Il Comune, forte delle sentenze, riesce finalmente a sbloccare la convenzione del piano particolareggiato del 2007
“Parcheggi, verde attrezzato, giochi per bimbi, segnaletica, ecc, opere che ci spettano di diritto, che abbiamo pagato profumatamente quando abbiamo acquistato le nostre case”. Questo il grido disperato che da anni i residenti di via De Andrè rivolgono al Comune di Rimini per il mancato completamento dell’intervento e delle opere di urbanizzazione collegate al complesso residenziale che invece è stato già realizzato. L’ennesima conseguenza del solito “giochino”, in pratica: mi impegno con il Comune a fare tante belle cose in cambio della possibilità di costruire case da vendere, poi costruisco le case (e magari le ho vendute anche sulla carta incassando soldi da compromessi e rogiti vari) e mi dimentico di realizzare le opere di urbanizzazione promesse. Capita a Rimini – spesso negli ultimi decenni – ma capita un po’ in tutta Italia. E i tempi per avere giustizia sono lunghi, lunghissimi. Via De Andrè ne è un esempio: la convenzione tra la società privata e il Comune risale al 2007, quasi vent’anni fa! Nel mezzo ne sono capitate di ogni colore, fino alle sentenze del 2023 (TAR) e Consiglio di Stato (marzo scorso) che hanno dato ragione al Comune, “disponendo il trasferimento all’Amministrazione delle aree destinate alle opere di urbanizzazione e obbligando il privato a corrispondere all’Ente le risorse economiche necessarie alla loro realizzazione”, spiegano dal Comune di Rimini.
“Parallelamente”; continua la nota di palazzo Garampi, “l’Amministrazione ha avviato un confronto con un nuovo gruppo privato (Gruppo Ritmo S.r.l.) che ha mostrato interesse al completamento dell’intervento residenziale e delle opere annesse, previa acquisizione della società inadempiente oggi in liquidazione. La proposta, presentata nel febbraio scorso, è stata valutata come rispondente all’interesse pubblico perseguito dal Comune di Rimini, in quanto permetterà di procedere in tempi più brevi alla realizzazione dei lavori e consentirà all’Amministrazione di evitare l’onere economico (in considerazione delle difficoltà del recupero forzato della spesa nei confronti di una società in liquidazione), stimato in 750mila euro. Su questa base è stata ridefinita l’originaria convenzione del 2007, formalizzando quindi l’accordo con il nuovo soggetto privato subentrante”.
CHI E’ IL NUOVO SOGGETTO PRIVATO
“Il Gruppo Ritmo”, si legge sul sito aziendale, “nasce nel 1978 fondato dal Sig. Giorgio Pulazza per l’amore e la passione del mondo immobiliare con l’esigenza di soddisfare direttamente i clienti nell’acquisto e nella realizzazione della casa dei propri sogni. Il Gruppo Ritmo in questi anni è cresciuto e ha coltivato e coltiverà interessi diffusi in un ampio territorio romagnolo dai lidi ravennati fino alla costa cervese e nei vari centri città di tutta la Romagna. Il nostro gruppo si contraddistingue per l’ottimo rapporto famigliare e sereno tra noi e i nostri clienti con la totale competenza su tutte le fasi dell’acquisto”. Un player romagnolo, non proprio riminese ma evidentemente con già conoscenza del territorio, se ha deciso di investire nell’area nord della città.
Sarà quindi la società ravennate, con l’approvazione della Giunta avvenuta ieri, a completare le procedure per l’avvio dei lavori e sarà vincolato al completamento delle opere di urbanizzazione rimaste sospese. Le opere dovranno concludersi entro sei mesi dal ritiro del permesso di costruire e dovranno essere collaudate entro 90 giorni dalla comunicazione di fine lavori. Stavolta, però, il Comune si è coperto le spalle, come si suol dire, tanto che “la convenzione prevede anche una fideiussione bancaria al Comune del valore di 750.000 euro a garanzia della puntuale, completa e corretta realizzazione delle opere di urbanizzazione del primo stralcio”. Non si poteva fare anche nel 2007? Non si poteva evitare, scrivendo in maniera diversa la convenzione, tutto ciò? Le domande purtroppo resteranno legittime, ma inevase. Il motivo è semplice: se così fosse, chi amministra la città dovrebbe ammettere che si poteva amministrare meglio, che si potevano regolamentare meglio certe convenzioni, che, insomma, chi c’era prima ha sbagliato qualcosa. Se però, chi c’era prima è la stessa o quasi maggioranza di oggi, sarebbe come tirarsi la zappa sui piedi. Colpa della ditta che non ha fatto i lavori, dunque. E per favore ringraziateci che siamo bravi e abbiamo risolto noi il problema.


COMMENTI