«Prepotenza del sindaco»: quando la città si mobilitò contro la chiusura del ponte di Tiberio

«Prepotenza del sindaco»: quando la città si mobilitò contro la chiusura del ponte di Tiberio

I problemi davanti ai quali si levò la voce delle associazioni di categoria e dei cittadini, nel 1995, sono gli stessi di oggi. Che continuano ad essere irrisolti. Ecco cosa accadde quando i lavori allo storico ponte costrinsero, per un breve periodo, a renderlo off limits. E il proposito di individuare una soluzione alternativa era già ben presente.

I riminesi sono effettivamente mutati nel tempo, come peraltro i mezzi d’informazione che danno loro voce. Esistono fatti importanti che nel tempo hanno modificato rilevanza, ma anche l’approccio nei confronti della vicenda che li ha accompagnati; ed uno di questi è la questione della pedonalizzazione del Ponte di Augusto e Tiberio. Sfogliando le pagine del Resto del Carlino dell’anno 1995, è facile comprendere la premessa di quest’articolo.
In quell’anno si effettuò il restauro del monumento che fu, ovviamente e necessariamente, chiuso per un breve periodo al traffico veicolare, ma che creò anche disagi per automobilisti, pedoni, ciclisti e mezzi di supporto come carrozzine e passeggini.

Nel citato quotidiano uscirono per un certo periodo articoli – anche coloriti se vogliamo – dai titoli in perfetto stile con quella linea: “Aiuto è sparito il ponte”, “L’interesse di bottega alza la voce”, “Transito vietato a bici e bebè”, fino alla “Prepotenza del Sindaco”.
Quei testi riportavano interviste ad automobilisti piuttosto disperati per dovere sopportare file lunghissime e percorsi alternativi più lunghi. Poi intervennero i commercianti che lamentavano cali del fatturato del 20%, per via dello spostamento del traffico verso lato mare, e per il fatto che non erano stati avvertiti di quella decisione della quale giudicavano anche inopportuno il periodo.

Fu anche pubblicato un duro intervento della Confcommercio dal già citato titolo “Prepotenza del Sindaco”, che dava conto di una richiesta fatta al sindaco di allora per aprire un tavolo di confronto, finalizzato a cercare una soluzione che impattasse il meno possibile sulle attività commerciali; e della conseguente mancata promessa ricevuta in tal senso resa dal primo cittadino.
Infine si leggeva anche dell’apprensione legata al fatto che già allora si parlava della possibile definitiva chiusura del Ponte, e che non fosse stata preventivamente individuata un’alternativa. In sintesi un vero e proprio putiferio.
Poi nel 2008 l’allora amministrazione comunale presieduta dal sindaco Alberto Ravaioli, avviò un periodo di sperimentazione per valutare quale fosse stato l’impatto sul traffico veicolare conseguentemente alla chiusura di quel ponte, vero e proprio monumento storico sul quale transitavano quotidianamente circa 10.500 veicoli.

Date le conseguenti forti criticità arrecate alla mobilità, ed alle derivate proteste nate dai relativi disagi, tale fase fu conclusa nel breve ma con il proposito di studiare una soluzione alternativa propedeutica alla realizzazione dell’obiettivo che ci si era posto. Ma questa è storia più recente.
Arriviamo al 2021 con la chiusura totale del ponte, tra l’indifferenza di tutti per la mancata alternativa nonostante la disparata fiera delle assurde idee istituzionali che si erano susseguite; quasi come assistere allo show dei dilettanti allo sbaraglio.
I riminesi erano cambiati, nessuna lamentela; si era creato il “borgo felice” – solo per alcuni ovviamente – in una città narcotizzata da continui lavaggi cerebrali colorati di un radioso futuro. Tutti soddisfatti quindi; i commercianti contenti, gli automobilisti pure. In pratica tutti i lamentosi principali soggetti di allora, sebbene anche questa volta mancò il dialogo tra istituzione e cittadinanza.

Ma qualcuno rovinò la festa, come i residenti di Via Ducale e limitrofe che si trovarono loro malgrado protagonisti dell’alternativa alla chiusura del ponte. L’ho premesso: i riminesi cambiano, ed oggi felici dell’alternativa offerta da una sgangherata pianificazione urbanistica e di mobilità, giudicano le giuste rivendicazioni di quei malcapitati come lagnanze di coloro che hanno perso lo status – leggi privilegio – di precedente zona ZTL. Non pensando, o non capendo, il concetto che il tutto nasce da un’incompetenza amministrativa, e che si è persa la capacità di immedesimarsi in quella situazione e nelle esigenze dei cittadini. Le vie ristrette non permettono l’aspersione dello smog, ed amplificano i rumori ma, … chissenefrega in sostanza, finché non tocca a ciascuno di noi.
È proprio vero, i riminesi sono cambiati, ma anche gli organi di stampa che li rappresentano; l’unica cosa che è rimasta immota da allora ad oggi è la politica, che non ascolta, non dialoga e improvvisa invece di pianificare.

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