Per le tabaccherie con annesso corner di gioco vige il divieto alle scommesse se ubicate a meno di 500 metri da luoghi sensibili (anche una celletta votiva rientra tra questi), come per le sale slot. Pure il Totocalcio è stato bandito. «A Cattolica niente scommesse, ma se attraversi la strada e vai a Gabicce è permesso». Intervista a Renzo Bizzocchi, gestore dell'Isola del tesoro. «Noi siamo altra cosa rispetto alle sale Video Lottery Terminal. Ci sentiamo abbandonati a noi stessi».
Il motivo del mio incontro con Renzo Bizzocchi, da 36 anni gestore con la sorella Rosalba della tabaccheria “Isola del tesoro” all’incrocio tra viale Giovanni Pascoli e via Lagomaggio a Rimini, è di fare una conversazione sull’offerta legale di gioco pubblico e sulle norme nazionali e locali che secondo alcuni la limiterebbero. Questo, in nome di una presunta necessità di combattere la ludopatia che si svilupperebbe nei punti di vendita autorizzati. Con Renzo Bizzocchi mi vedo all’interno del locale che negli anni d’oro e grazie alla sua competenza in materia, ha collezionato clamorose vincite al Totocalcio. Lucido, molto diretto, sanguigno e combattivo, intende raccontare le storture e i bizantinismi di una normativa che a suo dire, specialmente a causa dei successivi ritocchi, è stata molto penalizzante per le tabaccherie. Ma tiene a precisare che parla solo a titolo personale e di due colleghi che sa per certo essere in sintonia con quanto affermerà.
Per capire: anzitutto, cosa sono i “Corner sportivi”?
«Sono punti vendita come tabaccherie, bar o locali commerciali che svolgono l’attività di accettazione delle scommesse sportive a quota fissa e di quelle a totalizzatore in via accessoria rispetto all’attività principale».
E il “Corner ippico”?
«Nel corner ippico non sono contemplate le scommesse a quota fissa; si effettua esclusivamente la raccolta di quelle a totalizzatore, come la classica Tris, e dei concorsi a pronostico sportivi come il Totocalcio. L’ippica, intesa come scommettere su tutte le corse giornaliere in base alle quote indicate dall’allibratore, si fa solo nei negozi ippici oppure nelle preposte agenzie già esistenti e naturalmente, all’ippodromo».
Qual è la differenza tra scommesse a quota fissa e scommesse a totalizzatore?
«Le prime sono quelle in cui l’importo dell’eventuale vincita è prestabilito al momento della puntata in quanto è il prodotto della giocata moltiplicato per la quota pre assegnata all’evento pronosticato. Nelle scommesse a totalizzatore, invece, l’importo della vincita è il risultato dell’ammontare del montepremi diviso per il totale delle puntate vincenti».
Le scommesse a quota fissa sono una realtà più recente rispetto a quelle a totalizzatore…
«Lo sono solo per gli esercizi commerciali, come le tabaccherie, che sono diventate corner ippici o sportivi a seguito dei bandi “Bersani”. Fino ad allora questo tipo di scommesse era relegato alle agenzie ippiche e sportive. Con il decreto Bersani del 2006 viene riorganizzata tutta la filiera delle scommesse. Fu infatti bandita la procedura di selezione pubblica per l’assegnazione delle concessioni per l’esercizio delle scommesse e la creazione della relativa rete di raccolta costituita, per l’appunto, dai negozi di gioco (che svolgono l’attività di raccolta in via esclusiva o prevalente e possono raccogliere ogni tipo di scommesse) e dai corner ippici e sportivi. Molte tabaccherie, per la loro riconosciuta professionalità nel campo della raccolta dei giochi pubblici, sono state scelte dai soggetti che si sono aggiudicati la concessione (Lottomatica, Sisal e Snai per citare i maggiori operatori) per diventare punti di offerta delle scommesse.
Poiché nei corner le operazioni di gioco si svolgono apertamente nell’area di vendita del locale, alla presenza di numerosi avventori, sotto il controllo del ricevitore e con tempi e ritmi tranquilli, l’approccio alle scommesse da parte dei giocatori è moderato, mai eccessivo. Faccio questa precisazione perché, in base alla mia personale esperienza e a quella della categoria cui appartengo, il rischio di sviluppare disturbi da gioco patologico per chi frequenta i corner è davvero molto basso».
Sta sostenendo che più che la tipologia di scommessa, a fare la differenza sono le condizioni in cui viene praticato il gioco?
«Esattamente. Nelle sale corse di vecchia memoria, ma anche in quelle odierne, si giocava sui cavalli, su 10/12 campi giornalieri e ogni campo prevedeva dalle 10 alle 12 corse. Praticamente ce n’era una ogni minuto o due. Perché focalizzo l’attenzione su questo? Perché ancorché io sia un perfetto ignorante in campo medico, mi sono informato e l’identikit del ludopatico è questo: vincita con pagamento veloce e anonimato. Queste caratteristiche si possono trovare ancora oggi nelle sale scommesse e nelle sale VLT (Video Lottery Terminal, ndr) le quali, peraltro, hanno tutte i vetri oscurati sia poiché coloro che sono all’interno non vogliono farsi vedere mentre giocano, sia perché è il miglior modo per far perdere al giocatore il senso del tempo e dello spazio. Tutte condizioni che non si verificano in tabaccheria dove, al contrario, le porte sono sempre aperte e l’ambiente è costantemente animato da un via vai di clienti che richiedono ogni genere di beni e servizi, non solo il gioco. Insomma, le tabaccherie non sono frequentate da coloro che rientrano nel profilo base della ludopatìa».
La Regione Emilia Romagna pare non pensarla così. Con la Legge Regionale n. 5/2013 è stato introdotto il “distanziometro” con divieto di aprire nuove attività di raccolta scommesse nelle vicinanze di luoghi sensibili e obbligo di chiusura per le attività preesistenti tra cui i corner scommesse…
«Esattamente. Per le tabaccherie con annesso corner di gioco il divieto è scattato alla fine del 2019 e si è concretizzato nella chiusura dei corner ubicati a meno di 500 metri da luoghi sensibili».
Che sarebbero?
«Scuole, luoghi di culto, impianti sportivi, strutture residenziali in ambito sanitario, strutture ricettive per categorie protette, piscine, oratori, ritrovi giovanili, ospedali, stazioni, banche, compro – oro. Viene pure lasciata piena libertà ai Comuni di individuare eventuali altri luoghi “sensibili”».
Noto che sono state dimenticate le dune del deserto del Sahara…
«Giusto. Sa che se vicino alla mia attività avessi una celletta votiva, dovrei smettere di accettare scommesse perché è considerata luogo di culto? Sembra una burla ma purtroppo è una drammatica verità. Non mi si venga a dire che questa non è una legge demenziale. Sfido chiunque abbia un quoziente di intelligenza medio, a credere che un ludopatico a 499 metri, venga da me, giochi e si rovini, mentre a 501 metri non si avventuri, smetta di giocare e guarisca. Ciononostante, la mancanza del requisito della distanza ha causato nella nostra Regione la chiusura della maggior parte dei punti di raccolta scommesse, eliminati solamente perché si trovano in prossimità anche di uno solo dei luoghi indicati dalla Legge. C’è di più. Ci dicono che possiamo mantenere le nostre licenze, il nostro permesso di accettare scommesse semplicemente adeguandoci ai criteri di distanza voluti dal legislatore regionale. È sufficiente che stiamo ad almeno 500 metri dai luoghi prima elencati oppure spostarci».
Che io sappia, non potete farlo…
«Certo che no. Chi ha fatto questa bella pensata ignora il regolamento delle tabaccherie (D.M. n° 51/2021; ndr) oppure ha qualche problema con la nostra categoria. Lo sanno anche i muri che le tabaccherie non si possono spostare. Vengono aperte appositamente in quartieri o anche in zone nuove, per coprire un presidio dello Stato perché siamo regolamentati dall’ADM (Agenzia delle Dogane e dei Monopoli). In effetti noi siamo concessionari dello Stato per la vendita di tabacchi lavorati ai prezzi imposti dallo Stato stesso. Pur essendo le nostre, attività commerciali private, quando vogliamo andare in ferie siamo tenuti a chiedere il permesso ai Monopoli e ad accordarci con la tabaccheria vicina perché questa rimanga aperta. Non ci è consentito di tenere chiuso come e quando pare a noi. E le ferie, cascasse il mondo, non devono superare i 30 giorni all’anno».
Durante il confinamento dovuto alla pandemia, le tabaccherie sono rimaste aperte.
«Eravamo tra i pochissimi esercizi commerciali che per la loro utilità sociale sono rimasti sempre aperti al pari di farmacie, negozi di generi alimentari, edicole e pochi altri. Ciò perché è un’attività che ha anche funzioni sociali: presso di noi si comperano marche da bollo, valori bollati, si possono effettuare pagamenti di vario genere e usufruire di una moltitudine di servizi indispensabili come quelli collegati alla Pubblica Amministrazione e all’Anagrafe, e così via. Comunque, il nostro è un esercizio che deve attestare la presenza dello Stato sul territorio. Dunque, se siamo utili per tutte le cose appena elencate, perché quando si tratta di accettare scommesse sportive non andiamo più bene? Posso assicurare che nella nostra ricevitoria da sempre abbiamo clienti che appartengono a tutte le forze dell’ordine, poi politici, impiegati statali e tutte le normalissime persone della società civile che ci hanno sempre frequentato senza temere di varcare il pericoloso confine che li avrebbe condotti nella casa della ludopatia».
A confermare che la tabaccheria è un luogo sicuro…
«Il più sicuro di tutti! Signori miei, la dipendenza da gioco d’azzardo è tutt’altra cosa. E non si combatte certamente con i divieti. La storia americana degli anni ’20 (il periodo del divieto di vendita degli alcolici, ndr) avrebbe dovuto insegnare che con il proibizionismo si fa solo un favore alla criminalità organizzata. E guarda caso, in questo campo in Italia è cresciuta. Sia durante la pandemia, in cui le sale dove si gioca erano chiuse, sia ora che hanno riaperto, il gioco clandestino è aumentato».
Com’è possibile? Come ha fatto ad aumentare durante la chiusura?
«Attraverso i siti “online” e molto spesso non attraverso quelli autorizzati ma grazie a quelli irregolari, con sede alle isole Cayman, Malta e simili. Siti che offrono anche quote più alte e che sono gestiti da soggetti privi di concessione per il gioco a distanza rilasciata dallo Stato italiano. In questi casi, non solo l’Erario non incassa un solo centesimo, ma il Fisco perde milioni di euro di introiti».
Di cose fuori posto, cominciano ad essercene parecchie.
«Quello che sto dicendo, e prego di essere creduto, non me lo sono inventato. È la realtà dei fatti. Solo che forse, non se ne parla abbastanza. Alcuni giornali, tranne il vostro che ringrazio sentitamente, per timore di passare come fiancheggiatori della ludopatia, non hanno mai affrontato seriamente l’argomento. Faccio questa considerazione: se un qualsiasi settore dell’economia crea effetti collaterali, non è un buon motivo per annientarlo perché allora, seguendo questa logica, dovremmo mettere i lucchetti a tutte le cantine d’Italia, smettere di produrre e vendere vino oppure decidere di smerciarlo solo all’estero. Tra parentesi, sarebbe anche utile ricordare che i ludopatici sono enormemente meno degli alcolisti».
Quello che dice ha un senso. Leggo che l’Istat riporta oltre 3 milioni di bevitori a rischio. Gli alcolisti sono 1 milione e i giovani di età inferiore a 17 anni che bevono in modo problematico, ben 400 mila.
«C’è dell’altro. Qualcuno mi spieghi questo fenomeno. Se sono a Cattolica non posso giocare le scommesse. Attraverso la strada e sono nel territorio di Gabicce dove invece, magicamente, posso scommettere. I ricevitori emiliano-romagnoli sono creatori di gioco d’azzardo patologico, mentre quelli delle Marche, tutti chierichetti e boy scout? Anche in considerazione che se c’è una categoria che, come ho detto prima, ha le stesse regole è quella dei tabaccai. Una disparità che non quadra proprio, le pare? Poi, se veramente c’è l’intento di combattere la ludopatia, vorrei anche che qualcuno mi spiegasse perché da 501 metri in poi le sale “Slot” possono rimanere aperte anche 24 ore al giorno».
Ogni Regione ha la sua Legge in materia di ludopatia e i distanziometri variano da un territorio all’altro. Dove sta la logica, in una situazione del genere?
«Manca una legislazione nazionale che ponga delle norme uniformi per tutto il territorio. Nel 2017 la Conferenza Unificata aveva elaborato un documento dove si fissavano criteri distributivi della rete di raccolta dei giochi uniformi ma quel documento non è stato mai tradotto in un Decreto attuativo ed è pertanto rimasto solo sulla carta. Conseguentemente, i presidenti delle singole Regioni hanno disciplinato la materia come meglio hanno creduto senza essere pienamente addentro alle dinamiche del problema e forse fuorviati dalla parola “ludopatia”. Quando parlano persone come me e altri con decenni di esperienza sulle spalle, si dovrebbe ascoltarli. E tuttavia, a dispetto di malcontento, proteste e ricorsi, alla fine del 2019 ci hanno fatto chiudere con le scommesse e pure con il Totocalcio. E in Emilia Romagna i ricevitori non sono pochi… ».
All’Isola del Tesoro non si gioca più il Totocalcio? Non sapevo. Sono rimasto indietro…
«Evidentemente non lo sapeva neppure il signor Bonaccini, quando ci ha fatto chiudere il corner scommesse. Il Totocalcio lo raccoglievamo con lo stesso terminale di gioco delle scommesse cosicché, tolto il corner, è cessata anche la raccolta del Totocalcio. Attualmente non mi risulta ci siano tabaccherie a Rimini che ancora la facciano. So che esiste un punto in cui è possibile giocare e non è una tabaccheria. Diversamente, in questa città, si può giocare solo aprendo un conto di gioco online attraverso uno dei concessionari del gioco a distanza. Il colmo è che l’ADM ha attuato un’opera di rinnovamento del Totocalcio (l’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli; ndr) emanando un nuovo regolamento che sarà in vigore dal 2022. Su questo vorrei dire qualcosa di strettamente personale e di cui mi assumo pena responsabilità: il “restyling” è mal congegnato e difficilmente porterà giovamento alla raccolta. Un domani spero di essere smentito dai fatti, ma al momento il mio giudizio sulla nuova formula di gioco è negativo.
Avrei un’ultima domanda che rivolgo a chi è rimasto irremovibile nella decisione di recidere drasticamente alcuni introiti alla nostra categoria: se ad essere penalizzati fossero stati i lavoratori del pubblico impiego, non ci sarebbe forse stata una sollevazione popolare? Come lavoratori autonomi del commercio, ci sentiamo un po’ troppo abbandonati a noi stessi. Si consideri che non possiamo disporre di ammortizzatori sociali, sussidi o altre misure. Parlo di migliaia di persone che per il fatto di non essere dipendenti, forse nemmeno destano l’interesse dei mass media».
Al termine di questo colloquio e considerando le analisi fatte, credo che Renzo Bizzocchi continuerà a battersi con tutte le sue forze affinché ai piani alti della politica (regionale) si accorgano che qualcosa non sta proprio funzionando come speravano. Sulla sua tenacia, ci potete scommettere.
Urca!, …a quanti metri ho detto “scommettere”?
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