto che risulta – e risalta – nei documenti ufficiali di diversi enti, se è vero che a fine 2013 Il Consiglio Comunale di Novafeltria ha approvato, all’unanimità,  un ordine del giorno con il quale “condivide le scelte fatte dalla Provincia in merito alla viabilità in Alta Valmarecchia e sostiene la soluzione collegamento fra la SP 258 e la E45 attraverso il tratto Novafeltria – Perticara – Sarsina (Romagnano)”. Nel documento che potete trovare qui si fa riferimento proprio alla Variante del 2012 al PTCP, rilevando che “l’assetto di previsione della rete della viabilità principale si incentra sul potenziamento del grande canale infrastrutturale longitudinale di interesse nazionale e regionale costituito, oltre che dall’autostrada A 14, dalla nuova SS 16 in continuità con la variante alla SS 9 e ,sul rafforzamento delle tre principali direttrici trasversali rappresentate dalla Sp 258 Marecchiese, dalla SS 72 per San Marino e dalla Sp 17 Fondovalle del Conca, quali componenti primarie della viabilità di rilievo interprovinciale e provinciale, nonché sul potenziamento del collegamento fra la Sp 258 e la E45 nel tratto Novafeltria – Sarsina (Romagnano) in attuazione delle previsioni del nuovo Piano Regionale Integrato dei Trasporti (PRIT 2020) secondo le modalità e le condizioni di realizzazione ivi contenute”.

Questo offre lo spunto per comprendere non solo l’interesse dei Comuni dell’Alta Valmarecchia, ma anche della “bassa”, a iniziare da Santarcangelo di Romagna, il cui sindaco – Filippo Sacchetti – proprio in questi giorni ha alzato la voce commentando: “Invece di continuare a perdere tempo con fantomatici progetti da centinaia di milioni di euro per un nuovo tracciato ex novo che esiste solo nelle promesse elettorali del centrodestra, sarebbe il caso di iniziare davvero a mettere mano alla Marecchiese con interventi puntuali per l’adeguamento, la messa in sicurezza, la fluidificazione del traffico e tratti alternati per veicoli più lenti – sostiene il sindaco -. Esattamente quanto si proponevano di fare Provincia di Rimini, Regione Emilia Romagna e Comuni già nel protocollo del 26 febbraio 2021 e poi con le ipotesi tecniche dell’architetto Preger che dovevano aprire spunti di riflessione. La palla è stata affidata ad Anas per tradurre le istanze in progettazione, ma siamo consapevoli che ogni soluzione progettuale sarà una presa in giro se dal governo non ci sarà un concreto stanziamento di risorse. Un governo che prende palesemente in giro i cittadini della Valmarecchia. Lo dicono i fatti, non si tratta di schermaglie politiche”.

Ma Filippo Sacchetti non è solo il sindaco del più importante Comune della vallata (nonché il terzo a livello di “peso” in provincia dopo Rimini e Riccione), ma è l’ex segretario provinciale del PD ei suoi strali non sono ovviamente rivolti verso la macchina amministrativa che in quindici anni non ha portato a casa nessuna nuova viabilità per la Valmarecchia, ma contro il centrodestra, che oggi governa a Roma. Quando c’era il PD al Governo, però, Sacchetti non ha alzato alcun polverone, a memoria, lasciando Riziero Santi a prendersi sia le responsabilità che gli epiteti che dall’alata Valmarecchia gli arrivavano un giorno sì e l’altro pure.

In ogni caso, l’obiettivo è stato raggiunto: la Valmarecchia non ha una viabilità degna delle eccellenze che custodisce e Rimini non ha il suo sbocco verso la E45. Magari non è l’obiettivo di nessuno, ma così è.

Sul cosa sarà e quale strada – metaforicamente – si prenderà, è tutto da scoprire. Di certo è che alle promesse la gente della vallata ci ha fatto il callo e non basteranno altri dieci convegni come quello del Teatro di Novafeltria delle scorse settimane a calmare. Anche perché Sacchetti ha toccato il punto giusto, ovvero i soldi. Senza coperture ogni promessa decade. E qui ce ne vogliono molti: l’investimento è intorno ai 400 milioni di euro.

L’obiettivo dichiarato è sempre quello, ovvero: alleggerire drasticamente il traffico sull’attuale tracciato – si stima fino al 90% in meno – garantendo al contempo maggiore sicurezza stradale, una connessione più rapida tra l’entroterra e la costa riminese, e una riduzione degli incidenti. Sul tavolo, ha spiegato direttamente il capo della Direzione Tecnica Anas, l’Ingegnere Luca Bernardini, ci sono quattro varianti principali di percorso, ciascuna con più alternative da valutare. Le analisi in corso tengono conto di una molteplicità di fattori: traffico, impatti ambientali, vincoli idrogeologici e costi. In pratica, siamo nella fase più delicata, per stessa ammissione dell’Ing. Bernardini, perché una progettazione sbagliata rischia non solo di sprecare fondi pubblici, ma anche di bloccare del tutto l’opera. In quest’ottica diventa cruciale il coinvolgimento diretto dei territori, che dovranno esprimere una posizione condivisa sulle ipotesi di tracciato, aiutando a snellire l’iter decisionale.

Detto questo, l’incontro – come ricordato da Sacchetti – aveva però anche una connotazione politica molto chiara, vista la promozione dello stesso ad opera dell’On. Galeazzo Bignami, già viceministro delle Infrastrutture e attuale capogruppo parlamentare di Fratelli d’Italia, che ha garantito come il Governo abbia assunto un ruolo attivo nella pianificazione, “colmando l’inerzia delle istituzioni locali, in particolare della Regione e della Provincia”. Il solito teatrino, insomma: il PD (Sacchetti) accusa il Governo centrale, che guardacaso è amministrato dal centrodestra e FdI (Bignami) accusa i governi locali, che guardacaso sono amministrati dal centrosinistra. Sempre colpa degli altri, va bene, è una cosa italianissima e la politica ci sguazza in ste cose. Ma è su cosa fare adesso e chi lo farà domani che bisognerebbe discutere, come chiedono da tempo i promotori dell’incontro, quell’associazione Valmarecchia Futura che spinge per una svolta infrastrutturale nell’area e che, consapevole degli scaricabarile, ha ribadito l’importanza di creare coesione tra amministrazioni e comunità locali per portare finalmente a compimento un’opera tanto attesa.

Un’opera che è prioritaria per mille ragioni, a iniziare dal fatto che permetterebbe uno sviluppo vero dell’entroterra, come sottolineato anche dagli altri rappresentati di FdI presenti all’incontro, come l’On. Beatriz Colombo e dal Consigliere regionale Nicola Marcello. Uno sviluppo che anche Sacchetti ha citato nella sua invettiva e che riportiamo qui per intero: “Vogliamo parlare una volta per tutte di quale modello di sviluppo vogliamo per questa vallata? Ci rendiamo conto che a forza di andare random e senza una visione di futuro rischiamo di trovarci pale alte come dei grattacieli a devastare i nostri crinali e colate di asfalto ad affiancare il nostro fiume?  È così che immaginiamo il futuro dell’ambiente e la salvaguardia naturale dei luoghi che abitiamo?”

Tante domande, un’unica risposta caro Sacchetti: l’Alta Valmarecchia – l’avete scritto voi nella pianificazione territoriale provinciale – è un’isola verde. E deve restare isolata. Senza una viabilità efficace e veloce (vedi il potenziamento della Marecchiese e il collegamento con l’E45) e senza infrastrutture, pubbliche o private (vedi i parchi eolici vietati a Casteldelci e approvati dalla Toscana, o la querelle sull’allevamento Fileni), resterà anche verde. Anzi, stante lo spopolamento continuo, resterà proprio al verde

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