Vetrine intramontabili: la Casa della calza

Vetrine intramontabili: la Casa della calza

Dentro un centro storico in sofferenza per cause diverse, a cominciare dalla sua irraggiungibilità per la scarsità di parcheggi, con negozi che chiudono in continuazione, c'è chi resiste nel nome della passione, dell’orgoglio della tradizione familiare e di una offerta di qualità. E' così che ogni giorno, dagli anni 40, riapre l'attività della famiglia Nardini.

Il centro storico di Rimini conserva ancora alcune rare testimonianze dei periodi di maggiore fortuna e splendore della città. Non occorre cercarle, è sufficiente avere gli occhi per saperle vedere ed apprezzare.
E così passando spesso per la via Garibaldi, nel giungere nei pressi del negozio Casa della Calza, ammirandone la sobria eleganza della vetrina di evidente antica fattura, rimanevo incuriosito di come quella storica attività avesse conservata tale impronta nel tempo, resistendo alla tentazione di adeguarla alle fugaci mode percorse da altri, e dissoltesi inesorabilmente nel nulla.
Così una mattina, spinto da quella curiosità, sono entrato nel negozio e ho avuto la gradevole sensazione di essere tornato indietro nel tempo, seguita poi dal piacere di intrattenere una interessante conversazione con la signora Rosanna, titolare di quell’attività commerciale, che mi ha raccontato tutta la sua storia. Sicuramente entrambe le circostanze mi hanno fatto sentire a mio agio, per cui nonostante non ci conoscessimo sembrava invece che fosse l’esatto contrario. Ho un’età che mi permette di ricordare i caldi ambienti e la cordialità dei negozi e delle botteghe della Rimini che, purtroppo, non c’è più.

La signora Rosanna appartiene alla terza generazione della famiglia Nardini, che iniziò la propria attività nel lontano 1931, quando la nonna paterna, Rosa, aprì un negozio in Corso d’Augusto, oggi nei pressi del civico n. 139. Poi in seguito alle distruzioni subite dalla città durante il secondo conflitto mondiale, perse quasi tutto ma non lo spirito per ricominciare, e così alla fine degli anni ‘40 con il figlio Pietro si spostarono in via Garibaldi aprendo un nuovo negozio, quello attuale.

Antonietta

In seguito l’attività fu gestita dal padre e dalla madre Antonietta fino al 1981, quando poi entrò in scena la figlia Rosanna. Furono i genitori che curarono le varie modifiche interne succedutesi nel tempo, e specie l’ultima, quella dell’anno 2000 di cui si è occupata la signora Rosa, con idee innovative ma sempre esteticamente adeguate ed attinenti alla bella vetrina che doveva rimanere quella originale, tanto da rimarcare con fierezza una continuità della tradizione, che comprendeva anche la costante scelta di offrire merce di qualità e la ricerca di un continuo miglioramento in tal senso. Una decisione coraggiosa quando tutto andava in senso opposto, e in nome della modernità si cancellavano cose di pregio. Poi nell’anno 2004, ottennero un importante riconoscimento quale negozio storico della città, promosso dalla Provincia di Rimini e da Confcommercio, di cui – ovviamente – c’è da mostrarsi fieri.

L’arredamento originario del negozio fu curato dall’architetto riminese Landi. In quel frangente fu proprio il signor Pietro Nardini a volere che il locale, seppur di ampiezza limitata nel fronte, fosse privo di scalini e con un ingresso ampio tanto da consentire un accesso agevole a tutti, specie alle carrozzine e alle carrozzelle di coloro che avevano difficoltà motorie. Un aspetto oggi obbligatorio ma considerando quei tempi, scaturiva da una sensibilità difficile da riscontrare e decisamente all’avanguardia oltreché meritoria. Tra i materiali scelti con cura e gusto spicca il sontuoso marmo rosso, usato sia per il pavimento che per il rivestimento della parete laterale dell’ingresso, in cui vi è inserita una graziosa vetrinetta espositiva bordata con un profilo dorato. Nella vetrina “a giorno” su di uno zoccolo di marmo chiaro, fanno bella mostra l’antico manichino originale degli anni ’40 del secolo scorso, e la piccola insegna del negozio traforata nel metallo. Due vere chicche.

In seguito, proseguendo l’amabile conversazione con la signora Rosanna, dopo avere ricordato quelli che erano i fasti del centro storico fino agli anni ’70 e ‘80, il racconto di qualche personaggio dello spettacolo famoso del passato annoverato tra i clienti di passaggio, torniamo alla realtà di oggi e delle varie cause che ne hanno inesorabilmente provocato l’abbandono. La crisi economica, la difficoltà di poter raggiungere il centro e di trovare un parcheggio, peraltro a pagamento, la mancanza di vere attrattive di spessore che non sono i vari “shopping night” o “black friday”. Infine l’incapacità della città di attrarre una platea turistica di qualità con eventi adeguati, tant’è che anche importanti firme di abbigliamento, dopo averci provato, hanno abbandonato Rimini.

Resta quindi la passione e l’orgoglio della tradizione familiare a motivare il prosieguo dell’attività, oltre all’assiduità di una clientela che, proveniente anche da fuori Rimini, gratifica questa scelta.
Resta una domanda finale: fino a quando? E, soprattutto, quando Rimini perderà un altro pezzo della sua storia? La signora abbozza un sorriso che fa presagire che prima o poi – purtroppo – dovrà avvenire, anche perché, figlia unica, ha a sua volta una figlia unica che ha scelto per sé un futuro diverso.
Non mi resta che ringraziare la signora Rosanna per avermi raccontato il bel vissuto di questa attività economica e della sua sede. La storia di una città non è fatta solo di grandi eventi, ma pure di piccole tesserine come questa che, messe assieme, formano un mosaico che si integra imprescindibilmente ai primi. Abbiamo invece assistito ad un incomprensibile disegno che ha palesemente e scientemente evitato di favorire una possibile conservazione di certe preziose peculiarità della nostra città, quelle che poi formano le comuni radici.

Fotografia: Pietro Nardini; le immagini storiche ci sono state gentilmente concesse dalla signora Rosanna.

COMMENTI

DISQUS: 0