Se vuoi amare il Sangiovese di Rimini devi annusare l’odore del mare e perderti nelle sue colline

Se vuoi amare il Sangiovese di Rimini devi annusare l’odore del mare e perderti nelle sue colline

Tre giorni di Intrecci di Gusto sono stati un successo, ma...

Se desideri vedere l’arcobaleno devi imparare ad amare la pioggia.
Paulo Coelho

Tre giorni di Intrecci di Gusto sono stati un successo, ma se vuoi amare il Sangiovese di Rimini devi conoscerlo, devi battere il suo territorio, annusare l’odore del mare, perderti nelle sue colline, superare gli anacronismi e le diffidenze che ancora vivono in una sub-regione dove il campanile è contrapposizione, bandiera, identità, diffidenza atavica capace di livellare in basso l’artista, il regista e soprattutto il vino.
Lo dico e lo ripeto: chi ci ha fregato sono le nostre umili origini. La Pratica Agraria dell’abate Battarra ne è la dimostrazione, la prova provata. Insegnare ai contadini della Pedrolara la potatura della vite, è sicuramente opera meritoria. Ma per potare bene devi avere lo stomaco pieno, altrimenti come diceva Mao, non si fa poesia. Potare è un’arte oggi più di ieri ma a noi rurali interessava da sempre la quantità non la qualità.
Il mondo della terra ha delle regole che vanno conosciute. La fame ha accompagnato da sempre la plebe, le Pievi ne sono testimonianza. Il Prete doveva essere grasso, pasciuto come le donne felliniane abbondanti di culo e di tette. Il bere era quantità, non qualità. Ho conosciuto uomini che si scolavano una bottiglia di vino a pranzo ed una a cena. Il mangiare era poco, il vino, molto spesso una “birela”, tanto. Raccontarlo ora ai giovani è necessario anche se la Storia non ci ha insegnato nulla.
Rurali sempre.

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