Quando sento certe statistiche, inorridisco.
Quando sento certe statistiche, inorridisco. Il 70% degli italiani, meglio degli italioti, legge un libro all’anno, ma possiede due telefonini. E’ vero, le statistiche dicono e non dicono: se mangio un pollo e tu niente, per la statistica abbiamo mangiato mezzo pollo a testa. Pidia a Santarcangelo, la più bella del reame, diceva che il pollo si mangia meglio in due: “me e lo”. Ma erano altri tempi e c’era la fame. Oggi la fame non c’è più, ed è una gran sfiga. Ma va di moda l’aperitivo, anzi l’apericena, che non vuol dire una beata minchia, ma con un po’ di prosecco che fa letteralmente schifo, anche se è patrimonio dell’umanità, e due gocce di Aperol, i tordi si ingrassano e tornano i conti. Funziona così: se non sai fare nulla e non hai voglia di lavorare, buttati in politica. A trent’anni o giù di lì ti ritrovi, senza saperlo, Ministro, e tutto il resto è grasso che cola.
Il trionfo della mediocrità, della presunzione. Abolito il congiuntivo, il latino, la consecutio temporum, la scuola di partito, derisi gli ideali, o sei di sinistra o sei fascista, lo scontro è continuo cinguettando su Feisbuk.
La famiglia non c’è più, la scuola non seleziona, la classe dirigente è scomparsa, non si fanno più figli, necessitiamo di schiavi, e la nave va, ma dove arriverà non si sa, parafrasando l’Orietta Berti, una giganta della defunta canzone italiana.
Rurali sempre.
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