Una lettura “di Corte” della Pietà del Bellini

Una lettura “di Corte” della Pietà del Bellini

Il magnifico dipinto contestualizzato nelle vicende storiche, politiche e religiose del tempo. Ma anche indagato attraverso alcuni particolari, come i significati che si possono attribuire alla presenza degli angeli.

Il contesto storico
Tra il 1400 e il 1470 molte Signorie italiane sono coinvolte nella contingente, delicata e complessa questione Bizantina.
L’Impero di Bisanzio, legittimo erede del Sacro Romano Impero e rappresentante dell’Oriente Cristiano si trova in gravissime difficoltà, assediato dall’esercito Ottomano che ne minaccia la millenaria capitale Costantinopoli.
Le Corti italiane sono molto attente all’evoluzione degli eventi sia per motivi dinastici che per motivi commerciali, ma nonostante il forte interesse e le ripetute richieste di aiuto da parte dell’Imperatore Bizantino Manuele II Paleologo, nessun esercito si muove inizialmente in soccorso dell’ex Impero Romano d’Oriente.
Sono anni in cui si susseguono incessanti i viaggi diplomatici e le iniziative politiche dei più alti rappresentati della Corte e degli stessi componenti della famiglia Imperiale Bizantina, gli appelli a stringere nuove alleanze sono inviati a tutte le corti europee occidentali e in particolar modo di nuovo alle Signorie italiane.
Con l’assedio e la prevedibile imminente caduta di Costantinopoli (1430-53) il potere si sposta nei Despotati retti dai figli dell’Imperatore Manuele II.
Papa Martino V individua in Teodoro II Paleologo, terzogenito dell’imperatore e Despota di Morea, il successore di Manuele II. Il Despotato di Morea si estende lungo la regione Greca del Peloponneso ed ha per capitale Mistrà, città fortificata alle pendici del monte Taigeto vicino all’antica Sparta. Martino V ed i suoi successori si impegneranno con forza a difesa della causa Bizantina. Diventa fondamentale difendere Mistrà, per la Chiesa Romana si presenta infatti la possibilità di provare a raggiungere due obiettivi molto importanti: bloccare l’avanzata delle forze Ottomane verso est e provare a ricomporre il doloroso scisma tra Chiesa Cattolica e Chiesa Ortodossa. (2)

La signoria dei Malatesta
Rimini e la signoria dei Malatesta sono profondamente coinvolte e partecipano allo sviluppo degli eventi. Cleopa Malatesta, cugina di Sigismondo e figlia di Malatesta de’ Sonetti, con la benedizione ed il benestare di Papa Martino V convola a nozze e sposa Teodoro II Paleologo Despota di Morea, terzogenito dell’Imperatore e probabile erede al trono di Bisanzio.
Sigismondo Pandolfo Malatesta ora, in forza delle nozze, unito in linea dinastica con la Famiglia Imperiale, muoverà il proprio esercito in soccorso delle forze militari Bizantine e combatterà in Peloponneso contro gli Ottomani per più di 2 anni, dal 1464 al 1466, su espressa richiesta di Papa Pio II.

Il dipinto ‘Cristo con 4 angeli’ o della Pietà del Bellini
E’ dentro questo contesto storico che viene realizzato il dipinto della Pietà del Bellini ed è in questo ambito politico-religioso che se ne propone una lettura ‘di Corte’, ovvero cosa avrebbe pensato un erudito di Corte alla vista del quadro.

Premessa: d’ora in poi tutte le osservazioni che descrivono il dipinto saranno fatte partendo dal punto di vista di chi guarda, per cui a titolo di esempio; Cristo china la testa verso sinistra, il primo angelo a sinistra tiene le braccia incrociate, il quarto angelo a destra sorregge la mano del Cristo.

Una particolare caratterizzazione degli angeli
Dipinto unico per molti aspetti, uno di questi è la caratterizzazione e particolare rappresentazione degli angeli che custodiscono Gesù.
Ogni angelo indossa un vestito unico e personale, gli abiti sono differenti per stile e colore, anche le scollature sono diverse, i primi tre vestiti hanno maniche, il quarto (a destra) non ha le maniche e si regge grazie a fermagli con cammeo.
Si tratta di abiti che hanno uno stile, una moda riconoscibile? Richiamano dei modelli?
Il primo angelo a sinistra indossa un abito molto semplice di color marrone compatibile con la moda del tempo (1400), il vestito del secondo angelo (che abbraccia e sorregge Gesù) lascia intravvedere troppo pochi particolari per fare delle ipotesi, gli abiti del terzo e del quarto angelo (a destra) appartengono a modelli di stile più antico, richiamano vestiti che erano in moda nell’antica Roma.
L’abito del quarto angelo (quello che sostiene la mano e il braccio di Gesù) rivela un altro particolare visibile meglio ad occhio nudo più che in foto; la tunica rossa lascia intravvedere una fascia dorata che sbuca da sotto il vestito, all’altezza del petto, e che poi scompare sotto l’ascella.

In foto è evidenziato il particolare della fascia dorata di cui al commento.

Per quanto riguarda il quarto angelo possiamo provare ora a fare una prima audace constatazione, se indossa un abito in stile romanico senza maniche, retto da spalline fissate con cammei e se indossa una fascia pettorale, allora molto probabilmente siamo di fronte alla rappresentazione di una figura femminile. Questo infatti era l’abito tipico delle donne dell’antica Roma, che portavano una fascia al petto a mo’ di reggiseno. (1)

Gli angeli sono di sesso maschile o femminile?
Il tema del sesso degli angeli era una questione molto dibattuta alla corte di Bisanzio anche durante i tempi in cui era incombente e minacciosa la pressione militare Ottomana.
Di tale fatto è rimasta una memoria così forte che ancor oggi nella lingua italiana si è soliti dire ‘discutere del sesso degli angeli’ quando si vuol affermare che si sta litigando su cose inutili, che si sta perdendo del tempo prezioso mentre ci si dovrebbero occupare di cose più importanti.
A quei tempi però la diatriba sul fatto se gli angeli fossero maschi o femmine era tema molto seriamente discusso, ed un dipinto di riconosciuta ispirazione iconografica bizantina come la Pietà del Bellini, può di certo considerare il fatto.

Una figura angelica femminile e tre figure angeliche maschili
Cosa ci fa una figura femminile accanto Gesù ? Chi raffigura ? E chi sono le figure maschili che le sono accanto ?
A differenza di altri quadri coevi che rappresentano lo stesso tema della deposizione di Cristo, dicevamo che nella Pietà del Bellini è molto curata la fisionomia delle figure.
Gli angeli non hanno volti uniformi, standardizzati, ma ciascuno di essi ha dei propri e precisi lineamenti, tant’è che anche quando ne vediamo uno solo siamo in grado di dire con certezza che “questo è un angelo della pietà del Bellini”, siamo cioè in grado di riconoscerlo.
Poniamo l’attenzione ora sul terzo angelo, quello con le mani giunte, subito dietro il Cristo. Possiamo dire che nel quadro occupa in un posto di assoluto riguardo, al centro del dipinto, accanto a Gesù. Ha un vestito color oro/arancio cangiante e tiene in mano qualcosa di non definito, il suo volto è molto bene illuminato ed è caratterizzato dalla particolare fisionomia degli occhi.
Storicamente, per identificare i personaggi di un quadro antico, quando non vi sono documenti, si usa paragonare il viso con altri volti di figure dipinte, coeve e riconoscibili perché documentate, si cerca allora di trovare somiglianze un po’ come si fa tra fratelli.

Qui affiancati abbiamo posto una serie di riproduzioni del 1440 circa, che rappresentano rispettivamente nell’ordine partendo da sinistra verso destra: 1) I terzo angelo del dipinto di Bellini 2) il (presunto) ritratto di Giovanni VIII Paleologo 3) il (presunto) ritratto di Demetrio Paleologo e 4) il vero ritratto di Costantino XI Paleologo.

Il fatto oggettivo che il terzo angelo sia collocato quasi al centro del dipinto, la stretta vicinanza con Gesù, l’abito di stile romano antico, cangiante (forse di bisso?) attestano il desiderio di riconoscere un rilievo ed un’importanza speciale alla terza figura angelica. Nel 1430 i Paleologi erano una delle famiglie più insigni del mondo conosciuto. A capo della dinastia c’era Manuele II Paleologo Imperatore, sposato con Elena Dragaš Imperatrice, avranno ben 10 figli, di cui otto maschi e due femmine, tra cui: Giovanni VIII, Demetrio, Teodoro II, Costantino XI, Tommaso II,.. .
Il carattere distintivo della fisionomia degli occhi accomuna i diversi ritratti: i presunti ritratti di Giovanni VIII e Demetrio e il ritratto ‘documentato’ di Costantino XI, ma quale dei Paleologi potrebbe essere omaggiato con un posto tra gli angeli del dipinto e perché ?
L’ipotesi è che si sia voluto effigiare il membro della famiglia dei Paleologi più vicino alla famiglia dei Malatesta, quel Teodoro II Paleologo despota di Mistrà, cugino–acquisito di Sigismondo Pandolfo. E la figura femminile potrebbe essere allora Cleopa Malatesta.

‘Una foto’ della famiglia Imperiale
Ci sono alcuni indizi che rafforzano l’ipotesi che il terzo e il quarto angelo rappresentino la coppia Imperiale Bizantina di Teodoro II
Paleologo e Cleopa Malatesta.

Vediamoli:

1) Le ali del terzo e quarto angelo si incrociano dolcemente. L’idea è che si sia voluto fare una aggraziata allusione all’unione sponsale.
2) Gli abiti del terzo e del quarto angelo cangianti ed in stile proprio dell’antica Roma.
Abbiamo visto come il tono luminoso dei vestiti suggerisca che possano essere fatti di seta o di bisso, i tessuti propri degli abiti imperiali, lo stile delle vesti in stile antico romano richiamerebbe lo stato per cui l’impero di Bisanzio è il vero e legittimo erede del Sacro Romano Impero.
3) l’ultimo indizio richiede una premessa;

il matrimonio di Teodoro II Paleologo e Cleopa Malatesta fu piuttosto burrascoso e travagliato soprattutto agli inizi. Papa Martino V, che aveva combinato le nozze, e le famiglie di origine Paleologi e Malatesta attendevano con speranza e fiducia la nascita di uno o più eredi.
Essendo Celopa Malatesta a tutti gli effetti una nobildonna dello Stato della Chiesa, se dall’unione della coppia imperiale fosse nato un figlio maschio, l’Impero Romano d’Oriente si sarebbe indissolubilmente legato allo Stato Pontificio, con evidenti ricadute politico-militari sui domini. Cleopa e Teodoro II in effetti avranno una figlia, Elena, ma perderanno il secondo figlio (forse maschio) che non verrà mai alla luce.
L’ultimo indizio che notiamo richiama questo probabile evento. Per notarlo però dobbiamo cambiare prospettiva, cambiare il nostro punto di osservazione, il nostro modo di vedere il dipinto.
Fissando il quarto angelo (ora per noi Cleope) guardiamo non l’angelo che regge la mano di Gesù ma cosa fa la mano di Cristo. Gesù si mostra mentre appoggia la mano sulla piccola pancia tonda dell’angioletto, sembra proprio benedire il grembo di una ragazza incinta. Cristo sta benedicendo il futuro erede di Cleopa e Teodoro II?
La delicata illusione ottica è rafforzata dai panneggi del vestito e dalla linea continua immaginaria che dalle dita di Gesù prosegue con la corda bianca che cinge il vestito rosso.

Il volto di Cristo, volto della Chiesa
Il secondo angelo, sul lato sinistro del dipinto, sorregge o solleva il corpo di Gesù e nel far questo viene parzialmente coperto e nascosto. Tanti particolari colpiscono l’attenzione:
> E’ il solo angelo che aiuta Gesù;
> Indossa un vestito bianco;
> La cinta rossa del suo vestito richiama per forma, colore e
posizione la ferita al costato di Gesù;
> Il volto di Cristo si sovrappone al volto dell’angelo;
> Le ali dell’angelo coronano il capo del Cristo;
> La Chiesa di Roma (l’angelo in bianco) porta su di se i simboli della passione di Cristo, la cinta rossa che richiama la ferita al costato;
> Il volto di Cristo è il volto della Chiesa, chi vede la Chiesa vede Cristo e viceversa.

Le ali dell’angelo vestito di bianco
Anche alcuni studiosi, in passato, hanno osservato come le ali dei quattro angeli assomiglino alle ali di piccoli volatili, tale è la loro forma e definizione. E’ un’ipotesi condivisibile che ora può essere indagata, dato il contesto e la lettura proposta. Le ali del secondo angelo (quello vestito di bianco) raffigurerebbero le ali di un colibrì.
Il motivo è duplice: 1) la variegata colorazione è compatibile con quella dei colori sgargianti propri del piumaggio dei colibrì; 2) le ali sono prossime alla corona di spine di Cristo. Già altri dipinti del 1400 seguendo la stessa allegoria hanno messo uno o più colibrì accanto alla croce in quanto il colibrì è l’unico uccello che vola e cerca il cibo tra i rovi (le spine).
(La stessa simbologia si trova in un’opera molto più recente: “autoritratto con collana di spine” di Frida Kahlo).
Affidare le ali del colibrì all’angelo vestito di bianco a questo punto non è più indifferente, significa che come il colibrì la Chiesa di Roma è chiamata ad andare tra i rovi (le spine della corona di Cristo) per propria missione.

Il quadro d’insieme
Possiamo ora dare una lettura d’insieme compiuta anche se parziale del quadro del Bellini. Siamo difronte ad un manifesto storico, politico e religioso.

Siamo nel 1433, Il corpo di Cristo/la Chiesa d’Oriente/l’Impero di Bisanzio è sofferente, minacciato dall’oppressione Ottomana.
L’angelo vestito di bianco/la Chiesa di Roma, che porta su di se i segni delle ferite di Cristo (il laccio rosso simile alla ferita al costato) si impegna in ogni sforzo fisico e diplomatico per aiutare il Cristo/Chiesa d’Oriente.
C’è un fatto che può cambiare la situazione, la nascita di un erede maschio nella famiglia Imperiale Bizantina di Teodoro II Paleologo e Cleopa Malatesta può far sì che le truppe Malatestiane e quelle alleate muovano in soccorso dell’Impero Romano d’Oriente.
Cristo benedice il grembo della regina Cleopa, la nascita di un erede dovrà unire dinasticamente Stato della Chiesa e Impero, e ricomporre lo scisma tra Chiesa Romana e Chiesa Orientale,… ma la storia andrà diversamente.

1) I lunghi capelli neri con boccoli che ricadono sulle spalle scoperte e il pomo d’adamo meno pronunciato delle altre figure angeliche possono essere altri indizi che si voleva rappresentare una figura femminile. Nell’antica Roma le donne erano anche solite indossare un anello d’oro al mignolo, di questo non si trova traccia visibile nelle mani del quarto angelo che tiene però il mignolo in modo davvero particolare.

Note di chiusura:
2) Per la Chiesa Cattolica Romana il tema della riconciliazione con la Chiesa d’Oriente è ancora una questione aperta, dolorosa e contingente a quasi 600 anni di distanza, si pensi ai recenti incontri tenuti a Bari nel Luglio 2018 da Papa Francesco con i patriarchi Ortodossi.

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