Saluti, riciclati, da Rimini: ecco il clamoroso bidone che ci hanno rifilato

Saluti, riciclati, da Rimini: ecco il clamoroso bidone che ci hanno rifilato

Provocazione? Somiglia di più ad una presa per i fondelli. Altroché "scatti potenti e allusivi che catturano significati simbolici di Rimini". Il sindaco Gnassi non ha affidato a Cattelan l’interpretazione di Rimini, il segno dell’idea percepita della città e della sua anima. Fellini, Cagnacci, Leon Battista Alberti? Macché! Il creativo ha recuperato vecchie immagini di repertorio create chissà dove e pensando a chissà cosa da personaggi che forse non hanno mai visto Rimini neppure per televisione.

Niente da dire: il sindaco Gnassi è un venditore straordinario ma, come tutti i venditori, a volte vende cose buone, parecchie, e a volte vende fuffa, parecchia. Tutto ok quando vende i bei lavori nel centro storico o l’avvio di cantieri per le fogne; le sagre culinarie e i sardoni alla marina, i canti, i balli al porto e in spiaggia; o la piazza del Castello liberata, imprese spesso progettate e tenacemente volute da lui. Niente da dire su questo se non… avanti Sindaco!

Salsicce per Rimini? Macché! Erano già finite anche su copertine di magazine

Salsicce fresche per Rimini? Macché! Erano già state cotte anche per copertine di magazine

Ma, quando s’avvicina al mondo immateriale della Cultura, la musica cambia e il recente “caso” Cattelan è davvero emblematico.
Non appena ha scelto il grafico padovano come personaggio-bandiera della stagione 2015, la potente macchina mediatica di Palazzo Garampi parte con altisonanti enunciazioni: “Otto scatti potenti e allusivi che catturano i significati simbolici di Rimini, in una narrazione inedita tra nobiltà e criticità dell’Italia intera…”. Caspita! Finalmente! Si parte alla grande!
E poi su, ancora più su: “Il ricco immaginario di Rimini – con la compresenza di antichità e modernità, di tradizione e novità, di velocità e lentezza, con le mille sfaccettature … è uno stimolo ineguagliabile per la cultura contemporanea”.
E via ancora a non finire con esternazioni auliche tra arte, politica, morale, turismo, filosofia, psicologia, sociologia…, con domande, e risposte che più esistenziali non si può.
Cattelan? Finalmente un confronto tra arte di retroguardia e d’avanguardia, tra conservazione e innovazione, tra nostalgia del passato e voglia di futuro, tra capacità di guardarsi dentro e ripensarsi migliori o di morire! Addirittura.
Caspita, saranno i Saluti di Cattelan a cambiare finalmente Rimini?
Macchè. Siamo seri. Saluti da Rimini 2015? Fuffa. Solo fuffa.
E non per colpa di Cattelan. Non per i contenuti o per la visione; per il segno artistico, la fantasia, l’avanguardia; per gli eccessi o per le provocazioni. Dei quali, come vedremo non c’è traccia autentica.
Ma per motivi molto più semplici e banali, per lo stile scafatamente riminese con cui si è costruita e sviluppata l’operazione. Ecco i fatti.

Della prigione delle salsicce già parlava "Le Monde" lo scorso anno

Della prigione delle salsicce già parlava “Le Monde” lo scorso anno

Gnassi incontra un’amica di gioventù che vende le performances del celebre artista-provocatore Cattelan e subito intuisce il potenziale mediatico e la possibile querelle polemica che quel nome – il nome basta – può scatenare in una terra come la nostra ancora molto provinciale in quanto ad arte e per di più distratta dall’estate. All’idea di “Provocazione” si entusiasma e parte in quarta ma… ma non ha i soldi per un’opera creata “ad arte”.
Ed ecco la riminesata: comprare a poco prezzo immagini già usate e presenti nel ricco campionario di “Toilet Paper”, sceglierle “a sentimento” (a proposito, chi le ha scelte?) e riciclarle aggiungendovi Saluti da Rimini. Ed ecco costruita con poca spesa e chiasso garantito, la… Cattelanata!
Ben chiaro, quindi: Gnassi non ha affidato a Cattelan l’interpretazione di Rimini, il segno dell’idea percepita della città e della sua anima, etcetera etcetera….
Magari! Ha solo recuperato vecchie immagini create chissà dove e pensando a chissà cosa da personaggi che forse non hanno mai visto Rimini neppure per televisione.
Macchè Rimini di Cattelan!

Pesce congelato. Roba vecchia anche l'aragosta gigante

Pesce congelato. Roba vecchia anche l’aragosta gigante

Cari Sindaco e cari assessori cultural-artistici, Rimini “stimolo ineguagliabile” lo è da sempre e non lo è certo diventata né per voi né per il duo Cattelan-Ferrari che qua non sono venuti neppure per la conferenza stampa di presentazione e chissà se vi si sono mai affacciati.
Certo, con i loro sederi e i loro sorrisi impataccati da würstel e patatine, cari Gnassi & partner, sapevate di provocare una polemica nella quale potevate accreditarvi come uomini di cultura “alta”.
Sapevate dei poter contare sull’applauso della corte dei miracoli arruolata per condividere a comando le vostre invenzioni su Facebook così come sulla benevolenza di quella pletora di giornalisti “colti” specializzati nell’accreditare veline di palazzo e che di Toilet Paper conosce al massimo la propria; e anche sull’accondiscendenza degli Artisti fornitori della Real casa che, nella speranza di qualche spazio espositivo o di qualche commessa non vi hanno fatto mancare la loro approvazione. Tutti concordi, da bravi “intellettuali” di regime, nel colpevolizzare gli “incolti” che non riconoscono la propria città nei sederi canditi e nelle poltrone spaghettate di questa calda stagione.

Fin qui il tutto poteva anche passare, anche per il basso costo: paradossi che strappano il sorriso, boiate che richiamano bonarietà, esagerazioni che in fondo possono rallegrare e provocare ironia, anche perché il caldo tropicale di questa estate ottunde la capacità critica. In fondo è l’ennesima operazione che si richiama, con esiti banali, ai soliti triti e ritriti stereotipi di disincanto e di trasgressione della Riviera ormai entrati in antiquariato. Rimini, poi, non si è mai sconvolta o scandalizzata per due chiappe e qualche pin up dalla posa ebete, neppure se cucinati alla pop.
Tutto, però, cari signori della cultura alta, ha un limite.
Toiletpapermagazine shop patatine-piattoScomodare Leon Battista Alberti, Cagnacci & Co. per accreditare quattro sederi awwursterati e disgustose spiattellate di spaghetti montati in sette fotografie di seconda mano, che puzzano di fritto, no! Proprio NO! E’ davvero troppo!
E’ perdita del senso della realtà, della capacità elementare di leggere onestamente le cose, di chiamarle con il loro nome, di dar loro il giusto valore.
La vostra non è fantasia al potere ma patologico farneticare sulla scia di qualche titolo di giornale o di qualche slogan d’effetto captati al volo qualche anno fa.
Passi per il sindaco, così preso dalla sua missione rinnovatrice a tutti i costi e a poco costo. Passi per l’assessore-pittore che viene da Montiano, di certo affascinato e invidioso delle quotazioni dell’internazionale Cattelan. Ma il farneticante chiassoso, corale e servile plauso degli altri cortigiani, no. E’ davvero troppo.

E fra l'altro si trova tutto su  www.toiletpapermagazine.org

E fra l’altro si trova tutto sul sito di Toilet Paper Magazine

C’è chi dice che comunque l’operazione con tutte le polemiche suscitate, ha già raggiunto il suo scopo:
polemiche, elucubrazioni a non finire, parole, parole. Purtroppo parole inutili.
Maree di parole inutili su di un tema che non esiste. Perché non esiste, purtroppo, una Rimini vista da Cattelan. Utile sarebbe stato invece confrontarci con una sua “vera” interpretazione, e chissà come e quale sarebbe stata.
Se è inutile e sterile un giudizio sui contenuti dei Saluti che ci hanno propinato, sulla intera vicenda s’impone invece, un giudizio di metodo. Come chiamare un’operazione costruita con superficialità spacciando vecchie opere di repertorio per creazioni originali ispirate alla città? Non truffa, perché della buona fede del sindaco tutti siamo certi. Bidone sì. A se stessi, ai fans arruolati per l’occasione, ma soprattutto alla città.
E’ anche vero, peraltro, che nessuno potrà mai opporre eccezioni formali ad alcuno perché il valore dell’operazione è apertamente dichiarato nello stesso brand che la propone: Toilet Paper. Carta igienica.
Punto e basta.

 

Una tradizione antica

Il manifesto di Milton Glaser

Il manifesto di Milton Glaser

L’idea di affidare a un grafico di rango l’interpretazione della Città ha radici antiche e risale agli albori del turismo riminese e vanta una galleria di belle opere con nomi d’eccellenza come Mario Borgoni, Marchello Dudovich o Eriberto Carboni. Poi, con l’avvento dei nuovi media, la tradizione dei bei cartelloni si assopisce fino a quando, nel 1995, il sindaco Giuseppe Chicchi e Piero Leoni la recuperano affidando al newyorkese Milton Glaser, designer e illustratore di fama internazionale (autore tra l’altro di “I love NY”) un’interpretazione della Riviera da usarsi non più, o non solo, per pubblicità, ma come immagine guida per la stagione e come strumento di riflessione sull’identità. Ed è da allora che annualmente si avvicendano a Rimini artisti di varia natura e peso e dai vari esiti, con operazioni sempre e comunque intellettualmente oneste e lineari.
La serie storica dei manifesti riminesi è stata oggetto di mostre importanti nel 1991 e nel 1995 (Il mare di Dudovich, Vacanze e piaceri balneari nei segni del più grande cartellonista italiano 1900 – 1950, Rimini, luglio-agosto 1991, Ridotto del Teatro Comunale, realizzata dal Comune di Rimini; Le Sirene dell’Adriatico, 1850 – 1950, Riti e miti balneari nei manifesti pubblicitari, luglio-settembre 1995 Riccione, Palazzo del Turismo, Rimini Palazzo del Turismo, realizzata da Comune di Riccione e dalla Regione Emilia Romagna).
E’ in questa tradizione dai chiari confini e connotati che avrebbe dovuto collocarsi quest’anno il celeberrimo artista-provocatore Cattelan.
Nota tecnica. In tempi di dittatura, a scegliere l’artista e l’opera a cui affidare il messaggio della stagione, era un comitato a cui partecipavano, oltre a qualche maggiorente, esperti e competenti d’arte e di comunicazione (Vedi il 1922 con Dudovich vincitore, ad esempio). In tempi di democrazia a scegliere è una persona, notoriamente tuttologa. E gli esiti parlano da soli.

 

Sparita anche l’ironia

Poco dopo l’apparizione delle serie di cartoline “Cattelan” la rete è stata invasa da uno splendido fotomontaggio che vede il Sindaco di Rimini sorridente seduto nel suo pensatoio accanto alla sua personale Toilet Paper con sotto la scritta Saluti da Rimini.
Si tratta, di fatto, della firma della serie “Cattelan” e sarebbe stato davvero un bel gesto se Gnassi, anzichè farla cassare, l’avesse inserita come ottava cartolina della serie a mò di sigillo. Un gesto che i suoi fans non avrebbero mancato di riconoscere pregno di significati, di allusioni, di metafore e di profondi stimoli alla riflessione. Un’occasione mancata anche per dimostrare un pizzico di autoironia da parte di chi ci governa e della quale si sente davvero la mancanza. Peccato.
Nota tecnica sulla comunicazione “Cattelan”. Nella serie distribuita domani dal Resto del Carlino non compare l’immagine dei genitali impiccati all’ingiù. Per evitare polemiche? Per provocare polemiche?

Chi è.Ferruccio Farina, storico del turismo e della pubblicità, è autore di numerosi volumi, tra i quali
Le Sirene dell’Adriatico, 1850 – 1950, Riti e miti balneari nei manifesti pubblicitari, Milano, Federico Motta, 1995; Il mare di Dudovich, vacanze e piaceri balneari nei segni del più grande cartellonista italiano 1900 – 1950, Milano, Gruppo editoriale Fabbri, 1991; Colore di mare, immagini e immagine della Riviera di Romagna e del Lido di Venezia in “Lido e Lidi, società, moda, architettura e cultura balneare tra passato e futuro“, Venezia, Marsilio, 1989; L’estate della grafica, manifesti e pubblicità della Riviera di Romagna, Silvana editoriale, Milano 1989; Saluti dal mare, il ritratto in cartolina della Riviera da Cattolica a Cervia, Rimini, 1988.
E’ stato docente a contratto di Sociologia del turismo e di Storia della Pubblicità alla Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino (1998-2013).

© Copyright Ferruccio Farina/Rimini 2.0 – Tutti i diritti riservati

COMMENTI

DISQUS: 0