La “dorsale Ausa” e il collettore fognario sud costeranno di più del previsto. La differenza verrà pagata in bolletta, ma per la Regione “non ci saranno incrementi tariffari significativi aggiuntivi”.
L’eliminazione degli scarichi a mare – la promessa storica contenuta nel PSBO, Piano di Salvaguardia della Balneazione Ottimizzato – sta già costando molto caro ai riminesi, ma nei prossimi anni costerà ancora di più rispetto a quanto programmato all’inizio. Circa 6,5 milioni di euro in più, che si tradurranno in nuovi rialzi delle bollette dell’acqua. Lo hanno deciso i rappresentanti provinciali di Rimini nell’agenzia regionale ATERSIR, il parlamentino chiamato Consiglio locale e coordinato da Stefano Giannini.
Sì, proprio lui, il sindaco di Misano e segretario provinciale del Partito Democratico, “lo spremi-cittadini” (copyright Riminiduepuntozero), nel silenzio generale della politica e della cronaca riminese che ama parlare d’altro, il 15 giugno nella sede di corso d’Augusto ha fatto approvare dai rappresentanti di 10 amministrazioni (le altre 16 erano assenti) una “revisione straordinaria del programma degli interventi 2016-19 del gestore HERA S.p.A. per il biennio 2018-2019” nel settore idrico-fognario. Nove voti favorevoli, un solo contrario, il sindaco di Pennabilli, amministrazione che “pesa” l’1,1% delle quote nel Consiglio locale.
La sostanza della delibera: gli abitanti e utenti riminesi del ciclo idrico dovranno pagare in bolletta altri 6 milioni e 430mila euro in più, rispetto ai 15,7 milioni già programmati per nove opere pubbliche, oggetto di revisione dei costi da parte del soggetto realizzatore, la multiutility Hera. L’elenco dei lavori è questo: adeguamento rete fognaria via S.Chiara e Vicolo Cima, integrazione impianto idrovoro e vasche bacino Ausa stralci I-II, collettore fognario dorsale sud Rimini stralcio III, riconversione del depuratore via Marecchiese, risanamento scarico Monte Ugone Verucchio, dismissione depuratore Ponte S.Maria Maddalena e collettamento fogna arginatura, vasca di prima pioggia in Largo De Amicis, ottimizzazione sistema fognario Cattolica bacino via Toscana e strade limitrofe.
La proposta di revisione straordinaria, firmata Hera, è stata accolta dagli amministratori riminesi senza cambiare una virgola. Si tratta di un complicato giro di valzer che qui sintetizziamo: da una parte i costi delle opere sono aumentati (2,9 milioni di euro in più per la dorsale Ausa e 2 milioni in più per il collettore fognario dorsale sud), in altri casi diminuiti rispetto al progetto iniziale, e contestualmente sono cambiate le fonti di finanziamento, in particolare sono venuti meno 6,4 milioni di euro da contributi a fondo perduto – di cui 4 per i lavori di piazzale Kennedy – la cui copertura verrà garantita dal pagamento delle tariffe del servizio idrico.
In generale le nove opere pubbliche, nell’ambito della pianificazione venticinquennale 2014/2039, non costeranno più 49,3 milioni di euro come programmato, ma 53,8 milioni.
Un ultimo sforzo per capire che cosa cambia realmente: abbiamo detto che nelle bollette vengono riversati 6,4 milioni in più da pagare, direttamente da parte degli utenti. Ma anche le parti finanziate da “contributi a fondo perduto”, e cioè dallo Stato, provengono pur sempre dalle tasche dei cittadini: in questo caso sono tutti gli italiani, anziché i soli destinatari delle bollette di Hera. In sintesi, per questo gruppo di opere diminuiscono i contributi provenienti da tutti gli italiani e aumentano quelli pagati localmente, e comunque sempre di soldi dei cittadini si tratta.
Se lo dovrebbero ricordare gli amministratori pubblici, in primis il sindaco di Rimini Andrea Gnassi: quando fu approvato il PSBO rivolse due complimenti, uno a se stesso col plurale maiestatis (“dal primo giorno abbiamo considerato la salvaguardia della balneazione e l’adeguamento del sistema fognario uno dei punti fermi del nostro mandato”), l’altro al gestore Hera (“sceso in campo con una task force tecnica e ingegneristica unica in Italia e con un piano di investimenti senza precedenti”), ma qui a scendere in campo continuamente sono i cittadini che versano denaro contante dalle loro tasche al sistema pubblico ogni volta che arriva la bolletta. Sono loro i veri eroi della salvaguardia della balneazione e del sistema fognario. Oggi sanno che pagheranno di più, senza che gli amministratori li abbiano avvertiti.
Abbiamo domandato chiarimenti sulla faccenda a chi tiene le redini.
L’agenzia regolatrice del servizio, ATERSIR (Agenzia Territoriale dell’Emilia-Romagna per i Servizi Idrici e Rifiuti), ci ha inviato per mezzo del Direttore generale Vito Belladonna una risposta articolata:
«Le maggiori esigenze di infrastrutture ed opere da parte di un territorio sono l’esito di una ricognizione, una valutazione ed una programmazione (e sua eventuale revisione) di natura tecnica che vengono portate all’esame delle amministrazioni in una serie di impegnativi incontri di preparazione per confluire nell’atto finale della approvazione, con delibera del Consiglio locale di Atersir.
A costi maggiori corrispondono nuovi interventi, interventi che si ravvisa la necessità di modificare per meglio dare risposte alle esigenze di servizio, oppure riduzione di fonti di finanziamento esterne».
Prosegue ATERSIR sul tema della copertura dei costi di investimento:
«Nel servizio idrico integrato in generale i costi di investimento possono essere coperti da finanziamenti pubblici a fondo perduto (in misura sempre minore, in linea generale) o dalle tariffe. Nel caso di Rimini, grazie all’attività di ricerca fondi attuata con molto impegno dai soggetti istituzionali, per il periodo 2014-39 si sono resi disponibili finanziamenti a fondo perduto per circa 43 milioni di euro (provenienti dal Fondo di Sviluppo e di coesione Italia Sicura e da altre fonti di finanziamento), che concorrono in maniera significativa alla copertura del fabbisogno di infrastrutture del piano 2014-39, in modo particolare nel primo periodo 2014-2020 (circa 43 milioni su un totale di 225).
Nella fase di revisione straordinaria sono emerse infatti esigenze aggiuntive e riduzione di altre fonti di finanziamento che determinano la citata necessità di copertura da parte della tariffa per circa 6,4 milioni di euro.
L’incremento degli investimenti a carico della tariffa per il periodo 2018-39, pari a 6,4 milioni, incide per circa l’1,5% sull’importo totale previsto, anch’esso a carico della tariffa, per lo stesso periodo pari a 438 milioni.
Tutto quanto sopra non determina un pari incremento né del fatturato da garantire al gestore, né della tariffa. Infatti il metodo tariffario nazionale prevede innanzitutto che gli investimenti siano considerati nel calcolo solo dopo due anni che questi sono stati realizzati ed inoltre ne prevede il riconoscimento con le regole dell’ammortamento (cioè il gestore realizza le opere nel tempo necessario e la tariffa le ripaga in un periodo pari alla vita utile delle opere stesse). Per tutte queste ragioni non ci si devono attendere incrementi tariffari significativi aggiuntivi per effetto della revisione straordinaria del piano investimenti.»
Questa invece la risposta di Hera alla nostra domanda sull’aumento tariffario:
«le tariffe per il 2018-2019 sono già state approvate e non saranno modificate. A partire dal 2020 gli investimenti aggiuntivi deliberati rientreranno nel calcolo delle nuove tariffe, e l’impatto stimabile è pari a circa 2 centesimi di euro al mc, corrispondenti a circa 90 centesimi di euro l’anno per abitante».
Da questa stima di Hera (90 centesimi di euro l’anno per abitante) si evince che ogni abitante pagherà in media il consumo di 45 metri cubi d’acqua all’anno. Tuttavia non è chiaro se il rialzo in bolletta dei 2 centesimi di euro al metro cubo sarà applicato anche sui metri cubi di fognatura e depurazione, che ogni utente paga oltre al costo dell’acqua consumata. Inoltre non è specificato da Hera a quanti abitanti-utenti verrà applicato l’aumento, e per quanti anni. Domande che abbiamo rivolto alla società di gestione, senza per ora avere una risposta.
COMMENTI