Triangolone: 15 anni senza cavare un ragno dal buco

Triangolone: 15 anni senza cavare un ragno dal buco

L'area più strategica di Marina centro, fra progetti rimasti lettera morta e giochi politici che hanno segnato le vicende passate ma anche quelle più recenti, fino alle ultime elezioni comunali.

L’idea iniziale partiva dalla affermazione di un albergatore il quale candidamente confessava che quando i suoi clienti gli chiedevano un luogo “bello” sul mare dove passare la serata, lui li indirizzava verso viale Ceccarini a Riccione.
Ecco, stante queste premesse, l’obiettivo era fare del Triangolone un luogo d’incontro per cittadini e turisti di tutta la città e quindi serviva una grande piazza con attività e parcheggi, che doveva ricomprendere anche un rapporto stretto con realtà circostanti: Darsena/S.Giuliano, lungoporto quale collegamento al Centro Storico, piazzale Boscovich/Molo, lungomare/spiaggia e parco Fellini.
L’idea di fondo era quindi quella di farne qualcosa di importante, in grado di diventare una meta anche durante i mesi invernali, qualcosa che nel suo insieme avrebbe aumentato anche la potenzialità delle attività in loco, tanto è vero che i primi incontri con gli operatori furono persino trionfali.
Purtroppo nel secondo mandato del sindaco Ravaioli avvenne qualcosa di letteralmente assurdo: il rinnovamento della marina imboccò la strada di due grandi strutture sul mare, ossia i resort e i negozi nel Triangolone, ed una specie di grattacielo sul piazzale dell’Ausa, che trovò la ferma condanna di tutti gli operatori del porto.
Diventato sindaco Gnassi, gli fu facile cancellare questa insensata impostazione, e ciò fu anche lo spunto per diventare agli occhi degli imprenditori una specie di Messia.
Talmente vero che il rapporto tra Paesani e Gnassi per nove anni fu qualcosa di idilliaco che diede anche vita alla famosa Molo street parade.
Ad incrinarlo, pare, ci fu anche il “progetto dei tamburelli” (4/5 fabbricati, palazzotti tondi), che dimostrò tutta la sua vacuità a partire dai costi, circa 50 milioni, motivo che fece aprire fratture importanti tra gli operatori interessati. Vuoi perché Gnassi notoriamente non ama stare con i perdenti, vuoi perché lo stesso Paesani dovette rendersi conto della assurdità proposta, tutto andò a gambe all’aria e anche quello che era un grande rapporto divenne un grande scontro.
La questione si fece ancora più ingarbugliata quando Gnassi, acquisite gratuitamente le aree patrimoniali attraverso la legge Monti, si mise in testa che anche il Triangolone doveva diventare un’area comunale, ma il Triangolone era area demaniale marittima, quindi fuori dalla legge Monti. Ma non volendosi fermare neppure davanti all’evidenza dei fatti, forte anche dei rapporti stretti con l’amico Renzi, che Gnassi preferiva chiamare Matteo per sottolineare la sua stretta amicizia con il Grande Capo, fece di tutto perché l’area passasse dal demanio marittimo a bene disponibile dello Stato.
La sorpresa, solo per Gnassi, ottenuto il trasferimento da bene demaniale in bene patrimoniale disponibile, fu attuata dall’Agenzia del Territorio, quale nuova proprietaria dell’area, che non poteva cederla gratuitamente ma neppure per pochi spiccioli, in quanto tutti i Comuni rivieraschi avrebbero preteso analogo trattamento. Per fare un esempio a noi vicino, Cesenatico sul versante nord ha un’area demaniale cinque volte più grande del Triangolone.
La soluzione fu trovata facendo un atto di vendita che lega il Comune di Rimini a pagare ogni anno quanto lo Stato (Agenzia del Territorio) avrebbe dovuto introitare dai concessionari del sito, una somma enorme pari a circa 600.000 euro complessivi, anche in ragione dell’aumento applicato poco tempo prima sui fabbricati demaniali (le famose pertinenze).
In buona sostanza, dopo una partenza trionfale imperniata sul “picchiare” sul passato Melucciano, Gnassi a poco più di anno dalla fine del suo secondo mandato si è trovato senza più un interlocutore e con un peso economico enorme sulle spalle, anche perché alcuni concessionari non pagavano i canoni, che quindi devono essere pagati dal Comune di Rimini e acquisendoli direttamente dai trasferimenti dello Stato ai Comuni.
Inoltre anche con diversi contenziosi in corso, il primo basato sul fatto di aver cambiato inquadramento al bene da disponibile a indisponibile, per evitare il rinnovo automatico previsto dal diritto privatistico, che concede un rinnovo automatico commerciale di sei anni più sei; il secondo, nato per così dire in corso d’opera, legato al fatto che contrattualmente il Comune di Rimini si era impegnato con lo Stato a terminare la riqualificazione entro marzo 2020, è quindi va applicata la clausola che il mancato rispetto avrebbe annullato il contratto tra Stato e Comune.
Una situazione disperata che Gnassi ha cercato di risolvere facendo firmare ai concessionari, qualora volessero la concessione per il 2021, accettando una sorta di “clausole di sottomissione” che consistono nell’impegnare i concessionari del sito a presentare una progettazione. Da quel che si racconta quel progetto sarebbe solo uno schizzo, ma utile prima a Gnassi e oggi a Jamil per raccontare che sul Triangolone c’è già una progettazione.
In questi giorni le cronache riportano la notizia che l’amministrazione comunale ha accordato la proroga di un anno a favore dei concessionari (con la possibilità di estenderla di ulteriori dodici mesi), dove l’eventuale rinnovo si lega ad una definizione del suddetto progetto, che a differenza di quello di Paesani però non vede più il parcheggio sotterraneo e, in continuità con il primo progetto, manca la visione d’insieme che si voleva impostare nell’idea originaria.
E a proposito di proroghe, provocatoriamente va detto che la proroga delle concessioni agli affittuari del Triangolone dovrebbe essere pari a quella che l’Amministrazione Comunale ha rilasciato ai concessionari demaniali che, se non ho capito male, scade nel 2033. Il mio dubbio sulla scadenza fa riferimento all’articolo 36 del Codice della Navigazione, che non mi risulta abrogato/modificato, il quale fissa la durata massima dei contratti per licenza a soli sei anni e quindi la scadenza contrattuale dovrebbe avvenire il 31.12.2025, riferita ai seguenti sei anni 2020/21/22/23/24/25.
Se poi la risposta a questa disparità di trattamento vuole essere individuata in un incentivo al rinnovamento generale del Triangolone, mi chiedo perché la stessa metodica non sia stata adottata per gli operatori balneari, i quali dispongono di un Piano spiaggia in vigore da ormai 20 anni.
Va pure ricordato che gli affittuari del Triangolone devono assumersi anche il fardello economico di 600.000 euro all’anno, per sempre, derivante dalla “pseudo” vendita da Agenzia del Territorio al Comune di Rimini.
La domanda che mi sento di fare a tutti i cittadini è questa: se possiamo continuare ad accettare che delle vere è proprie catastrofi amministrative possano essere contrabbandate per grandi successi in corso di realizzazione, quando la verità vera racconta invece di accomodamenti sempre più al ribasso, vedi l’ultima trovata di fare un parcheggio interrato sotto la rotatoria del Grand Hotel, presentato come qualcosa di imminente, salvo scoprire che nel bilancio comunale dove si stabiliscono le risorse da impegnare non vi è traccia. Però basterà presentare un altro schizzo e tutto diventerà magicamente in corso di effettuazione.
Così vanno le cose a Rimini, poi tutti sono liberi di pensarla come credono, ma questi sono i fatti, che si tramutano anche in altrettanti fatti economici, dimostrati in generale dai mercanti dei mattoni, che ci dicono che mediamente Rimini ha perso circa un terzo del suo valore immobiliare.
Presto potremo avere una ulteriore dimostrazione rispetto Riccione, dove la ex colonia Bertazzoni, meno di un quarto della nostra Bolognese (valore di vendita più o meno sui due milioni), è stata messa all’asta a poco meno di dieci milioni.

Giulio Grillo

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