Romagnoli a rischio estinzione nel nuovo romanzo di Stefano Andrini: la presentazione a Rimini il 15 gennaio

Romagnoli a rischio estinzione nel nuovo romanzo di Stefano Andrini: la presentazione a Rimini il 15 gennaio

"Manene" (Sensoinverso edizioni) è il nuovo romanzo del giornalista e scrittore Stefano Andrini (nella foto) che si avvale di una straordinaria postf

stefano-andrini-min “Manene” (Sensoinverso edizioni) è il nuovo romanzo del giornalista e scrittore Stefano Andrini (nella foto) che si avvale di una straordinaria postfazione del cantante Andrea Mingardi. Sarà presentato venerdì 15 gennaio alle 17 al Museo della città di Rimini (sala degli Arazzi). Oltre all’autore interverranno Gian Franco Lollino, direttore dell’Osservatorio astronomico di Saludecio, il legionario Alessandro Di Leva, il docente universitario Giovanni Barillà e il giornalista Cesare Trevisani. L’Ensemble Amarcanto, come colonna sonora, eseguirà alcune delle più belle canzoni del suo repertorio.

Sotto attacco. Romagnoli e bolognesi, praticamente sfrattati, a rischio estinzione. La Via Emilia coperta da un’enorme cupola in fibra di carbonio. Ma, per una volta, non c’entrano il terrorismo, l’inquinamento, la merda in mare. E neanche le elezioni di Rimini. Il fatto è che in una stella lontana nella costellazione della Lira ci sta un popolo di mostri guidati da un millepiedi rosa. Manene, appunto. Che in lingua maori significa extraterrestre. Parlando a uno strano parlamento 2.0 formato da millepiedi neri, cigni bianchi e tartarughe (le eventuali analogie col nostro parlamento e con i nostri consigli comunali le lasciamo come compito all’intelligenza del lettore) il capo, che il popolo non ha mai votato un po’ come succede da noi, annuncia che Vega sta per essere inghiottita da un buco nero. E che bisogna trovare una alternativa. Intendiamoci, questi mostriciattoli, carichi di led come le lucine ad intermittenza del presepio, non sono cattivi. Si limitano ad applicare con il metodo dell’esperienza l’antico adagio latino: mors tua vita mea. E la vita mea per loro coincide, per questioni di habitat, con l’Emilia Romagna. Da invadere e da ripulire dai suoi abitanti perché, diciamo così, tra il popolo di Manene e quello della Via Emilia c’è più incompatibilità che tra commercianti ufficiali e venditori abusivi della riviera romagnola. Incursioni letali nella spiaggia nudista della Bassona (siamo nel ravennate) e nella stessa sede del consiglio regionale convincono Manene che la strada della distruzione di massa è quella giusta. E con la stessa velocità che ha il grande trasformista Arturo Brachetti appare e scompare nei luoghi simbolo della nostra terra. Lasciando, sempre e ovunque, una striscia di male, dolorosa e inquietante. Ma il millepiedi rosa non ha fatto i conti con gli umani. Perché al premier dall’accento toscano (ogni riferimento …) neanche i nipotini di Et possono fargliela sotto il naso. Dopo aver saputo (dai servizi segreti, da un tweet o semplicemente informato in sogno dallo stesso angelo dei re Magi) del pericolo incombente entra subito in azione. Anche se non ha la più pallida idea di chi sia il nemico e ancora meno di come fare a distruggerlo indossa i panni della protagonista del film di Hitchcock “Io ti salverò”. E invia subito un tweet con relativo hashtag: “state sereni”. In realtà nessuno è tranquillo. Perché Manene non è solo un guerrafondaio, sia pure per necessità, ma ha anche un debole per le umane. La sua Dulcinea è niente meno che una giovane ministra del governo che il mostro ridurrà in schiavitù. In realtà la nuova Resistenza sarà avviata da altre due figure femminili, lontane dalla stanza dei bottoni e dalla casta: un commissario di polizia afflitta da una bulimia cronaca e una coccinella blu che in certe ore della giornata si trasforma in una bionda mozzafiato. Con l’aiuto di due maschere che sembrano appena uscite dalla penna di Gaber: un giovane uomo elegante e un vecchio dalla canottiera sudata e sporca che brindano con barbera e champagne nel cerchio di centro campo dello stadio Dall’Ara. Le donne, la musica, le radici disegnano una sorta di antidoto alla tragedia in atto. Le bellezza salverà il mondo, gridano in coro. Anche se i termini di questa salvezza non sono automaticamente da happy end. Perché, dice Shakespeare nel Giulio Cesare, «La colpa….non è delle stelle, ma nostra….». Sarà per questo che il libro ha avuto più recensioni dal popolo che dalla critica militante. Una di queste dice così. “Questo libro è un cavallo di razza che corre da solo”. E ora che in politica i cavalli di razza non ci sono più Manene si candida con presunzione ed irriverenza ad essere un altro “Gronchi”. Ovviamente rosa.

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