Nuova campagna ProVita fa tappa a Rimini e in Romagna

Nuova campagna ProVita fa tappa a Rimini e in Romagna

Dopo essersi vista censurare i manifesti contro la pillola abortiva, la onlus torna alla carica: è partita oggi una comunicazione veicolata da camion vela che recita «chi sceglie la vita vince sempre».

Dopo aver lanciato la campagna contro la pillola abortiva Ru486, «oscurata» dal Comune di Rimini con tanto di delibera di giunta che ha vietato l’affissione dei manifesti con l’ormai famoso slogan «prenderesti mai del veleno?», la onlus “Pro Vita & Famiglia” non si è ritirata in buon ordine, convinta com’è che lo scalpore e le polemiche siano state sollevate «da parte di chi non vuole accettare la scienza e la verità». Tutt’altro, ha deciso di tornare a sfidare la coltre di conformismo che regna, anche fra i cattolici, sul tema del diritto alla vita. Da questa mattina i camion vela ProVita hanno abbondantemente circolato a Rimini, oltre che a Cesena, Forlì e Ravenna, e continueranno a farlo fino all’11 febbraio, considerato che domenica 7 si celebra la giornata nazionale per la vita.
Sui manifesti campeggiano questi due messaggi: «Il corpo di mio figlio non è il mio corpo, sopprimerlo non è la mia scelta #stopaborto» e «Mamma: chi sceglie la vita vince sempre. L’aborto è una sconfitta #ioscelgolavita».
«Con questi cartelloni si vuole mandare un messaggio chiaro: non esiste il diritto di uccidere una persona umana!», spiegano da Pro Vita & Famiglia.

I manifesti (con il volto di un neonato con la dicitura «Io sono per la vita»), aggiungono, saranno diffusi in tutta la Romagna e a Ferrara, nell’intero mese di febbraio.
In Emilia Romagna la campagna è curata dall’Associazione Culturale San Michele Arcangelo con il sostegno di Giuristi per la Vita, del Movimento per la Vita di Cesena, della Parrocchia ortodossa «Protezione della Madre di Dio» del Patriarcato di Mosca, dei Comitati Difendiamo i nostri Figli di Ravenna e di Rimini, del Centro Internazionale Giovanni Paolo II per il Magistero Sociale della Chiesa, del Centro culturale il Crocevia di Cesena e dell’Associazione Culturale Identità Europea.
Qual è l’obiettivo della campagna? L’Associazione Culturale San Michele Arcangelo sottolinea che è quello di avviare un dibattito nella società sull’assurdo dogma laico dell’aborto: «E’ necessario da una parte che lo Stato e le istituzioni sul territorio aiutino di più le donne in gravidanza. E’ urgente, anche, sostenere, concretamente, i Centri di aiuti alla vita, i cui bravissimi operatori hanno dimostrato negli anni di avere capacità, competenza e sensibilità nell’aver cura delle mamme in difficoltà. Il concepito è una persona umana in una fase vitale iniziale e delicatissima del suo sviluppo, e va riconosciuto, protetto e accolto, perché è sempre assolutamente doveroso proteggere gli esseri umani più piccoli ed indifesi».
Contro la decisione della giunta comunale di vietare l’affissione dei cento manifesti sul tema della pillola abortiva, si erano schierati il consigliere regionale della Lega Matteo Montevecchi e il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi. E a rispondere alla interrogazione di quest’ultimo in consiglio comunale era stata la vicesindaco, cattolica, Gloria Lisi. Difendendo a spada tratta la bontà della «censura» con la motivazione che «i
manifesti appaiono senz’altro idonei ad ingenerare in maniera ingiustificata allarme per la salute e la vita delle
donne che fanno uso del farmaco». Come dire che anche Papa Francesco apparirebbe come un pericoloso sovversivo e nemico delle donne perché all’udienza generale in Vaticano disse: “Io vi domando: è giusto fare fuori una vita umana per risolvere un problema? È come affittare un sicario”.

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