Tutti voli di linea per l’aeroporto di Rimini?

Tutti voli di linea per l’aeroporto di Rimini?

Con quale tipologia di volo verrà collegata la nostra Riviera?

Recentemente gli organi di stampa hanno riportato le “nuove scelte” che la Società di gestione del nostro scalo intende perseguire nei prossimi anni.
Un taglio netto con il passato! A partire dal 1° gennaio 2017 il piano industriale “sganciandosi dalla dipendenza da tour operator e dai voli charter mira ad 1 milione di passeggeri entro il 2020″. Ma eliminata la “dipendenza” è lecito chiedersi con quale tipologia di volo verrà collegata la nostra Riviera dal momento che si riconosce “all’aeroporto le esternalità positive che genera sul territorio” come afferma l’amministratore delegato? Forse una risposta la si trova nei nuovi collegamenti annunciati: entro settembre (già scaduto) attivazione di un volo dalla Cina; si “punta a collegare altre tigri asiatiche tra Vietnam, Indonesia e Corea”. Tutti voli di linea?
A fronte di tale potenza di fuoco aereo devo umilmente ammettere che né il sottoscritto allora direttore, né i soci, né Alitalia e SEA (società di gestione degli aeroporti milanesi) che fecero parte della compagine societaria, ignorarono che oltre al traffico charter esisteva anche quello di linea e che oltre all’Europa esisteva anche l’Asia.
E’ vero che la vecchia società di gestione ha messo fine alla sua attività con il recente fallimento, ma è altrettanto vero che gli obblighi imposti dalla convenzione totale ha caricato sulle spalle delle gestioni aventi un traffico modesto, oneri che appesantiscono la gestione stessa. Al riguardo sarebbe opportuno dare un’occhiata ai bilanci di molti aeroporti non solo italiani.
Ma torniamo a noi e alla produttività economica che ha generato il traffico charter a Rimini. Prima di “buttare via il bambino con l’acqua sporca” vale la pena ricordare qualche numero.
A tutto il 1977 la gestione pubblica – definita con un colpo di genio dai nuovi gestori una “piadineria” – aveva in cassa 12 miliardi di lire (8,6 milioni di euro). I soli passeggeri russi arrivati dal 1993 al 2012 (circa 1,5 milioni) hanno generato sul territorio, per soggiorno e merci acquistate da esportare, una ricaduta economica di 12,5 miliardi di euro. Nel periodo 2000-2012 il beneficio economico sul territorio è passato da 85,3 a 897,5 milioni di euro.
Nello scorso mese di agosto su 51 collegamenti 29 (57%) sono stati effettuati con voli charter, di cui 12 dalla Russia per i quali gli aeroporti vicini confidano nello scioglimento dalla “dipendenza”.
Ben venga, speriamo, il traffico dall’Asia. Ma non sarebbe male ricordare che, ad esempio, in Gran Bretagna per il periodo estivo maggio-ottobre 2016 solo tre tour operator hanno programmato ben 44.225 voli charter, in partenza da 22 aeroporti, per un totale di circa 7,7 milioni di passeggeri da trasportare nelle varie località turistiche europee e nord-africane (in Italia 2,5%; inesistente la nostra Riviera).
Sarebbe certamente utile, fatto salvo il “benestare” della gestione aeroportuale – visto che si tratta di voli charter per i quali è stato dichiarato lo “sganciamento” – verificare con i tour operator inglesi e scandinavi l’eventuale possibilità di un rilancio della nostra Riviera.
Voli pindarici a parte, resto convinto che il traffico aereo europeo, low cost e charter, sia ancora una risorsa per le attività economico-turistiche del nostro territorio.

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