La Regione Emilia Romagna è diventata contendibile alla sinistra. Per vincere le prossime elezioni regionali, rimuovendo tante incrostazioni di potere, occorre avere l'ambizione e la competenza di costruire una grande e bella cattedrale. Mettendo insieme un ventaglio di forze ampio, inclusivo e popolare.
La ricandidatura di Stefano Bonaccini alla Presidenza della Regione Emilia Romagna è una buona notizia. Tenterò di argomentare perché la ritengo tale!
Bisogna premettere che questa Regione ha la necessità – almeno secondo la mia opinione – di vivere una stagione nuova, di rinnovamento politico e di novità istituzionale dopo un’egemonia che dura da molto tempo. Dunque di uscire dallo schema politico-ideologico nel quale la Sinistra l’ha indirizzata e controllata dal 1970, cioè dall’epoca dell’istituzione delle Regioni a statuto ordinario.
È vero che la Sinistra ha costruito le sue fortune elettorali anche sul modello emiliano, basato su efficienza organizzativa, capillare presenza sul territorio e tante clientele in tutti i campi della società civile e dei settori amministrativi. I livelli di cooperazione, di eccellenze d’impresa, di tutela sociale e di assistenza sanitaria, e tanto altro ancora, raggiunti in questa Regione sono paragonabili agli standard dei più evoluti territori del continente europeo. Nonostante questi risultati, occorre cambiare!
Occorre rimuovere tante incrostazioni di potere che, appunto perché ben oliate a fini elettorali, risultano vecchie, antiquate e difficilmente permeabili alle novità. Serve perciò un vero cambiamento, ma che sia virtuoso, proposto da interpreti capaci ed equilibrati, ovvero una proposta politica di cambiamento espressa con le caratteristiche della qualità, della professionalità e dell’esperienza. Cioè un’offerta di alternativa politica qualificata e qualificante, da contrapporre alla tradizionale minestra più volte riscaldata e da sempre cucinata dalla Sinistra di lotta e di Governo. Per di più cucinata in un’attrezzata cucina, via via occupata dai rappresentanti di una rispettabile ideologia, che grazie a periodiche metamorfosi e trasformazioni estetiche o di gusto (!) si è soprattutto impegnata a mantenere il potere. A tutti i costi.
Ecco, per queste semplici motivazioni, credo che la ri-candidatura del Presidente Bonaccini alla guida di questa Regione sia un buon viatico per spingere le forze alternative alla Sinistra a un doveroso impegno democratico e a una puntuale riflessione politica al fine di costruire un’alleanza in grado di conquistare la guida dell’Emilia Romagna.
Il programma politico o, in altri termini, il “contratto di governo” regionale alternativo alla Sinistra, dovrà essere rivolto ai bisogni delle classi sociali più deboli. E disagiate sono pure le classi sociali che l’imperante sistema di potere regionale ha boicottato grazie ad una cinica burocrazia che – sbandierata e radicalizzata in nome della democrazia – ha mortificato, rattrappito ed emarginato tutto quello che poteva mettere in pericolo l’equilibrio politico dominante. Quel “contratto di governo” dovrà essere popolare, cioè orientato a raccogliere i più ampi consensi e in grado di ampliare realmente ogni forma di libertà delle persone, delle famiglie e delle imprese.
Presto risulterà naturale vedere materializzarsi un campo progressista che sarà giocoforza allargato a tutta la Sinistra, fino a quell’estrema, altrimenti Bonaccini correrà verso una cocente sconfitta. Del resto egli già dichiara di voler estendere la sua ricandidatura al sostegno di un campo largo, cioè fino ai confini di quello che un tempo era definito “arco costituzionale”. Legittimamente, come ha fatto Zingaretti nella Regione Lazio. Ma questa sarà anche la debolezza della ricandidatura di Bonaccini perché é prevedibile che l’allargamento all’estrema Sinistra causerà la perdita di sostegno da parte di un’ampia fascia elettorale di stampo moderato, borghese e forse cattolico.
Dall’altra parte servirà un campo altrettanto ampio, esteso e inclusivo che raccolga le forze sane e non urlanti del cambiamento alternativo alla Sinistra; senza primogeniture, senza imposizioni e soprattutto evitando contrapposizioni interne al Centrodestra. Non sarà facile! Ma occorre provarci!
La posizione o la proposta del M5S é storia a parte, in grado di condizionare l’esito del confronto elettorale anche in Emilia Romagna, dato che in questa Regione sarà eletto Presidente il candidato che il giorno delle elezioni avrà ottenuto il maggior numero di voti, senza possibilità di ballottaggio tra i due candidati più votati.
In conclusione, credo che si debba avere l’ambizione di costruire una cattedrale, non un semplice muro a sostegno dei propri convincimenti e programmi. Così si può organizzare anche in Emilia Romagna il successo della coalizione alternativa alla Sinistra. In tanti sono in grado di costruire un muro, assai robusto ma senza pretese estetiche, che sotto il peso dei voti elettorali e nonostante la sua solidità rischia di cadere sui piedi di chi l’ha eretto.
La Regione Emilia Romagna è finalmente contendibile alla Sinistra, per vincere le prossime elezioni regionali occorre avere l’ambizione e la competenza di costruire una grande e bella cattedrale!
Mauro Ioli
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