Rimini significa mare, ma l’art director ridisegna il centro storico

Rimini significa mare, ma l’art director ridisegna il centro storico

A parte il discutibile irenismo alla “volemose bene” del prof. Zamagni, va apprezzato invece l’elogio della critica pubblicamente espresso dal sindaco

A parte il discutibile irenismo alla “volemose bene” del prof. Zamagni, va apprezzato invece l’elogio della critica pubblicamente espresso dal sindaco Gnassi nel corso del nuovo Rapporto sull’economia della provincia di Rimini.
Apprezzamento tanto più sincero in quanto espresso da uno, come il sottoscritto, che non ha mai risparmiato critiche nei confronti d’un operato, quello del Sindaco, troppo spesso inficiato da autoreferenzialità ed utopismo nel perseguire un’immagine di città ideale, completamente avulsa da quella che è la sua anima più autentica.
Fatta eccezione per la giusta promozione di quel divertimentificio il cui tallone d’Achille sta però nel dirigismo d’un Primo Cittadino autoincoronatosi Art Director della città.
In uno statalismo di fondo che non solo fa concorrenza sleale al privato, ma, quando Gnassi non sarà più sindaco, che ne sarà di Notti Rosa, Molo Street Parade e così via se al nuovo sindaco, com’è probabile, non gliene fregherà niente di tutto questo?
Sulla base di tali considerazioni mi permetto di svolgere un’ulteriore osservazione critica, sempre a proposito delle strategie promozionali dell’amministrazione.
Perché è vero che l’aeroporto ha riaperto, è vero che i russi hanno ricominciato a scendere dalla scaletta, ma che c’entra tutto questo con gli anelli rosa nel centro storico?
In altre parole: siccome siamo una città che vive di turismo, cioè d’immagine e di capacità di captazione dell’immaginario collettivo, pensiamo forse, anzi pensa lei, signor Sindaco, che i turisti torneranno a Rimini semplicemente perché abbiamo dato una sistemata al centro, magari ricostruendo il Galli com’era dov’era?
In altre parole, lei pensa veramente che per ciò stesso potremo far concorrenza a Firenze, Venezia e Roma?
Noi, una città distrutta al 90 per cento nel corso dell’ultimo conflitto e poi ricostruita (cioè “Riminizzata”) nell’immediato dopoguerra da capimastri e geometri, in un tripudio di cemento armato che nessuna tinteggiatura più o meno raffazzonata potrà mai recuperare.
Quel che voglio dire, signor Sindaco, è che tutti i soldi che lei sta spendendo per abbellire il centro, forse sarebbe stato il caso di impiegarli per rivoluzionare un lungomare rimasto fermo agli anni 30, perché è lì, non a piazza Cavour, che i turisti vogliono andare.
Turisti che, se cercano la fascinazione estetico-monumentale, vanno (ripeto) a Firenze, Venezia o Roma, non certo in un summer resort che da sempre è il luogo del Futurismo a venire, in quanto città più “Amerikana” d’Italia.
Si tratta, io credo, d’un errore esiziale in tempi così spietati da non perdonare nulla, tanto meno un’improvvisazione da dilettanti allo sbaraglio che altroché piano strategico e compagnia cantante.
Come lo stesso prof. Zamagni avrebbe potuto rilevare se il suo sguardo non fosse obnubilato da un idoleggiamento che continua a fargli considerare il Piano Strategico come una sua creatura, quando ormai non è altro che il “giochino” del dott. Ermeti.
Scusandomi di tanto ardire, signor Sindaco, le ricordo comunque che è stato lei a incoraggiarmi col suo encomiabile elogio della critica.
Perché non avrei dovuto approfittarne, visto che oltretutto ho ragione?

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