Nella drammatica carenza di parcheggi che affligge Rimini, uno così è meglio di niente. Ci si infanga o ci si impolvera, si rischia di cadere in qualche affossamento, di rovinare o sporcare l’auto, però va bene ugualmente purché si parcheggi. È un accontentarsi al ribasso
C’è un luogo in prossimità del Centro di Rimini che muta a seconda delle stagioni, tanto che in periodo invernale o piovasco, come oggi sempre più spesso accade, è ormai chiamato affettuosamente “la palude”. In estate però quel sito si trasforma in un’arida e polverosa landa sotto il sole cocente. Una zona dalle caratteristiche particolari che si completa con una distesa di erbacce incolte e cumuli di materiali, che altrove si connoterebbe come area degradata ma che qui a Rimini si chiama parcheggio. C’era una volta il parcheggio di Via Bramante, con circa 100 stalli se la memoria non inganna, asfaltato e con alberi che ombreggiavano il sito. Poi in previsione della costruzione dell’ennesimo supermercato tutto sparì, in aria di accordi tra pubblico e privato per attrezzare quelle superfici. Ma qualcosa non funzionò, i lavori non partirono e dopo varie vicende si arrivò al parcheggio provvisorio che oggi vediamo; in Italia si sa, quel termine spesso non ha quasi mai il senso di precario … (sic) . Sebbene in tempi relativamente recenti sia stato inghiaiato dopo l’inverno scorso, ma non si sa da chi, oggi il parcheggio si presenta nelle medesime pessime cicliche condizioni che può affliggere un fondo stradale del genere; buche pericolose piene di acqua quando piove, e in quell’occasione tanto fango che poi viene trascinato loro malgrado lungo la strada dalle vetture che escono dalla sosta. Ma d’estate non va poi meglio perché la polvere ricopre ogni cosa e parimenti viene portata in strada, e poi le solite buche che si riformano celermente anche se rattoppate.


Inoltre, come accennato, il tutto si completa con l’area limitrofa coperta di erbacce di alto fusto che nessuno si cura di tagliare, nonostante vi sia un obbligo anti degrado in tal senso per i possessori di lotti incolti o inedificati specie a ridosso del Centro. Chissà se trattasi di specie erbacee protette (?).
Ma la pazienza dell’Amministrazione nei confronti di questa situazione viene premiata dai cittadini, perché nella drammatica carenza di parcheggi che affligge Rimini, uno così è meglio di niente. Ci si infanga o ci si impolvera, si rischia di cadere in qualche affossamento, di rovinare o sporcare l’auto, però va bene ugualmente purché si parcheggi. È un accontentarsi al ribasso ma bisogna fare di necessità virtù.
Nel silenzio assordante sullo stato dell’operazione commerciale non andata ancora in porto, a questo punto apparirebbe più logico e funzionale sostituire la stessa con la costruzione di un parcheggio multipiano. Infine a completare il quadro l’eroico cartellone ormai sbiadito e provato dal tempo, che continua beffardamente a promettere “Da queste antiche mura siamo nati e viviamo il futuro”; quale? Ma dato a ciò che assistiamo da anni, quasi un lustro, non possiamo fare altro che rimpiangere il passato.
Continuando a discorrere di parcheggi, non può essere passato inosservato quanto pubblicato nell’Albo Pretorio il 18 u.s. al numero di registro 4418, avente come oggetto “PIANO DI SETTORE PER L’ORGANIZZAZIONE E LA GESTIONE DI AREE PARCHEGGIO DA DESTINARE ALLE STRUTTURE RICETTIVE, IMPRESE DEL TURISMO E PULLMAN TURISTICI”. Si tratta in sintesi del recepimento di uno studio commissionato ad un soggetto tecnico specializzato in materia, a proposito della situazione dei parcheggi nella zona costiera, nord e sud, in cui si censisce lo stato di fatto e si pongono indicazioni per il futuro. In sostanza i risultati, ovviamente molto specifici ed analitici, sono gli stessi che i riminesi percepiscono da anni nonostante le storielle in senso opposto, e che oggi la stessa politica che le narrava pare che ne abbia scoperto l’infondatezza. Ma nel quadro generale che riveste il problema risulta ancora assente l’aspetto dei parcheggi legati al Centro, l’attenzione per i residenti specie per coloro che non dispongono di garages o spazi cortilizi, e soprattutto quale viabilità credibile verrà attuata a servizio di tutto il sistema di sosta. Certo è che questa operazione appare come una toppa dopo l’occasione persa, quando ostinatamente e perseveratamene si è deciso di non realizzare i parcheggi nella loro naturale posizione, ossia al di sotto del cosiddetto “parco del mare”. È lecito credere che allo stato delle cose la situazione è sfuggita di mano, perché le toppe, anche se tante, non potranno mai fare una tela nuova.


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