Lo noti, eccome se lo noti. Perché non è il solito "ricettivo" in serie che popola la prima linea. Il "Terminus" ha scelto Goethe per personalizzarsi. E ci è riuscito molto bene.
Troppo spesso, nella rubrica “Occhi sulla città” abbiamo dovuto mostrare brutture o situazioni al limite della decenza, fotografate girando per Rimini. Siamo felici, una volta tanto, di mettere nel computo, seppur a scoppio molto ritardato, immagini piacevoli che meritano di essere condivise con i lettori. Avremmo potuto accorgercene e farlo assai prima, ma a nostra discolpa va detto che l’oggetto di nostro interesse è visibile unicamente camminando sulla battigia. Recentemente, durante una passeggiata, notiamo un particolare piuttosto inconsueto.
Una poesia, adagiata su quattro piani della facciata di un edificio in prima linea che guarda il litorale, quindi orientata direttamente verso l’elemento a cui è dedicata la lirica. Questa:
Così soltanto all’orizzonte
scorgi l’orlo turchino del mare.
A destra e a sinistra è una distesa
tutta abitata e popolosa. Goethe
Si rimane piacevolmente colpiti dalla soluzione estetica che riflette con evidenza il richiamo culturale operato sul Residence Terminus. Siamo a Viserba, a due metri dal confine con Viserbella. La struttura, come ci spiega il proprietario (raggiunto per telefono) è stata rimodernata una decina di anni fa dall’architetto Stefania Tognoloni. Chiamiamo la titolare dello studio per avere qualche notizia in più sul progetto che realizzò insieme con i collaboratori. «L’intento era di richiamare gli anni ’40 grazie a immagini che sortissero un efficace risultato storico–decorativo», precisa l’architetto. «Questo, per risolvere l’estetica di una facciata che, come spesso accade quando si interviene su strutture preesistenti, corre il pericolo di rimanere piuttosto impersonale. L’operazione sul fronte strada è avvenuta con grandi pannellature di alluminio realizzate per accogliere vecchie fotografie in bianco e nero con chiaro rimando balneare.
Per il prospetto vista mare, insieme con i collaboratori dello studio si è invece pensato alla poesia di Wolfgang Von Goethe che è stata realizzata adoperando volutamente la leggerezza della scrittura in corsivo. Alla base abbiamo inserito immagini che evocano situazioni marine con le barche: come sempre, fanno parte della storia locale». L’invenzione architettonica dei versi che il poeta dedica al mare è giocata sul mimetismo cromatico. Le lettere emergono con discrezione dalla parete dell’edificio costruito direttamente sulla sabbia.
Al susseguirsi delle parole che si rincorrono fluide tra i balconi, segue, quasi a volerle ribadire, l’eco sinuosa delle ombre. L’installazione restituisce pertanto un effetto di indubbia efficacia scenica: l’obiettivo è raggiunto.
Certo è che come sempre, operazioni del genere esigono un certo affiatamento, una necessaria condivisione tra il committente e chi progetta le opere. Nel caso in oggetto c’è stata sicuramente completa armonia. Come simpatico epilogo dell’articolo, riportiamo l’arguta considerazione di Orfeo Bianchi, proprietario dell’immobile che con divertito, ostentato (falso) cinismo, commenta ridendo: «Se fosse dipeso da me, avrei optato per la più economica poesia di Ungaretti, Mattina: “M’illumino d’immenso”».
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