L’Artrov al tempo del coronavirus: bar, trattoria e… inno d’Italia

L’Artrov al tempo del coronavirus: bar, trattoria e… inno d’Italia

Nella ormai lunga "quarantena" di Rimini, Riccardo Bianchini dell'Artrov (che in questo periodo funziona come mensa per particolari categorie di lavoratori) ogni giorno alle 12 diffonde il canto degli italiani. Poteva non farlo anche oggi, festa della Liberazione? Per puro caso c'eravamo anche noi. Guardate cosa è successo.

Quando serviva, lui è sempre stato là, ben presente sulla scena del locale, a resistere contro qualsiasi folata di vento. Compresa l’ultima che più che folata andrebbe chiamata “Tempesta Covid-19”. La bufera forse piega, ma non spezza Riccardo Bianchini (nella foto), patron dell’Artrov. In altra occasione lo abbiamo paragonato al “Gigante Buono” della pubblicità Ferrero. Questa volta, per non tradire l’indelebile ambiente “caroselliano”, lo identificheremo con un altro memorabile personaggio. Telefoniamo a Bianchini per domandargli perché sul suo locale non sia scattata la tagliola della chiusura antivirus che ha azzannato tutti i ristoranti dei colleghi.

Signor Bianchini, circa tre anni fa lei e l’Artrov avete trascorso mesi di mare in burrasca in preda alla burocrazia prima di poter aprire i battenti, poi affrontato battaglie pressoché quotidiane per riuscire a sradicare la stranita clientela che bazzicava in zona, in seguito avete avuto qualche dissapore con alcuni vigili urbani. Nonostante tutto, ricevuto un colpo, lei si inclina, sbanda un po’, ma poi torna di nuovo ritto. È sempre pronto a rimettersi in equilibrio come Ercolinosemprimpiedi, l’indomabile omino gonfiabile che la Galbani regalava con i punti fedeltà. Ricorda?
«È vero, la ringrazio per la similitudine. In effetti, al pari degli autogrill in autostrada o del bar dell’ospedale civile, non ho mai chiuso. Non che in questo periodo ci sia tanto da saltare, come si suol dire, dal punto di vista remunerativo, ma almeno il locale rimane “vivo”, con funzioni di servizio sociale e di ristorazione».

Come ha fatto a ottenere le autorizzazioni per stare aperto?
«La Polizia Municipale è venuta a controllare. Ma in base alla legge, come è stato confermato dalle autorità competenti, ho tutti i requisiti, le autorizzazioni e i codici ATECO (ATtività ECOnomiche; ndr) corretti. In più ho contratti stipulati precedentemente al coronavirus; convenzioni con aziende statali che sono in essere già da un anno. Sono questi i motivi per cui sono stato autorizzato a proseguire l’attività senza interruzioni.
Praticamente ho tutti i permessi che richiede la legge grazie ai quali posso sì lavorare, ma fornisco anche un servizio sociale a una fascia di lavoratori che altrimenti non avrebbe. Pensi che gli autisti di Start Romagna o i ferrovieri che arrivano a Rimini non hanno neppure un posto dove andare in bagno. In stazione è chiuso. E dato che vengono qua per il servizio di mensa, giustamente utilizzano i nostri servizi igienici».

Il barman mascherato

Condurre un’azienda in questi momenti è anche una bella responsabilità. E forse un po’ rischioso.
«Quello che dice è verissimo. È altrettanto vero che le autorità hanno fatto controlli e dato precise disposizioni. Tornando, hanno verificato che le distanze fossero corrette e che si facciano le dovute sanificazioni al locale. In sostanza, verificano che seguiamo puntualmente tutte le norme previste dall’emergenza. Come è giusto che sia. Ne va della salute delle persone. Non possiamo prendere niente sotto gamba. In questo momento sarebbe molto pericoloso».

Misure di sicurezza in bella mostra

Certo, non diventerete milionari, ma almeno lavorate. E qualcosa di guadagno rimarrà…
«Per carità, sì, se non altro ammortizzo un po’ di spese. Quelle cosiddette “fisse” ci sono sempre. Anche quando si sta fermi. Inoltre bisogna considerare che il locale non rimane abbandonato. Io sto vivendo qua dentro. Nel vero senso della parola. Di notte, per la città girano solo le forze dell’ordine (tutti i corpi) o i ladri. Qualche giorno fa hanno tentato di fare un giretto anche qui dentro, ma ho anche i cani. Si sono messi ad abbaiare. Mi sono svegliato e acceso subito le luci. I malintenzionati si sono allontanati immediatamente».

Ci dorme tutte le notti, nel ristorante?
«Certo. Da quando sono cominciate le limitazioni. Ovviamente, nonostante io abbia il privilegio di poter stare aperto è naturale che non facciamo i turni come quando siamo (eravamo) in piena stagione, per cui al mattino apriamo alle sei e mezzo per le colazioni dei militari e proseguiamo fino a sera con l’ultimo servizio alle ventuno e trenta per i medici della Protezione Civile. Mi è più comodo dormire qua così al mattino sono subito operativo. E come dicevo, mi cautelo contro “sorprese” notturne».

Sul pavimento l’indicazione del percorso da seguire

Non siete aperti al pubblico. Sarebbe proibito, vero?
«Funzioniamo esclusivamente come mensa (abbiamo anche quella licenza) per Trenitalia, Start Romagna, e altre associazioni. Di recente abbiamo stipulato una convenzione con l’Ausl per i medici della Protezione Civile che sono in loco per organizzare la “fase 2 anti Covid-19”. Dormono in albergo, ma vengono a mangiare all’Artrov. L’hotel è sprovvisto di ristorazione perciò sono a cena qui».

Da lei si fermano a mangiare anche i ferrovieri. Non hanno una loro mensa, dietro i campi da tennis?
«L’avrebbero, ma i treni che circolano sono solo gli interregionali e i locali. I Frecciarossa, al momento sono sospesi. La società Ferrovie dello Stato ha ritenuto che tenere aperti i bar della stazione e la mensa sarebbe stato un inutile dispendio, considerato che il numero di viaggiatori è molto ridotto. I ferrovieri che vengono da lontano mi dicono: “Non può capire che piacere sia, arrivare a Rimini e sapere che lei ci può fare un piatto di tagliatelle o della piadina. Ormai è diventato un lusso anche solo prendere un caffè.”».

Clienti “selezionati” in questo periodo: esercito, forze dell’ordine, Protezione civile, personale di Trenitalia…

Senta, per caso fate anche servizio a domicilio?
«Sì, come altri colleghi è un servizio che forniamo. Tutti i giorni mandiamo ai clienti le foto dei piatti che proponiamo. Ricevuto l’ordine per telefono, partiamo per la consegna».

L’intervista si sarebbe conclusa qui, ma c’è stato un colpo di scena dell’ultima ora che condividiamo con i lettori. Riccardo Bianchini, per testimoniare la propria vicinanza ai “reclusi”, cioè a tutti noi, ogni giorno alle 12 in punto diffonde l’inno di Mameli dalle casse acustiche che ha posizionato all’esterno della trattoria.
La cosa o le modalità di esecuzione forse a qualcuno non va a genio sicché il patron ci ha raccontato di avere avuto nei giorni scorsi la visita della Polizia Municipale. Per puro caso oggi passavamo di lì proprio a quell’ora. Dopo nemmeno tre minuti dal termine dell’inno e poco dopo l’inizio delle canzoni dei bambini della Luigi Ferrari trasmesse dall’Artrov, si materializzano un suv e due moto dei vigili urbani. Comincia una discussione a distanza. Improvvisamente dagli amplificatori esce il suono del Va’ Pensiero di Giuseppe Verdi. La miccia brucia in fretta, la deflagrazione di proteste non tarda molto. Dai balconi del vicinato che evidentemente gradisce la musica, ma un tantino meno la presenza dei “municipali”, si levano commenti a voce alta e inviti non proprio lusinghieri verso le forze dell’ordine che alla fine se ne vanno. C’è da domandarsi il motivo dell’intervento della Polizia Locale. Lo abbiamo chiesto a Bianchini. Per telefono ha sintetizzato così l’accaduto: «In accordo con le Autorità cittadine, oggi doveva partire un progetto messo a punto con la professoressa Alessandra Falconi della scuola primaria Luigi Ferrari. Dopo l’inno di Mameli era previsto che fossero trasmesse le canzoni dei bimbi della scuola rinchiusi da tante settimane nelle loro abitazioni. La diffusione musicale è stata pensata per dare ai ragazzini un momento di distrazione, di svago e di coesione nel canto. Ecco il motivo del volume elevato (tale da raggiungere una zona più ampia possibile), del resto concordato e autorizzato dal Comune di Rimini. Purtroppo la registrazione di Andrea Gnassi non è arrivata in tempo, ma avrebbe partecipato pure lui. Di più: la stessa vice Sindaco, Gloria Lisi, per l’occasione si è prestata a registrare una filastrocca. Ma i vigili urbani hanno bloccato tutto. L’assessore Jamil Sadegholvaad è intervenuto di persona per rassicurarmi, trasmettermi la sua solidarietà e per risolvere immediatamente la questione. Mi ha fatto piacere perché queste cose le faccio con grande trasporto ed entusiasmo».
Si spera che il caso sia definitivamente chiuso. Viva Verdi!

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