L’anfiteatro romano sotto assedio

L’anfiteatro romano sotto assedio

Non solo nulla è stato ancora fatto per il recupero del prezioso bene culturale e dell'area circostante ma a poca distanza sono spuntate quattro cabine elettriche per la ricarica degli autobus.

Come è ormai noto vari strumenti urbanistici sono stati prodotti dalle Amministrazioni cittadine in carica, sempre peraltro di medesima matrice politica, relativamente all’area in cui si trova l’Anfiteatro romano e prossime adiacenze, e ne abbiamo già parlato in maniera eloquente (qui). Tutto ciò però ha avuto un comune denominatore nel tempo, consistente nel fatto che essi sono statti sempre puntualmente disattesi.
Quel sito è particolarmente ricco di storia e delle sue relative testimonianze, che comprendono l’Anfiteatro stesso come principale – negato – protagonista, ma anche le mura cittadine romane e medievali, oltreché il punto dello sbocco della fossa Patara. Autorevoli storici e personaggi locali della cultura del passato e del presente, lo confermano senza alcun dubbio. Di quando in quando però quella zona sale all’evidenza delle cronache locali, non in positivo purtroppo, ma per fatti opposti ad un suo miglioramento. L’occasione per ritornare sul tema è data dalla cabina elettrica che in questi giorni è comparsa proprio di fronte al monumento; non ci concentreremo solo su questo fatto, ampiamente trattato dai mezzi d’informazione locali, ma lo vorremmo cogliere come spunto in un contesto più ampio perché di questo fa parte integrante. E sebbene sia esso importante, è solo un tassello di un mosaico più complesso e vasto.


IL RECENTE PASSATO
Il Consigliere Comunale Gioenzo Renzi ricorda che nel 2001, nell’area dove oggi sono state realizzate le cabine elettriche, grazie alle sue interrogazioni e mozioni, recepite dall’Amministrazione del Sindaco Ravaioli, era avvenuta la demolizione dell’Autolavaggio e della Stazione carburanti Esso, nonché l’acquisto da parte del Comune dei due terreni interessati con la spesa di 280 milioni di lire: questo al fine di liberare l’ingresso e migliorare la vista dell’Anfiteatro Romano. Ricordatevi di questo evento, poiché è di notevole importanza.
In seguito si avvicendarono varie vicissitudini subite da quell’intera area (qui), superflue e lunghe da ricordare anche per la loro controversa natura da configurarsi come una “telenovela de noantri”, fino al “recente” colpo di scena: effettuare i sondaggi per capire se sotto il CEIS vi siano o meno evidenze archeologiche, nonostante ancora qualcuno, senza prove, affermi che tale operazione è già stata eseguita e che la stessa sia stata priva di esiti positivi. Da ricordare che, oltre ai reperti dell’epoca di Ariminum, vi si potrebbero pure rinvenire quelli del perduto complesso religioso consistente nella Chiesa e Convento dei Frati Cappuccini, che insisteva in quell’area.
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LA SITUAZIONE ODIERNA
La situazione odierna si manifesta, come da prassi, da una disarmante inerzia istituzionale dove, oltre alla palese determinazione manifesta di non volere risolvere l’annoso problema, ne è seguito l’annuncio di sondaggi per sapere se al di sotto del CEIS vi siano o meno evidenze storiche. Annuncio ormai datato, Consiglio Comunale del 23 febbraio 2023, decotto quindi, a cui non è stato dato alcun seguito circa le tempistiche e le zone da sondare; una omissione importante, quasi dilatoria se si pensa che da allora ad oggi sono trascorsi ben diciotto mesi circa, ai quali si unisce l’assenza di una volontà progettuale successiva qualora questi sondaggi dessero esito positivo. E nel caso, cosa accadrebbe? Non è dato saperlo nonostante siano domande legittime, si preferisce non dare risposte.
Per il resto assistiamo in tutta l’area vicina interessata, al degrado delle mura romane urbane, già in parte demolite nella parte superiore ad agio dei parcheggi e sormontare da una sgangherata recinzione, o con vetusti ed inutili degradati manufatti incompatibili a ridosso delle stesse, ed edifici non proprio consoni alla peculiarità dell’area. In aggiunta anche malridotte plance che narrano di un passato difficilmente connotabile nell’attuale luogo.

Ma per completare il triste quadro ecco il finale già accennato: la costruzione di ben quattro cabine elettriche per la ricarica degli autobus, che impediscono la vista di quel che è in evidenza – l’anfiteatro – e stride fortemente con il contesto. Una regressione che ci riporta agli anni dell’autolavaggio ma, forse, ancor peggio. Poi degrado diffuso ovunque erbacce infestanti sulle murature storiche e varie.

COSA STA ACCADENDO?
Il Consigliere Renzi prosegue poi il suo comunicato lamentando che “dopo 50 giorni dall’interrogazione consigliare del sottoscritto …, l’Amministrazione Comunale non ha neppure ancora risposto alla nostra richiesta di conoscere i verbali della Conferenza dei Servizi, con i pareri degli Enti coinvolti, che avrebbero autorizzato i lavori di Start Romagna: in particolare il parere della Soprintendenza”. In seguito insiste sul fatto che la cabina è “alta circa 3 metri, lunga 20 metri, larga 4 metri” e “che si tratta di un’opera edilizia, con la costruzione di una platea di cemento armato, interrata di almeno 50 cm.”. Oltre al fatto che “un’altra Stazione di ricarica elettrica degli autobus, approvata, verrà insediata nel vicino Piazzale Cesare Battisti della Stazione”, e che le cabine sono state collocate “nell’area archeologica inedificabile dell’Anfiteatro Romano (inedificabilità prevista da Piano Regolatore)”.
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L’INTERESSE PER I BENI ARCHITETTONICI
Un’Amministrazione attenta al tema culturale cittadino, di fronte all’esigenza delle cabine elettriche avrebbe ben pensato di collocarle altrove, anche se, oltretutto, come il Renzi afferma, altra stazione analoga di ricarica è stata autorizzata poco distante, e non in un’area contenente evidenze storiche, peraltro già liberata in passato da un elemento alieno (autolavaggio e distributore di carburante). Ma la stessa Amministrazione, per coerenza ed esempio alla collettività, dovrebbe anche attuare gli strumenti urbanistici vigenti adoperandosi fattivamente alla ricerca di una soluzione nell’interesse pubblico alla quale è chiamata per etica civica. Inoltre avrebbe anche il dovere di cercare di migliorare tutta l’area con interventi di manutenzione e riqualificazione.
Non è un bel segnale che si rende alla città e ai visitatori illusi di trovare un Anfiteatro romano ed il suo contesto, ma neppure quello della poca sensibilità che questo argomento suscita nella cittadinanza, forse stordita dai continui messaggi istituzionali che fantasticano di mirabolanti presenti e futuri cittadini, in cui semplici giardinetti divengono “parchi del mare”, cospicue gettate di cemento sulle vestigia storiche divengono “piazze dei sogni” e dove molte altre mediocri opere assumono ammiccanti ed altisonanti titoli.
La Rimini immaginata e concretizzata dagli amministratori locali è così, effimera, priva di una sua anima e senza un orientamento e scopo preciso; si naviga a vista. In crisi poiché arranca anche nel turismo, da sempre punto di forza dell’economia locale. Negozi sfitti in Centro, quando qualcuno in anni passati prometteva un radioso avvenire; una Marina Centro ridotta ad un luogo ordinario mentre, per contro, proseguono le dichiarazioni rassicuranti di tenore opposto. Chiacchiere sul nulla. Si inseguono solo tendenze obsolete, perpetuando stanchi e chiassosi eventi ormai patetici, o ci si inventano improbabili musei in altrettanti inadatti siti.
Un’amministrazione che non ha mai voluto capire quelle che sono le potenzialità storiche della città, che derivano dall’essere stata importantissima città romana prima e rinascimentale in seguito; e che non ha compreso che una riscoperta del genere avrebbe senz’altro dato impulso al turismo con la conseguente qualità dei suoi fruitori. E che invece ha speso tanto in dubbi progetti che sembrano non dare alcun riscontro, specie rispetto a quello fantasticato “ab origine”.
Sono ormai quotidianità le notizie che giungono da varie città del Paese, che riportano di scoperte archeologiche in occasione di cantieri per opere pubbliche e private, e della gara delle Amministrazioni coinvolte a valorizzare quelle risorse. Al contrario invece, non solo a Rimini si è assistito al seppellimento di tanti tesori culturali ritrovati, ma anche all’incapacità di rimuovere l’oltraggiosa scritta sul muro dell’Anfiteatro che fa ancora brutta mostra di sé dal finire dello scorso anno.

E nonostante tutto abbiamo assistito anche all’apoteosi della bizzarria, con la presunzione di divenire Capitale della Cultura Italiana; … “ma mi faccia il piacere!” (© Totò)

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