Pizzolante: Renziano a Rimini, antirenziano a Roma e il Patto Civico

Pizzolante: Renziano a Rimini, antirenziano a Roma e il Patto Civico

Fine del matrimonio fra Alfano e Renzi. Il primo si è accorto che al secondo interessa solo il potere quando ha visto la poltrona traballare. Cosa succederà alla alleanza riminese fra Pizzolante (Patto Civico) e Gnassi?

Sergio Pizzolante è un politico di razza. Ha attraversato la prima e la seconda Repubblica in modo spavaldo. Socialista, poi convinto delfino di Silvio Berlusconi, poi seguace di Angelino Alfano. Ad un certo punto ha cominciato ad essere discepolo fervente di Matteo Renzi. Ha riempito la stampa locale di interviste per spiegare la sua svolta: meno di due anni fa disse che era venuto il momento di “creare un movimento politico nuovo, di cultura liberale che collabori con Renzi per cambiare l’Italia”. Con motivazioni anche intelligenti, perché l’intelligenza politica non è mai mancata a Sergio Pizzolante. Il sogno renziano (dopo quello craxiano e berlusconiano) l’ha portato alla unione teorica e di fatto con Andrea Gnassi, contribuendo da par suo alla riaffermazione del sindaco Pd a Palazzo Garampi, fino ad ingoiare una serie di giudizi che nel recente passato aveva gettato in faccia al suo attuale sodale. Ha vinto facile, sia per la solita frammentazione del centrodestra e sia per il suicidio del Movimento 5 Stelle, ma ha vinto. Patto Civico con Gnassi oggi fa da stampella al potere costituito e fino a questo momento non è stato in grado di lasciare una traccia nelle scelte politiche che Gnassi sta dispiegando in questo secondo mandato. Alzi la mano chi è in grado di indicare un solo tema che Patto Civico è riuscito ad “imporre” a Gnassi. Zero. Sulle grandi questioni è assente.
Pochi giorni fa Pizzolante se ne è uscito con la dichiarazione scoop, ma anche a scoppio ritardato: “Renzi ha la smania di prendersi la rivincita dopo la sconfitta del referendum, per questo da febbraio chiede a noi di fare fuori Gentiloni. In cambio ci ha detto che avremmo potuto scrivere la legge elettorale”. Una rivelazione che esce cinque mesi dopo la presunta richiesta di omicidio politico ai danni del presidente del Consiglio. Fra parentesi: i dati Istat che fotografano un’Italia in ripresina nel primo trimestre dell’anno non sono figli di Renzie, che ha lasciato Palazzo Chigi l’8 dicembre e quindi più sta lontano dal governo dell’Italia e meglio è, ma siccome ha una smania incontenibile di potere, e tutto fa e disfa per raggiungerlo, ora affosserà anche questo governo.
Minacciata da una riforma elettorale targata Berlusconi-Renzi, con sbarramento al 5%, che se andrà in porto molto probabilmente terrà la truppina di Alternativa Popolare fuori dal Parlamento, la squadra di Alfano – fino ad oggi lautamente ricompensata in poltrone per fare da sponda al Pd – ha perso la proverbiale calma. Tutto d’un tratto si è accorta che con Renzi è finita. In pochi giorni l’amore è diventato odio e la collaborazione col Pd è tramontata. Scaricati da Renzi, adesso gli alfaniani guardano ad una aggregazione di centro. Per restare a galla. “Quelli del partito di Alfano la parola dimissioni, lasciare la poltrona, non la conoscono benissimo”, ha sibilato Matteo Renzi.
Ora, con la rottura fra Alternativa Popolare e Pd, che ne sarà del progetto che Pizzolante ha messo in piedi a Rimini, sul quale si sta impegnando non poco anche a Riccione, e che solo a febbraio fu salutato alla assemblea degli amministratori del Pd come fenomeno da esportare in tutta Italia? Nato come il frutto di una scaltrezza politica più che di una classe dirigente e di un programma, Patto Civico ha parlato alla pancia di un certo mondo dell’associazionismo economico a Rimini (orfano della rappresentanza politica del centrodestra), mentre a Riccione ha fatto incetta di transfughi della giunta Tosi pur di cercare di alzare la bandiera sul comune della perla verde. Vedremo come andrà a finire. Ma comunque vada, Patto Civico pochi mesi dopo la sua comparsa è già un morto che cammina. Ha perso l’ombrello nazionale e sempre di più apparirà come privo di senso e prospettiva.

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