Il sindaco Gnassi oggi è arrivato a scomodare (peraltro impropriamente perché la materia del contendere non ha basi di confronto fra quel che sta avve
Il sindaco Gnassi oggi è arrivato a scomodare (peraltro impropriamente perché la materia del contendere non ha basi di confronto fra quel che sta avvenendo nei due Comuni) Isabella Conti, sindaco di San Lazzaro di Savena. Aggrappandosi ad un forzato parallelismo con le minacce che anche lui avrebbe ricevuto nel 2012, Gnassi in un lungo comunicato col quale si è infilato nell’onda mediatica del momento (e infatti ha guadagnato qualche riga anche sulla stampa nazionale) ha fra l’altro sostenuto: “Tra i miei ricordi più amari dell’esperienza amministrativa a Rimini c’è quanto accade all’alba del 2012 quando ricevetti lettere anonime che contenevano esplicite e pesanti minacce per la battaglia contro il cemento che l’amministrazione stava impostando. Eravamo, in quel momento, nella fase di elaborazione del Masterplan, dell’archiviazione definitiva dei mega project financing riguardanti il lungomare, di richieste di presunti danni milionari, del dibattito su tutta una serie di piani particolareggiati che ‘dovevano’ essere approvati perché ‘i diritti acquisiti sono intoccabili’, di una bolla immobiliare già esplosa con la sua eredità di 15 mila alloggi sfitti in provincia”. Sarà la magistratura a far luce su quel che sta succedendo nel comune emiliano, ma almeno li si parla di un sindaco che ha bloccato un piano per la costruzione di 582 appartamenti. A Rimini di che si parla? Di cemento che continua ad inondare la città e oltretutto nei posti sbagliati. Vogliamo parlare del progetto “Acquarena” e di tutto quello che in quell’area sorgerà per dare un aiutino alla Fiera?
Anche nell’ultima presa di posizione del sindaco di Rimini c’è molto fumo e poco arrosto. A Gnassi nessuno chiede di diventare il sindaco degli speculatori immobiliari e di cementificare quel che resta di un territorio già in buona parte edificato. Ma tutti chiedono invece che non rimandi più decisioni urgenti e che non interessano pochi speculatori ma migliaia di cittadini e imprese, in buona sostanza l’economia di Rimini. Tutti chiedono a Gnassi di filare dritto ma non con qualche rotatoria e molta cartellonistica di richiamo, ma con atti amministrativi che invece continua a svicolare.
Qualche esempio?
Il piano strutturale comunale è stato adottato dal precedessore di Gnassi poco prima di andarsene. Non era ancora arrivata l’estate del 2011. Ora siamo entrati nel 2015 e la situazione è bloccata a quell’ormai lontano passato. Cosa intende fare il sindaco del piano strutturale comunale? Se lo chiedono anche i tanti cittadini che hanno presentato le loro osservazioni al Psc (oltre duemila) e che ancora stanno aspettando.
Gnassi nel frattempo sventola carta strategica, il famoso “Masterplan”, poco più di filosofia.
Di recente il sindaco ha risposto a muso duro a costruttori, sindacati e industriali che gli hanno ricordato che le imprese dell’edilizia muoiono mentre lui parla di Masterplan. Cosa sta facendo di concreto per sostenere il settore dell’edilizia (imprese di costruzioni e immobiliari, lavoratori, professionisti)? Non dà seguito nemmeno alle promesse elettorali, cioè ai percorsi che si era impegnato ad attivare per il recupero dell’esistente: frazionamento degli appartamenti superiori ai 100 mq, utilizzo delle soffitte abitabili nel centro storico, riqualificazione sismica degli alberghi e così via. Nemmeno da li è arrivato un po’ di ossigeno al settore dell’edilizia.
Quanti programmi di social housing (cioè alloggi di qualità a canone sociale) sono stati varati a Rimini sulla base della legislazione nazionale e regionale vigenti, magari utilizzando l’invenduto?
Al di là dei proclami anti-cemento il futuro di Rimini, avanti di questo passo, rischia di essere l’esatto contrario di quel che sostiene Gnassi a mezzo stampa: una città che premia la rendita immobiliare perché fa lievitare il valore del costruito e dell’invenduto. Non essendoci nient’altro in cantiere.
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