«Per il nostro Sant’Antonio»: la formella voluta da «gente semplice, devota ma non troppo»

«Per il nostro Sant’Antonio»: la formella voluta da «gente semplice, devota ma non troppo»

Nella parete di un edificio costruito laddove sorgeva la chiesa distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, all’inizio dell’attuale viale Perseo, la generosità di comuni cittadini ha posto un segno. Importante. Che racconta della devozione popolare verso il Santo.

Quest’anno ricorre l’ottocentenario della presenza di S. Antonio da Padova nella città di Rimini, dove avvennero due eventi miracolosi: quello detto della mula e la predicazione ai pesci. Un evento conosciuto ben al di fuori dei nostri confini nazionali, date le origini portoghesi del Santo che, assieme a tanto altro, ha in passato reso Rimini nota a livello internazionale, valore di cui affannosamente oggi si tenta di fregiarsi con vacue iniziative.
Come ormai spesso accade, i nostri preposti istituzionali alla cultura, hanno perso anche questa magnifica occasione, tutti presi dall’organizzare eventi di mediocre caratura; addirittura non sarà neppure restaurato per tempo utile l’ormai quasi fatiscente Tempietto sito in Piazza tre Martiri edificato a seguito della circostanza storica che vide protagonista la mula di Bonvillo.
Un evento storico mancato quindi, prima ancora che religioso, che attiene al glorioso passato della nostra città e alle proprie radici culturali; ma ipotizziamo che qualcuno non ne conoscesse la storia, oppure se ne sia dimenticato. Per fortuna però che qualcun altro ci ha pensato (qui), e quel fatto verrà ricordato come merita.
Chi transita nel trafficato percorso ciclabile e pedonale del lungoporto nei pressi del Ponte della Resistenza, non può non notare una stele in acciaio corten che ricorda il miracolo dei pesci proprio avvenuto in quella zona. Pochi però sanno dell’esistenza di una bella formella in ceramica – posta in una parete dell’edificio laddove sorgeva la chiesa, poi distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale, all’inizio dell’attuale Viale Perseo – ma soprattutto la sua storia ed il perché fu collocata dove oggi si può ammirare.

Nell’articolo apparso il 30 novembre 1997 in un noto quotidiano locale dal titolo “Nella zona Grattacelo – Un intero quartiere adotta S. Antonio, Colletta per una ceramica”, si dà conto di un’iniziativa che coinvolse molte persone spinte dal comune desiderio e piacere di ricordare la presenza del Santo in quel luogo. Il principale artefice fu “un semplice cittadino”, Paolo Magnani, e tra gli sponsor anche l’allora comandante della Capitaneria di Porto.

L’idea nacque quasi per caso nel bar Caprice attivo nel Grattacielo, e fu concretizzata grazie alla generosità di artigiani, dai ceramisti del Centro Zavatta passando per l’impresa edile per i lavori murari, fino ai realizzatori della cornice metallica, che offrirono la loro prestazione spesso gratuitamente, o in cambio di un modestissimo compenso.
Poi nel predetto bar il titolare istituì una cassettina con su scritto “per il nostro Antonio”, in cui i clienti versarono offerte in denaro; un gruzzoletto che servì a celebrare la cerimonia di inaugurazione. Per tale fine, nell’articolo si specifica che ciò avvenne da parte di «…gente semplice, devota ma non troppo, ma pur sempre legata a valori e tradizioni che servono anche a tenere salda l’identità “borghigiana”». Un interesse trasversale quindi, tra fede, cultura e senso di appartenenza ad una comunità.
Il 7 dicembre alle ora 15,30 avvenne l’inaugurazione in pompa magna, come si suol dire, con la benedizione del Vescovo e presenti tutte le autorità civili e militari, descritta come un grande momento cittadino.
Il resoconto terminava in questo modo: «Onore dei marinai e della città del Santo che venne ascoltato dai pesci dell’Adriatico mentre gli uomini non ne volevano sapere». Pure oggi a distanza di ben 800 anni, (certi) uomini non ne vogliono sapere, ovvero dimenticano o trovano superflue certe celebrazioni che, come si legge, vengono giustamente definite “valori e tradizioni”, che hanno ceduto il posto a notti rosa e sagre da strapaese. A proposito: chissà cosa pensano di ciò i pesci dell’Adriatico?

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