Nuove scoperte sulla chiesa di S. Nicola da Tolentino

Nuove scoperte sulla chiesa di S. Nicola da Tolentino

Nel 1952 fu redatto un progetto di ricostruzione dell'edificio (con tanto di perizia relativa ai danni subiti dalle distruzioni belliche) in base al quale si sarebbe potuto restituire l’Oratorio alla storia cittadina. Perché non avvenne? Di certo Mario Zuffa s'impegnò per ottenere il risultato, ma senza successo.

Vogliamo ritornare su un tema già trattato in precedenza, ma che merita di essere ulteriormente approfondito date le recenti nuove scoperte. Ne vale la pena perché, a nostro avviso, la bella facciata residua è sempre lì in via Garibaldi, fa bella mostra di sé, e spicca in un contesto piuttosto mediocre, soprattutto oggetto di grande, immeritata incuria e degrado. Ma anche perché di questo distrutto sito architettonico si preoccupò Mario Zuffa, come vedremo.
Nel nostro primo articolo (qui) abbiamo narrato in senso generale le vicende di quell’edificio, della sua storia e dei personaggi che sono stati interessati a vario titolo.
Nel secondo (qui) grazie ad un inventario del XVIII secolo conservato presso l’Archivio Diocesano di Rimini, classificato ”V45 inventari”, redatto con una minuziosissima e precisissima descrizione di tutto ciò che si trovava in quel sacro edificio, ma anche dei beni immobili che la Congregazione possedeva, abbiamo cercato di ricostruire com’era ancor prima della sua parziale distruzione bellica e la finale operazione di “riminizzazione” subita in seguito.
Dobbiamo constatare che quella descrizione, che ci ha permesso di immaginare con un attendibile senso della realtà come fosse quell’Oratorio scomparso, oggi si concretizza in modo certo. Siamo curiosi per natura, oltreché appassionati della – vera – storia cittadina, e non ci siamo persi d’animo.
Presso l’inesauribile e prezioso Archivio di Stato di Rimini nella sezione riservata all’Archivio del Genio Civile, alla busta N°184 “Perizia del Danno” – Progetto di Ricostruzione (badate bene il temine: “ricostruzione”, ndr) Chiesa S. Nicola da Tolentino – in via Garibaldi con via Venerucci N°20 Rimini”, si trovano informazioni tangibili che non solo confermano le nostre precedenti ipotesi, ma che le ampliano.
Come vedremo il carteggio, datato 4 aprile 1952, conserva chiari elaborati grafici frutto di un rilievo geometrico, ed una stima dei danni con la quale si sarebbe potuto restituire quell’Oratorio alla storia cittadina.

LA PIANTA
Come si può agevolmente constatare dalla pianta, si conferma che la Chiesa aveva tre Altari ed una transenna che perimetrava l’area di quello maggiore, ma si riprova pure l’esistenza di una porta di accesso secondaria sulla via Garibaldi, che in precedenza non riuscimmo a localizzare ma che ora vediamo nello stesso posto di quella attuale e che serve per accedere alla parte superiore dell’attuale fabbricato; oltre al numero e disposizione delle panche.

Pianta dell’Oratorio di S. Nicola da Tolentino. Fonte Archivio di Stato di Rimini.

La novità, invece, consiste nel fatto che al di sopra dell’accesso principale, in cui esisteva una “bussola” con tre accessi, vi era un soppalco ad uso cantoria e contenente un organo e, come si legge ancora nella Perizia, “un pulpito di noce massiccio, completo di scaletta per accesso, e baldacchino soprastante con intarsi”. Anche la Sagrestia è confermata laddove individuata in precedenza, contigua ad un pozzo luce.

IL PROSPETTO PRINCIPALE E LA SEZIONE TRASVERSALE
Il prospetto principale conferma lo stato odierno, seppur assai malmesso, ma la sezione trasversale svela importanti particolari quali l’orditura della copertura, la sagoma dell’altare e della sua antistante balaustra.

Prospetto principale e sezione trasversale dell’Oratorio di S. Nicola da Tolentino. Fonte Archivio di Stato di Rimini.

La copertura, celata da un evidente controsoffitto come era d’uso frequente da un certo momento storico in poi, era costituita da capriate lignee collegate tra loro con travi secondarie – arcarecci – di pari materiale e una sovrastante struttura secondaria costituita da correnti in legno e tavelle in cotto, come ben riportato nella perizia che citeremo in seguito, che sorreggeva il manto di copertura costituito da coppi in laterizio.
Leggendo la relazione peritale, grazie alle voci oggetto di ricostruzione o risarcimento, sappiamo che all’interno erano anche presenti, insieme al resto, un cancello in ferro battuto nella balaustra di separazione tra l’aula e l’Altare maggiore, un confessionale in noce e un pulpito anch’esso in noce con scala di accesso.

I DANNI
Nella succitata perizia relativa ai danni subiti dalle distruzioni belliche, risultano tra le opere principali la demolizione di murature pericolanti e la loro ricostruzione, l’intervento di consolidamento delle fondazioni, l’integrazione di parti lapidee di pietra d’Istria danneggiate o distrutte. Poi la riedificazione del cornicione, dell’intera copertura e delle altre opere accessorie per restituire all’integrità l’Oratorio. L’ammontare di quella stima, sottoscritta anche dal Vescovo Luigi Santa, ascendeva allora a Lire 9.761.000 pari agli odierni circa Euro 160.000. Nel carteggio, però, non si sono trovati documenti che permettono di capire perché quell’Oratorio fu soppresso e trasformato altrimenti.

L’EPILOGO
Il 20 novembre 1956 con una lettera inviata al Soprintendente ai monumenti della Romagna e per conoscenza all’Ingegnere Capo del Comune di Rimini, Mario Zuffa appena appreso il fatto, comunica di avere ricevuto un’informazione “relativamente a trattative in corso tra il parroco di S. Agnese” e un’impresa edile del tempo, per procedere alla costruzione di una casa di civile abitazione nell’area in angolo tra la via Garibaldi e Venerucci, oggi occupata da ampi resti di notevole interesse architettonico della Chiesetta di S. Nicola da Tolentino”.

Lettera di Mario Zuffa al Soprintendente. Fonte Biblioteca Gambalunga.

Concludeva la missiva invitando di fatto a provvedere in merito. Il finale ci restituisce la bizzarria che possiamo ammirare oggi frutto – forse – di un compromesso per dare un’aura “credibile” ad un’operazione discutibile.
Come al solito Mario Zuffa con la sua solerzia e tempestività ci provò, ma non riuscì a salvare quel bene storico e architettonico con buona pace di chi avrebbe dovuto tutelarlo, negando altresì di permettere di fargli conferire una nuova estranea destinazione d’uso.
Un vero peccato direi; perché sebbene di modeste dimensioni, come abbiamo visto la chiesina era di fattura molto curata nei minimi dettagli di “notevole interesse architettonico” ed avrebbe potuto continuare ad essere un piccolo scrigno di bellezza.
Ma anche in questo caso il monumento subì una sorte implacabile al pari di tanti altri; e, unitamente a Mario Zuffa, neppure S. Nicola da Tolentino riuscì a compiere il miracolo di salvare l’Oratorio a lui dedicato, tanto era potente la “riminizzazione” che ancora oggi non ha perso il suo vigore.

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