Una folla in piazza Cavour per il “comizio”: è la sorpresa Luca De Sio

Una folla in piazza Cavour per il “comizio”: è la sorpresa Luca De Sio

Avvocato, 41 anni, parlantina sciolta, alcuni punti fermi che riesce bene a comunicare e una impronta di apertura al confronto che lo catapulta anche al cospetto di sensibilità politiche diverse dalla sua, ha radunato tanta gente sotto palazzo Garampi. Cronaca di una insolita domenica, ancora estiva, a parlare di contenuti elettorali.

In una domenica ancora estiva, dove il mare attira più del comizio, trovarsi davanti a palazzo Garampi in mezzo a tanta gente venuta ad ascoltare un volto nuovo che parla di elezioni comunali è un po’ strano. Sicuramente insolito. Di certo è il risultato della volontà di Luca De Sio (nella foto insieme a Enzo Ceccarelli), candidato con la Lega al voto del 3 e 4 ottobre, ma insieme anche la risposta dei tanti che lo conoscono e gli danno fiducia.
Ieri alle 18.30 ha portato in piazza Cavour una folla, e questa è già una notizia. Giovani e meno giovani, famiglie, volti noti – fra i quali anche Emilia Guarnieri, per 27 anni a capo del Meeting, e Nicola Sanese – e meno noti. Un popolo eterogeneo ma numeroso, al quale Luca De Sio ha spiegato in maniera semplice e diretta i motivi della sua scelta di “metterci la faccia” e non solo quella, insieme ai contenuti del suo impegno. A fianco aveva il candidato sindaco del centrodestra Enzo Ceccarelli, i parlamentari della Lega Elena Raffaelli e Jacopo Morrone, e ad ascoltarlo anche vari esponenti delle forze politiche che si riconoscono in un progetto di cambiamento che, ha detto Luca De Sio, «guarda al futuro, per una Rimini che è unica e meravigliosa, non grazie alla sinistra ma nonostante la sinistra». Chi si misura più con la piazza? Nessuno. E anche per questo l’iniziativa è sembrata molto nuova: «Ci stava a cuore riaffermare simbolicamente ma anche plasticamente un giudizio, che la politica torni in piazza, torni ad interessarsi di quella sfera pubblica auspicata recentemente dal prof Zamagni, torni a farsi aiutare dalla società civile. Torni, in una parola, politica. Attenta e propositiva, critica ma non polemica, identitaria ma dialogante, sul presupposto che l’altro è veramente un bene».

Ieri alle 18.30 in piazza Cavour. Una folla che non si vedeva da tempo a Rimini per una iniziativa elettorale.

Avvocato, 41 anni, parlantina sciolta, alcuni punti fermi che riesce bene a comunicare e una impronta di apertura al confronto che lo catapulta anche al cospetto di sensibilità politiche alle quali magari il leghismo non appare come il non plus ultra della simpatia, Luca De Sio non parla il politichese e non fa barbosi discorsi programmatici. «Rimini è la bellezza dei suoi luoghi, di chi la abita, delle sue persone, che hanno non appena il desiderio delle relazioni ma la cultura della relazione, che che ci rende famosi in tutto il mondo in termini di accoglienza e di ospitalità. Rimini è creatività, anzi “creattività”, creatività che si unisce al desiderio di intrapresa, e questo lo dobbiamo difendere perché fa parte delle nostre caratteristiche vocazionali. Il nostro compito sarà quello di saperle coniugare, per questo il mio slogan, che è anche un augurio alla mia città, è cara Rimini, diventa ciò che sei, cioè compi il tuo destino, perché sei tanto potentemente bella quanto ancora fortemente inespressa». Ed ha ironizzato: «Vi svelo un segreto. Se vinceremo le elezioni, il sole continuerà a sorgere, l’acqua dai rubinetti continuerà a sgorgare e magari ci si accorgerà che la destra sa anche governare, come peraltro sa fare bene in tante regioni e in tanti comuni anche limitrofi».

Favorire il «dialogo tra politica e società civile», portare «un contributo che sarà quanto più efficace tanto più sarà partecipato dentro e fuori dal consiglio comunale nel quale spero di poter sedere tra qualche settimana», sono alcune delle premesse all’origine della decisione di candidarsi. Perché nella Lega? «Perché sembra lasci spazio ad espressioni di libertà che comunque non smetterò mai di rivendicare». Non ha improvvisato la sua volontà di esserci nell’agone della sfida amministrativa, ma da tempo ha messo insieme un lavoro di squadra che ha già focalizzato numerose idee e progetti. «Sono nuovo, sono inesperto, so di dover imparare tanto e per farlo ho bisogno di tutti». Ha raccontato delle reazioni attese e inattese, i «molti attestati di stima e incoraggiamento che ho ricevuto, ma anche i primi insulti social, pochi ma sono arrivati, completamente gratuiti e infondati, di gente che nemmeno mi conosce. Anche questi mi aiutano a dare un ulteriore giudizio: a me piacerebbe che il futuro consiglio comunale potesse aiutarsi a lavorare, e persino a collaborare, secondo criteri di verità più che di tifoseria. Mi candido con questo desiderio nel cuore e con questo impegno nella testa».

Nuovo ma non a digiuno di storia politica locale: «Rimini è un caso più unico che raro, è una città dove, fatta salva una breve esperienza che ha visto protagonista mio padre e il sindaco Moretti, poi spazzata via nella sua probabilità di riconferma da quel tornado selettivo che fu “mani pulite”, da oltre 70 anni vede al governo la stessa parte politica. E’ una città che abdica allo stesso concetto di democrazia, perché rinuncia all’essenza della democrazia che è l’alternanza. Questo è sbagliato e lo sarebbe anche a parti invertite».
Niente polemiche sulla scottante vicenda del 26enne somalo che nel tardo pomeriggio di sabato ha colpito con un coltello due addette al controllo su un bus della linea 11 e poi altre tre persone tra cui un bambino, ferendolo gravemente: «Vorrei evitare oggi di parlare di sicurezza perché sappiamo quello che è successo e non vogliamo nemmeno che si pensi ad un tentativo di strumentalizzazione, anche se devo aggiungere che mi piacerebbe avere la libertà di dire che come padre di tre figlie sono preoccupato della situazione…».

Pochi e selezionati “assaggi” di argomenti sui quali addentare l’osso. «Valorizzare le nostre ricchezze culturali, come in parte è stato fatto, ma tutte, anche l’Anfiteatro romano. Riqualificare le colonie che si potrebbero destinare a centri di recupero per lungodegenze pediatriche o Hospice affacciati sul mare, garantendo il diritto alla bellezza a coloro che vivono l’ultimo tratto di esistenza. Oppure, in alternativa, immaginare le nostre colonie come la sede privilegiata regionale delle startup innovative, una sorta di Silicon Beach Valley». E ancora: «Riappropriarci del desiderio di comunità e saperci fare reali compagni dei bisognosi, rispettandoli nella loro inalienabile dignità, dai bambini agli anziani, dai poveri ai disabili, fino ai perseguitati e ai tanti migranti di buona volontà. Mi piacerebbe favorire la libera iniziativa di chi voglia intraprendere nella legalità, e punire invece chi la aggira facendo concorrenza sleale, e non avere un’amministrazione che ostacola l’imprenditore al solo scopo di controllarlo. Mi piacerebbe avere una macchina comunale moderna che sia resa partecipe di una vision e protagonista nel realizzarla, assicurando anche un sistema di premialità reale dei suoi dipendenti e un efficace sistema di comunicazione interna ed esterna, ivi compresa una digitalizzazione che aiuta non solo ad accelerare le pratiche ma anche a combattere il fenomeno della corruzione e del discrimine».

«Cara Rimini», ha concluso, «compi il tuo destino nel desiderio di libertà che è innanzitutto il desiderio di fare cultura e di educare liberamente. Compi le tue giuste aspirazioni di grandezza non ergendoti verso l’alto a rischio di ritrovarti isolata, ma facendoti guida di un progetto come può essere ad esempio quello della “Città Romagna”. Non sono solo dei desideri ma anche delle idee che in parte ho cominciato a studiare con alcuni amici anche del centrodestra. Per portarle avanti occorre uno spirito nuovo, una cultura nuova che è quella del centrodestra. Oggi è possibile ma se davvero ci si crede bisogna andare a votare».

«Mentre siamo qui gioca il Milan, e dunque Luca è già in debito con me», ha esordito in leggerezza Ceccarelli. Entrambi tifosi rossoneri. Il candidato del centrodestra ha toccato i temi che ormai va ripetendo nei suoi incontri pubblici o con i tanti che sta incontrando, e che ha ribadito anche nella intervista concessa a Rimini 2.0. Da segnalare la risposta a distanza al sindaco Gnassi sulla stagione turistica: «Sto sentendo di una estate stratosferica ma la realtà è che agosto è andato molto bene e lo sappiamo tutti, ma i dati a cui eravamo abituati partendo dal Sigep alla Pasqua, fino alla primavera, non corrispondono a questa euforia. E noi dovremo essere attenti, pronti a non deludere chi sceglie Rimini per le sue vacanze, i suoi congressi e le fiere, perché quello spettacolo che abbiamo visto questa estate, fatto di cantieri, insicurezza diffusa, incuria, non decoro, non è stato un ottimo biglietto da visita». E l’affondo sul controllo del territorio e la “formazione” dei sindaci che deve indossare la stessa casacca “romagnola”: «Le nostre città devono cominciare a parlarsi, se c’è un problema va affrontato come problema della nostra riviera, tutti insieme i sindaci andranno a bussare al ministero e a tutte le porte utili. Avere i rinforzi da Pasqua all’autunno è importantissimo, ma allo stesso tempo la polizia locale deve essere una vedetta, monitorare il territorio in ogni angolo e far vedere che il controllo c’è, non bastano i raid sporadici una volta al mese. Gli uomini e le professionalità non ci mancano. I regolamenti sul decoro se restano sulla carta sono inutili, bisogna essere in grado di farli rispettare, poche regole chiare ma fatte rispettare da tutti».

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