Per gli amministratori riminesi va tutto bene, "lasciano andare la barca, finché va", ma non si curano del fatto che prima o poi affonderà
“Stessa spiaggia stesso mare” canticchiava una piacevole canzonetta del passato, e stessa Rimini immobile nel tempo. È ormai antica tradizione estiva assistere a notizie diametralmente opposte che riguardano la nostra città dal punto di vista turistico, che vanno da altisonanti proclami di successi eccezionali, a lamentele per il calo di presenze; due opposti poli di cui, francamente, si fatica a capire qualcosa di certo. Vero è che frequentando la spiaggia non si può non avere notato che la stessa durante la settimana ha scarsissime presenze che poi si intensificano solo nelle giornate di sabato e domenica. Ma pare che per chi amministra la città vada tutto bene e si bei di questi risultati, senza minimamente prendere in considerazione che il nostro modello turistico è ormai superato; anzi si ostina come le vestali che custodivano il sacro fuoco, a perpetuare scelte di un recente passato che sono risultate pressoché fallimentari. Nessuno comprende che oggi sono preferite le mete turistiche che, assieme ad altre peculiarità, offrono cultura.
Continuano invece le solite chiassose sagre da strapaese dove come “tutti i salmi finiscono in gloria”, esse si concludono con gli immancabili e scontati fuochi d’artificio, notte rosa in testa, annualmente oggetto di ricorrenti lagnanze che però si trascinano stancamente sempre uguali a sé stesse e dove il nulla prevale.
Un lungomare spesso oggetto di rattoppi pavimentali che ha completamente cancellato la possibilità di accedervi agevolmente dal caotico traffico dei viali delle Regine, e soprattutto di trovare un parcheggio, e una Rotonda una volta fiore all’occhiello della Rimini balneare divenuta una brulla radura spelacchiata in cui va in scena di tutto. In compenso girano spesso vuoti, i famosi Shuttllemare che i cittadini continuano a pagare di tasca propria senza lamentarsi.
Sono poi lontani i tempi in cui qualcuno annunciava la presenza di ben 500.000 visitatori al Museo Fellini provenienti dai quattro angoli della terra, quando in realtà essi sono assai esigui sintomo di un disinteresse che lo accomuna anche al Part dove assieme al primo sono state gettate ingenti quantità di denaro.
Questo sostanzialmente il quadro di una città che ha avuto la pretesa di candidarsi quale capitale della cultura; ma l’aspetto buffo è che chi aveva messo in piedi quell’iniziativa ci credeva veramente. Il turismo moderno è in cerca di altre cose, di novità ed è sempre più facile raggiungere mete interessanti che offrono stimoli ed esperienze maggiori. Visti i deludenti risultati occorrerebbe avere l’umiltà di riconoscere gli errori passati e progettare una nuova offerta turistica incentrata sulla – vera – cultura, che dubito possa concretizzarsi con il famoso Piano Strategico ad essa dedicato.
Rimini ha un bel museo, importante ma statico dove i direttori, quando ci sono, fuggono per “motivi personali”, che sarebbe il caso di ampliarlo con i tanti importanti reperti conservati nei suoi magazzini tanto da renderlo dinamico e attrattivo. Ha un Anfiteatro unico in Emilia Romagna di cui si conosca l’esistenza, ma mutilo, che riportato alla luce potrebbe ospitare molti eventi culturali estivi. Ha una prestigiosa Biblioteca in sofferenza di spazi e due edifici, Palazzo Lettimi e i resti dell’ex Convento di S. Francesco nel massimo degrado e vergogna cittadina, che sarebbero organici ad integrare i predetti Istituti. Inoltre la città non sa organizzare mostre, magari di richiamo nazionale ed internazionale. Sono lontani i tempi di quelle promosse dalla Fondazione Cassa di Risparmio visitate da un considerevole numero di persone, ma quel che più è assurdo è che i nostri “addetti alla cultura” non sanno neppure copiare ciò che accade al S. Domenico di Forlì che organizza mostra con numero di presenze che superano di gran lunga i 100.000 visitatori nell’arco di pochi mesi.
Che dire poi del Teatro. Un prestigioso edificio finalmente riconsegnato alla città ma privo di un direttore, magari un personaggio di richiamo nel panorama almeno nazionale che, a parte la Sagra Malatestiana, non esprime una Stagione Operistica o altre iniziative che non siano al traino di altre realtà simili.
Infine l’offerta turistica manca, sempre a mio avviso, di un collegamento reale con il nostro bel territorio interno e sarebbe anche auspicabile un collegamento con la costa croata per gite giornaliere, come accade a Cesenatico e a Pesaro.
Tutto questo sarebbe un valore aggiunto, assieme al mare, per una offerta turistica riminese innovativa, lontana dai vecchi schemi che stanno dimostrando una disaffezione a questa meta. Occorre coraggio e una vera visione del futuro, cose che mancano nella nostra classe politica cittadina.
Abbiamo esordito con un motivetto musicale e vogliamo chiudere con un altro sempre in tema; “finché la barca va, lasciala andare”. E siccome a Rimini per i nostri amministratori va tutto e sempre bene, nulla sembra più appropriato, magari senza curarsi se prima o poi affonderà.


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